Carezza blu




Recensione di Valeria Martellotti

Autore: Michele Moro

Editore: Inknot Edizioni

Genere: Thriller

Pagine: 89

Anno pubblicazione: 2016
 
 
 
 
 
 

Como, esterno giorno.

La scena si apre su un desolato condominio popolare, frequentato perlopiù da inquilini di passaggio. Una piccola folla vociante ed eterogenea si accalca intorno alla guardiola del portiere. Qualcosa ha interrotto il lento scorrere della normalità.

Le esistenze degli inquilini sono state funestate da una serie di furti inspiegabili. Ad Andrea, studente universitario fuori sede, è scomparso il mangime per i pesci, alla signora Rosaria, in visita al fratello malato, fondotinta e fard, a Claudia e Roberto, la coppia del terzo piano, le pale del ventilatore.

Il ladro colpisce di notte, sottraendo beni di scarso valore senza lasciare traccia. Nessuna serratura forzata. Nessuna finestra rotta. Un gorgoglìo sinistro percorre i tubi di scarico fino al canale di scolo.

Ad accomunare le vittime un sogno popolato da una creatura salmastra e tentacolare. Un sogno angosciante, che toglie il respiro. Le forze dell’ordine, allertate dal portiere, fanno domande, perquisiscono alloggi, svogliatamente, senza approdare a nulla di concreto.

Intanto le vite degli inquilini scorrono inesorabilmente, intrecciandosi le une con le altre. Difficile imbrigliare questo breve romanzo in un genere ben definito. Gli ingredienti del racconto giallo ci sono tutti: un crimine, dei personaggi coinvolti, siano essi criminali o vittime, indagini di polizia.

Ma l’autore è bravissimo a stimolare tutti gli stati d’animo del lettore tramite l’anticipazione, un alto livello di aspettativa e, al contempo di incertezza, sorpresa ed ansia, caratteristiche proprie del genere thriller.

Inoltre la presenza misteriosa e incombente del “mostro” dotato di tentacoli sembra ricondurci al mondo del paranormale e potrebbe classificare il racconto come mystery. Getto la spugna, in fondo non mi interessa. Di una cosa sono certa: scrivere un racconto è un’arte e Michele Moro ha creato un piccolo gioiello narrativo.

L’autore dimostra di possedere la capacità di muoversi in uno spazio limitato raccontando la storia nel modo più conciso possibile. Il lettore è catturato in un clic, se non in poche righe. I personaggi sono pochi, ma indimenticabili. Lo studente universitario, la casalinga, il portiere, il carabiniere, il biologo.

Ognuno di loro è protagonista di un capitolo.

Ognuno di loro ci racconta il proprio punto di vista, emozioni, stati d’animo, condizioni psicologiche, materializzando le parole in un dettaglio e riempiendolo di significato. I dialoghi sono brevi e incisivi, musica per le nostre orecchie. A poco a poco ci rendiamo conto che la trama devia, che il racconto solleva domande scomode, e lascia a noi il compito di trovare le risposte.

Alla fine i temi toccatI sono tanti e tutti fondamentali: la solitudine, l’amicizia, la vecchiaia, la malattia, la morte. L’autore li sfiora con una prosa leggera ed efficace lasciandoci intendere che il bene e il male assoluto non esistono se non come azioni condizionate dall’ambiente che ci circonda.

 

 
 

Michele Moro


è nato a Milano nel 1987 e risiede a Bareggio. Nel 2015 due suoi racconti sono usciti nella raccolta D’estro artistico edita da Cellardoor Editore. Il 29 marzo 2015 ha esordito con il romanzo “ Da una fine all’altra del mondo” edito da Ottolibri che ha ottenuto il consenso di pubblico e critica. Gli autori che hanno influenzato la sua scrittura sono: Marquez, Foster Wallace, Saramago, Murakami, Buzzati.