Carafa




Carafa. Il sigillo del Cristo Velato


Recensione di Marianna Di Felice


Autore: Alfredo De Giovanni

Editore: Gelsorosso

Genere: Giallo

Pagine: 216

Anno di pubblicazione: 2020

 

 

 

 

 

Sinossi. Napoli, 19 settembre 2000. Il custode della Cappella Sansevero scopre il cadavere di un uomo al posto del Cristo Velato: la scultura marmorea, capolavoro di Giuseppe Sanmartino, è scomparsa. Il corpo mostra una ferita al cuore e reca al collo un cartello con la scritta: Per aspera ad veritatem. Paolo Manfrè e Sandra Bianco, consulenti scientifici del SISDE, vengono chiamati a Napoli per risolvere il caso insieme al Capitano Monti. Il dirigente della Squadra mobile, Rocco Siani, è convinto che il crimine possa ricondursi a una tipologia rituale di tipo massonico. Andria, 13 ottobre 1588, residenza estiva dei Duchi Carafa. La principessa Maria d’Avalos, tra le donne più belle e affascinati di tutta Napoli, e il Duca d’Andria Fabrizio Carafa, audace e nobile cavaliere, si amano follemente per la prima volta, lontani da Napoli. La tresca amorosa va avanti da mesi alle spalle dei rispettivi coniugi: Carlo Gesualdo, principe di Venosa, eccellente madrigalista e Maria Carafa, donna mite e profondamente religiosa. Napoli, 16 gennaio 1758. Nelle cavità del centro storico il Principe di Sansevero, Raimondo di Sangro, scienziato, alchimista e massone, è alle prese con l’esperimento più drammatico della sua vita: la palingenesi ovvero la rigenerazione degli organismi viventi. Ad assisterlo, il medico e amico Giuseppe Salerno con cui condivide le ricerche sul mistero fisico della resurrezione. A un anno dalle vicende di Otto. L’abisso di Castel del Monte, il geologo Paolo Manfrè e l’archeologa Sandra Bianco si ritrovano alla prese con una nuova avventura. L’indagine si dipana in cinque giorni, alternandosi a una delle vicende d’amore più famose di tutte i tempi: quella tra Maria d’Avalos e Fabrizio Carafa, amanti perduti tra Napoli e la Puglia.

 

 

Recensione

In questa avventura tra storia e contemporaneità si intrecciano le azioni di servizi segreti che controllano una fratellanza segreta, in seguito ad un omicidio, creata da discendenti di antiche nobiltà e le azioni dei gesuiti che contrastano da secoli la suddetta fratellanza.

Da sempre alcuni uomini, e donne, ricercano senza tregua la ricetta per l’immortalità e un noto Principe alchimista, uno dei protagonisti della storia, non poteva essere da meno e tenta molte volte di raggiungere il suo fine ultimo sfidando il divino e tutte le leggi morali.

Ci sarà riuscito?

Ma come si intrecciano i destini di personaggi della metà del ‘500, della metà del ‘700 a degli anni 2000?

All’inizio il lettore si trova davanti ad un corpo ritrovato nella Cappella Sansevero che avvia una serie di indagini da parte della polizia e del Sisde chiamato in causa. L’autore poi passa a narrare una storia d’amore proibita tra due discendenti nobili di antiche e famose famiglie, che rapisce il lettore e lo immergenel romanticismo e nella pericolosa infedeltà.

Si sa che all’interno di certe famiglie spuntavano invidie e gelosie e se chi aveva un forte desiderio o una profonda ossessione non riusciva a soddisfare la propria libidine, allora la rabbia e la frustrazione si rivesava nei confronti di chi poteva possedere l’oggetto del desiderio.

Questo successe ai due famosi amanti Fabrizio Carafa Duca d’Andria e la principessa Maria d’Avalos dei quali novella l’autore del libro. L’amore all’epoca non si poteva scegliere purtroppo e pochi erano i fortunati che stavano bene assieme per questo motivose poi il tanto agognato amore arrivava tramite un incrocio di sguardi che legavano a vita i due fortunati, o in molti casi sfortunati, si dovevano prendere delle precauzioni per riuscire ad incontrarsi, ma Fabrizio e Maria accecati dal loro legame non riuscivano a staccarsi, né a preoccuparsi di tutti quelli che li circondavano.

Il lettore mano a mano che va avanti con la storia viene a sapere che Maria d’Avalos aveva avuto una vita sfortunata. Il loro amore era conosciuto all’interno del palazzo e si sa che castelli e palazzi avevano occhi e orecchie indiscrete chevigilavano su di loro e che potevano tradirli. Si consumò così una orrenda tragedia che rischiò di rovinare la loro bellezza, ma grazie all’intervento di un alchimista fondatore de l’Accademia dei Segreti la loro bellezza fu preservata.

Una bellezza che pareva immortale, tanto da arrivare quasi intatta alla vista dell’archeologa Sandra Bianchi, che faceva parte del Sisde, intervenuta col capitano e il collega a risolvere un omicidio che aveva del macabro e misterioso al tempo stesso. Il corpo e la fama durevole nei secoli.

Oltre alla bellezza quasi immutata, il corpo conservava anche un grande segreto sul Principe di Sansevero legato alla sua fissa che esercitò ampiamente in un buio sotterraneo lontano da occhi indiscreti scatenando una guerra che perdurava da secoli. Tra le varie indagini nelle quali devono destreggiarsi gli agenti del Sisde e la Polizia c’è anche la sparizione della statua del Cristo Velato, un capolavoro scultoreo dell’artista Giuseppe Sanmartino che era sita nella cappella Sansevero al posto del cadavere trovato.

Omicidi, simboli massonici, alchimia, superstizioni degli abitanti partenopei, tutto ciò creava un misto di ingredienti che rendeva le operazioni difficili. La soluzione degli enigmi, affidata a menti esperte, cercata tra i cunicoli sotterranei di cui la città di Napoli è piena, non riuscivano a venire a capo del garbuglio creato dalle persone che gli agenti si trovavano davanti.

Persone senza scrupoli che cercavano lo stesso tesoro anche se per scopi diversi; discendenti di nobili da una parte e gesuiti dall’altra; tipi loschi chiamati in aiuto da chi era alla disperazione e voleva vendetta, oltre al tesoro; esaltazione; vaneggiamenti dettati dalla ricerca di qualcosa di effimero, soprattutto una presenza fissa da secoli, la massoneria con i loro affiliati alla scoperta dello stesso mistero che rubava l’anima e consumava la vita. Angeli e diavoli interessati a potere e vita eterna.

L’amore segreto sempre a fare da sfondo, furtivo e disperato dal quale si creano situazioni complicate che durano NEl tempo. Il lettore non si annoierà mai leggendo questa storia attirato dai suoi enigmi e oscure trame.

La lettura è resa decisamente piacevole dalla scrittura lineare dell’autore e i salti tra passato e presente la rendono ancora più interessante.

Buona lettura!

 

A cura di Marianna Di Felice 

marisullealidellafantasia.blogspot.it


 

 

Alfredo De Giovanni


geologo, musicista, autore, vive a Barletta spostandosi in tutta la Puglia per svolgere la sua missione di “cultore della Terra”. Ha composto parole e musica di numerosi brani di musica leggera, è autore di brevi racconti ed ha pubblicato contributi per libri fotografici editi da Mario Adda e Castelvecchi. “Otto – L’abisso di Castel del Monte” è il suo primo romanzo pubblicato da Gelsorosso nel 2018.

 

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