Recensione di Cristina Bruno
Autore: Sergej Timofeevic Aksakov
Traduzione: Angelo Maria Ripellino
Editore: Adelphi
Genere: narrativa
Pagine: 286
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Questo romanzo fu scritto nel 1856 dal pacato Aksakov ormai sessantacinquenne con ritmo lento e quieto, e fu accolto con lodi entusiastiche pur essendo totalmente anomalo per l’età e lo stile dell’autore, in quegli anni di realismo russo e di irruenti precocità letterarie. È la storia del mitico nonno Stepan Michajlovic, e del suo trasferimento, “stretto negli aviti possedimenti”, con famiglia, servi, masserizie, animali, in terre baskire, della fondazione di un nuovo villaggio in luoghi “mai sfiorati dalla falce n‚ dall’aratro, con una fresca e salubre acqua corrente che sgorgava da una moltitudine di polle e sorgenti”, luoghi di pesci, uccelli, cavalli, vacche e animali di ogni genere, “luoghi incantevoli” per il padrone severo e irascibile ma giusto e buono, selvaggi e odiosi per la “superba bellezza cittadina” che diventò sua nuora e madre dell’autore. È anche la storia dell’incontro di una famiglia di antica nobiltà contadina con un’intellettuale di città, le incomprensioni e i rancori che avvelenano i rapporti, l’invidia delle donne della famiglia per l’affetto che il vecchio patriarca nutre per questa forestiera che lo ama con rispetto devoto, ma non gli si sottomette. Un libro in cui tutto ciò che è descritto è concreto e reale, il cui lettore ha la sensazione di assistere a ciò che accade, di conoscere personalmente il protagonista che sempre più si confonde con l’io narrante, di condividerne questa vita intera che ha vissuto conservando calore e vitalità.
Recensione
Stepan Michajlovic Bagrov, è il tipico rappresentante della nobiltà terriera russa. La sua vita è legata a filo doppio ai suoi possedimenti e alle anime, ovvero i servi, che vi lavorano. Da pioniere acquista delle terre nei pressi di Ufa, terra dei Baskiri. La zona è fertile, ricca di acqua e offre ottime prospettive di coltivazione.
Qui l’arcigno e irascibile patriarca crea il suo piccolo mondo facendosi rispettare e benvolere. Nella cronaca seguiamo il suo trasferimento nella lontana provincia ai confini con l’Asia e il veloce ambientarsi nelle nuove proprietà. Un po’ alla volta veniamo a conoscere tutta la famiglia di Stepan, la moglie, le figlie e soprattutto il timido figlio le cui vicende amorose culminano con il matrimonio con la bella e colta Sofia Nikolaevna e con la nascita dell’erede della famiglia Bagrov, il piccolo Sergej che è il ritratto dello stesso autore.
Dietro il nome dei Bagrov si cela, neppure troppo velatamente, la famiglia Aksakov e la cronaca raccontata dall’autore rispecchia fedelmente quella della sua famiglia. Anche il nome del nonno, Stepan Michajlovic, coincide con quello del nonno paterno. Il trasferimento a Ufa e tutto ciò che si narra nel romanzo è sostanzialmente accaduto e quello che leggiamo è così uno spaccato realistico della società agricola russa ai primi del 1800. Un periodo non facile, che preludeva già ai futuri sconvolgimenti eppure era ancora legato ai valori tradizionali, a un concetto di famiglia patriarcale dove il padre era sovrano assoluto e comandava sui familiari e sui servi.
L’autore non sembra nutrire alcun dubbio sulla fedeltà a questi valori che costituiscono il pilastro del mondo russo. La campagna viene descritta in termini bucolici, tra boschi di tigli e betulle, corsi d’acqua cristallini ricchi di pesci, cacciagione a volontà, terre nere e fertili, feste contadine dove si mangia, si canta, si balla e ci si ubriaca. Un mondo dove le piccole comodità sono un lusso, i topi sono di casa e la vita dei servi è in mano a quella dei padroni. Ritroviamo le atmosfere dei libri di Gogol e Turgenev, amici di Aksakov senza però la sottile ironia del primo e l’afflato progressista del secondo.
In compenso quello che rende particolare la narrazione di Aksakov è proprio l’assoluta aderenza alla realtà. Tutto ciò che descrive appare vivido nella mente del lettore, dal paesaggio con tutte le sfumature di colore che cambiano di stagione in stagione, fino ai personaggi principali, ognuno dotato di caratteristiche ben definite, dal fiero Stepan alla timida moglie Arina, dalle figlie scaltre e pettegole al figlio timido e goffo.
Ma anche i personaggi di contorno hanno una loro vita e un loro preciso aspetto tanto esteriore che interiore come la chiacchierona Afrosinja Andreevna che ama intrattenere tutti con fantasiosi racconti della sua vita a Piter, come i russi erano soliti chiamare San Pietroburgo.
Per chi come me ama la storia e la cultura russa questo libro rappresenta una piacevole e distensiva lettura.
A cura di Cristina Bruno
Sergej Timofeevic Aksakov
Sergej Timofeevic Aksakov: (Ufa 1791, Mosca 1859) scrittore russo nato nella provincia frequenta l’Università di Kazan. Visse a San Pietroburgo per breve tempo per poi trasferirsi a Mosca. Amico di Gogol e Turgenev fu dallo stesso Gogol incitato a scrivere. I suoi lavori furono apprezzati dalla critica come realistico racconto della vita russa del tempo.
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