Bloodyline




Recensione di Sonia Bucciarelli


Autore: Gianfranco Nerozzi

Editore: Ink Edizioni

Collana: Medical noir

Genere: thriller

Pagine: 235

Data pubblicazione: 7 febbraio 2019

 

 

 

 

Sinossi. La vittima è legata sul letto, i polsi imprigionati alla testiera in ferro battuto, come se fosse in croce. Il killer l’ha uccisa. Sul muro una scritta: vuota. Con una data a fianco. Salvo Michelis, commissario della Polizia di Stato, osserva la scena del delitto con sgomento: è la medesima scena descritta quella stessa notte da suo figlio Alessio, undici anni, malato di emofilia, dopo essersi risvegliato in preda a un incubo, durante una forte crisi emorragica. Il bambino ha visto l’omicidio, come se i suoi occhi si fossero fusi con quelli dell’assassino. In una frenetica corsa contro il tempo, Michelis dovrà affrontare i fantasmi del proprio passato per salvare suo figlio. In un hotel abbandonato sull’Appennino tosco-emiliano, il confronto decisivo. Dentro un antico labirinto rituale, il piccolo Alessio dovrà sconfiggere il Mostro che lo perseguita. Per farlo, dovrà superare un’ultima linea di confine.

 

 

Recensione

”Come se il sangue fosse in grado di veicolare un impulso differente di percezione, appunto. Per superare un confine. Una linea di sangue.”

Questa citazione tratta da Bloodyline di G. Nerozzi è emblematica del romanzo, contiene tutti i concetti chiave: il sangue, l’impulso, la percezione e quella linea che funge da confine ma anche da limite superabile. E a superarlo sono in tanti.

Alessio è un bambino con un sogno: una bici rossa per il compleanno e il padre lo fa diventare realtà. Ma con quella bici supera un limite che non dovrebbe o meglio, non potrebbe. È emofiliaco per cui deve stare molto attento alle ferite che si procurerebbe anche solo giocando. Il limite lo supera suo padre, in bilico tra l’accontentare il figlio e l’essere sulla stessa considerazione di intenti di sua moglie. Salvo supera il limite anche con sua cognata, così uguale a sua moglie, così simile al ricordo di lei quando se n’era innamorato. Sua cognata, dall’altra parte della linea delle loro vite, non riesce proprio a non andare oltre, non lo ha mai fatto e fin da bambina il rapporto tra le due gemelle si è retto su un labile equilibrio tra amore e odio, tra sostegno e invidia. Sono facce della stessa medaglia. E loro due l’una lo specchio dell’altra. Una sensazione riproposta dall’autore attraverso quella visione sdoppiata che ha il piccolo Alessio quando il Mostro colpisce.

Gli occhi di Alessio dentro quelli dell’assassino, con il sangue che fa da ponte, che veicola.  La sua memoria che non mente. Oltre la linea sanguinaria di un incubo che non passa.

L’incubo prende forma di pagina in pagina attraverso il sangue e lo svuotamento, ogni vittima dell’assassino che non arresta la sua foga in Bloodyline, viene letteralmente svuotata del proprio sangue, goccia a goccia. Nello stesso tempo il piccolo Alessio sta male, subisce un’emorragia e vede ciò che vede l’assassino.

Come fermarlo?

Alessio stesso è una vittima predestinata. Non c’è via di scampo quando sai che il cerchio dovrà chiudersi, non c’è tempo neanche per fuggire e così Salvo sceglierà di restare, rischiando insieme a suo figlio. Anche le riflessioni e i gesti di questo personaggio sono così intensi che chi legge è come se decidesse di non mollare stando al loro fianco, anche sotto le gocce di sangue che cadono da un soffitto, in un labirinto, tra le stanze di un albergo isolato nell’Appenninno tosco-emiliano e dietro le pareti che separano dalla stanza di Alessio.

Bloodyline è un condensato di emozioni, sono le paure, l’ansia e l’inquietudine che personalmente mi hanno pervasa durante la lettura e se un libro riesce a metterci in contatto con quello che è di più nel profondo di noi, vuol dire che arriva al lettore, che non è solo una vicenda narrata ma qualcosa di più. Con una stile che ho trovato più sintetico e diretto, rispetto a altri libri dell’autore, Nerozzi ricrea anche con la scelta delle parole l’inquietudine, quella che è tipica di chi sa dove vuole arrivare e lui sa perfettamente dove condurre il lettore, perché solo nell’inquietudine risiede l’energia per non mollare neppure di fronte al Mostro, alle paure, alla morte.

 

 

A cura di Sonia Bucciarelli

 www.soniabucciarelli.it  

 

 

Gianfranco Nerozzi