Chiamami sottovoce




Recensione di Giusj Sergi


Autore: Nicoletta Bortolotti

Editore: HarperCollins Italia

Pagine: 357

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: 2018

 

 

 
 

 

 

SINOSSI. È primavera, eppure la neve ricopre la cima del San Gottardo, monumento di roccia che si staglia sopra il piccolo paese di Airolo. La Maison des roses è ancora lì, circondata da una schiera di abeti secolari: sono passati molti anni, ma a Nicole basta aprire il cancello di ferro battuto della casa d’infanzia per ritrovarsi immersa nel profumo delle primule selvatiche ed essere trasportata nei ricordi di un tempo che credeva sommerso. È il 1976 e Nicole ha otto anni, un’età in bilico tra favole e realtà, in cui gli spiriti della montagna accendono lanterne per fare luce su mondi immaginari. Nicole ha un segreto. Nessuno lo sa tranne lei, ma accanto alla sua casa vive Michele, che di anni ne ha nove e in Svizzera non può stare. È un bambino proibito. Ha superato la frontiera nascosto nel bagagliaio di una Fiat 131, disegnando con la fantasia profili di montagne innevate e laghi ghiacciati. Adesso Michele vive in una soffitta, e come uniche compagne ha le sue paure e qualche matita per disegnare arcobaleni colorati sul muro. Le regole dei suoi genitori sono chiare: “Non ridere, non piangere, non fare rumore”. Ma i bambini non temono i divieti degli adulti, e Nicole e Michele stringono un’amicizia fatta di passeggiate furtive nel bosco e crepuscoli passati a cercare le prime stelle. Fino a quando la finestra della soffitta s’illumina per sbaglio, i contorni del disegno di due bambini stilizzati si sciolgono nella neve e le tracce di Michele si perdono nel tempo. Da quel giorno, Nicole porta dentro di sé una colpa inconfessabile. Una colpa che l’ha rinchiusa in un presente sospeso, ma che adesso è arrivato il momento di liberare per trovare la verità. Questa è la storia di un’amicizia interrotta e di un segreto mai svelato. Ma è anche la storia di come la vita, a volte, ci conceda una seconda occasione. Chiamami sottovoce è un romanzo potente su un episodio dimenticato del nostro passato recente. Perché c’è chi semina odio, ma anche chi rischia la propria libertà per aiutare gli indifesi.

 

 

RECENSIONE

Quando si perde una persona fondamentale nella nostra esistenza si comincia a mettere in dubbio qualsiasi cosa, anche il riconoscersi allo specchio; si cerca di rincorrere la scia che quella persona lascia sulla terra ripercorrendo i vuoti e i passi. Così è per Nicole alla morte di quella madre che è sempre stata tutto per lei, l’unica relazione che pensava di meritare.

Alla morte della donna scopre di essere diventata proprietaria della casa in Svizzera in cui ha vissuto la sua infanzia, una casa che la sua famiglia ha lasciato all’improvviso tanti anni prima; i ricordi nella mente di Nicole sono confusi, nascosti, impauriti, perché è troppo dura dopo tutti quegli anni accettare quello che è successo realmente.

Varcata la soglia di quella casa ha inizio il suo tuffo nel passato; ritrovando quell’affetto talmente profondo, quelle amicizie tra bambini che sembrano inossidabili, ritorna a rivivere con i ricordi quell’ultimo affetto e legame che si è concessa nella vita, l’amicizia con il piccolo Michele, figlio di migranti italiani, lavoratori a stagione in Svizzera con il divieto di introdurre i figli nel paese; il piccolo si nasconde in una soffitta, grazie all’ospitalità di Delia, una donna coraggiosa e impavida che ha dedicato la sua vita all’aiuto dei rifugiati e delle persone in pericolo.

Una vita, quella di Nicole, che si è trascinata negli anni nel suo ricordo, nel ricordo di quel bambino nascosto nella soffitta che gli era entrato nel cuore per sempre. Una vita inutile, senza prospettiva, stanca e spenta, in bianco e nero, perché tutti i colori avevano cessato di esistere quando erano andati via da quella casa, ormai chiusa per decenni e con all’interno ancora la bambina che era e la donna che avrebbe potuto essere.

È la storia di molte persone, di molte vite, di sacrifici, di emigrazione, di solidarietà. È la storia di un affetto che si trascina invisibile covando nelle viscere e guastando un’esistenza che non vuole accettarlo. È una storia di privazione, negazione e sensi di colpa. È la storia di esseri umani e di legami che si creano e che a volte sono talmente indissolubili da cambiare il corso di intere vite.

Una scrittura molto intima, che sonda nei cuori, nella tristezza e nei rapporti umani. Una storia profonda che non lascia indifferenti, che fa molto riflettere e tocca le giuste corde, suscitando molteplici emozioni. Un libro toccante.

 

 

 

Nicoletta Bortolotti


Nicoletta Bortolotti  nata in Svizzera, vive in provincia di Milano. Lavora come redattrice e ghost writer nell’editoria per ragazzi e ha firmato diversi libri di successo per adulti, tra i quali E qualcosa rimane (Sperling & Kupfer). Mamma di due bambini trova il tempo di scrivere in treno, che è la sua “casa viaggiante”.