OLTRE LA SUPERFICIE, DIALOGO CON OLIVIER NOREK
A cura di Sabrina De Bastiani

A Parigi nessuno vuole più la capitana Chastain. Laggiù ad Avalone, tutti temono la sua indagine.
Superficie, Olivier Norek, Nero Rizzoli
S: Olivier, partirei proprio dal titolo del tuo romanzo, “Superficie”, tradotto letteralmente dall’originale francese “Surface”.
Superficie è una parola che contiene già il suo contrario: non puoi parlare di superficie se non in relazione a un’idea di profondità. E quindi mi sono approcciata al tuo noir proprio secondo questa chiave di lettura, superficie. Cosa mi vuole nascondere Olivier Norek?
E mi imbatto in Noémie, che ha letteralmente metà volto al sole, in superficie, e l’altra metà in ombra. e mi dico voilà la surface, andiamo avanti a leggere.
Andiamo avanti a leggere ed ecco un altro dualismo, quello tra città e campagna. In campagna, tra ciò che viene detto e ciò che viene mantenuto nascosto a livello di tradizioni, di ricordi, di situazioni che le persone che vivono lì sanno, mentre Noémie, che proviene da un ambiente esterno, dalla città, non sa. L’ombra del taciuto, del sotteso, del non detto, la superficie del sapere tutto di tutti.
O.N.: Grazie, Sabrina, Superficie è una parola-architettura, una sorta di titolo architetturale, perché va a spiegare la totalità del libro. Superficie è, come hai detto tu, il viso: un viso che Noémie non può mostrare e un viso che accetta di mostrare. Superficie è quello che vediamo delle nostre relazioni in città e poi c’è la profondità dei legami, delle relazioni in campagna, dove ci si conosce tutti per davvero. Superficie è ciò che si accetta di dire dei segreti che sono conservati nella memoria. Segreti di cui ad Avalone, il piccolo paese dove si svolge la storia, non si è voluto parlare per venticinque anni, e che poi verranno a galla, in superficie.
E ancora superficie è il villaggio sott’acqua e il villaggio fuori dall’acqua. Quindi, torno a dire, “Superficie” è un titolo che spiega la totalità del romanzo, abbraccia quello che si vuole nascondere e quello che viene fuori. E’ un insieme.

S: Quello che è sepolto … che poi tanto sepolto non è …
O.N.: Giusto, perchè ci sono persone che è come se indossassero una sorta di giubbotto antiproiettile, in superficie si vede una certa cosa, ma una volta tolto, appena gratti un pochino, si scopre che sotto c’è molto altro…
S: Parlando di titolo- architettura, definizione bellissima, forse mi hai già risposto: sei entrato nella storia che volevi raccontare con questa idea di superficie e di sommerso da declinare su più piani.
Oppure no .. oppure ti sei accorto di tutti questi livelli via via che procedevi nella scrittura … o addirittura alla fine …?
O.N.: Quando ero in polizia, nel corso della mia carriera da poliziotto quello che facevamo era mettere su una grande bacheca tutte le informazioni che avevamo sul caso sul quale stavamo indagando: i sospettati, le vittime, tutto ciò che era in relazione a una o più scene del crimine. In modo che nulla potesse sfuggirci.
Ora che scrivo, faccio la stessa cosa.
A casa mia ho una grande lavagna, tre metri e per metri di grandezza, una cosa enorme, sulla quale metto tutta la storia, tutti i vari punti importanti e decido poi, guardando complessivamente il quadro che si è delineato, chi devo incontrare, con chi devo parlare, cosa devo approfondire.
Questa lavagna è proprio all’ingresso di casa mia. Dunque, quando entri, tu vedi questa lavagna enorme con foto di crimini, vittime, scene che raccontano crimini … e allora ti dici o è un poliziotto che sta portando avanti un’indagine parallela … o è un serial killer!
S: Oppure è un grande scrittore…
O.N.: Poi quando ho ben chiaro tutto ciò che voglio fare, comincio a preparare delle schede in cartoncino bristol, una per ogni capitolo. Sono come finestre che metto in fila e sposto in modo che sia un continuo crescendo, crescendo, crescendo ….
Ciò nonostante, pur avendo preparato tutto con grande precisione, le sorprese non mancano mai, durante la scrittura accade che ci sia bisogno di cambiare scenario, esattamente come in un’operazione di polizia, decidi di fare irruzione, tutto pianificiato, eppure, appena passi la porta, tutto va esattamente al contrario di come previsto.

S: Succede a Noémie, nel prologo … e quasi sempre, nella vita …
O.N.:Exactement, c’est ça!
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