Dietro questo sipario



dietro questo sipario enrico luceri

Recensione di Giusy Giulianini


Autore: Enrico Luceri

Editore: Damster

Collana: #comma21

Genere: Giallo

Pagine: 260

Anno pubblicazione: 2017

 

 

 

 

L’ILLUSORIA APPARENZA DELLA REALTA’

Enrico Luceri, autore di Dietro questo sipario, non ha bisogno di presentazioni: giallista per fede e per talento, penna storica de Il giallo Mondadori, vincitore del Premio Alberto Tedeschi, ha al suo attivo 21 romanzi e 70 racconti. Storie differenti ma di pari eleganza e ingegnosità, diversi il plot narrativo e il colore d’atmosfera, lui comunque non ne sbaglia una e regala ai lettori impeccabili intrecci e oneste sfide intellettuali.

Quel che però di lui non tutti sanno è che Enrico Luceri è anche un profondo conoscitore del cinema italiano della paura e che nel suo saggio in cinque volumi, Il cinema dallo schermo che sanguina (Amazon, formato kindle), traccia un’esaustiva e appassionante storia della filmografia thriller e horror, attraverso l’analisi di 350 film di genere.

La sua passione per il cinema anima in particolare questo romanzo in cui tutto, persino le battute dei divi anni ’40 citate in esergo o le parziali sceneggiature da commedia dei ‘telefoni bianchi’ che sono invece parti integranti del racconto, testimonia competenza e ammirazione da parte di chi ravvisa molti crediti tra narrativa e ‘fabbrica d’illusioni’.

Un’agente immobiliare di successo, Patrizia Torrisi, bloccata per un guasto improvviso dell’auto nei pressi di una città d’arte del Centro Italia, pensata in una silhouette di fusione tra Perugia e Orvieto, assiste a un omicidio: Lucio Baldazzi, giornalista di spettacolo al locale Corriere della Regione ormai caduto in disgrazia per la sua dipendenza da alcol e gioco, viene spinto giù da un belvedere da un assassino nascosto sotto un impermeabile nero e un borsalino dello stesso colore. La polizia non le crede e archivia il caso come morte accidentale. Gli ‘incidenti’ però si susseguono in una serie che non risparmia la compagna tossicodipendente del giornalista e un vecchio attore del cinema dei ‘telefoni bianchi’. Per dimostrare la sua affidabilità di testimone e richiamare l’attenzione della polizia su strani incidenti di cui intanto anche lei ha iniziato a rimanere vittima, a Patrizia non resta che improvvisarsi detective con l’aiuto di Ricky Micheli, giornalista di cronaca e collega di Baldazzi, dal fascino sfuggente e dai fini ambigui. L’indagine sarà costellata di cadaveri, lungo una pista che unisce passato e presente, sul filo delle ultime inchieste di Baldazzi e della sua attrazione per i miti cinematografici interrotti bruscamente.

Un giallo ‘classico’ nell’accezione migliore del termine, che privilegia l’analisi deduttiva e offre al lettore un’occasione di confronto intelligente non solo per decifrare l’enigma ma anche per distinguere tra realtà e finzione, per colmare la distanza tra apparenza e sostanza, per sollevare il velo di un’illusione dal taglio cinematografico. Un gioco di prestigio dietro al quale spesso si nasconde una sordida realtà e moventi altrettanto abietti.

E’ un romanzo sul dubbio, di cui la stessa protagonista rischia di cadere vittima mentre sviluppa una sorta di paura cronica nei confronti degli altri, quasi una psicosi che inficia la sua capacità di fidarsi e mina le sue stesse certezze. Gli incidenti che sempre più spesso la coinvolgono potrebbero avere una spiegazione banale, eppure lei sente che non è così, si accorge che nella sua stessa casa è penetrata una corrente sinistra e che i confini della sua quotidianità sono stati contaminati: il perturbante ha fatto il suo ingresso.

Questo romanzo, che pare già scritto per una trasposizione cinematografica, mi sembra un vero godimento per i cinefili della paura, tale è il piacere di annotare le tante citazioni in omaggio ai maestri della narrativa e del cinema di genere.

Prima tra tutti, l’estetica dell’assassino in impermeabile e cappellaccio neri mutuata dal film Sei donne per l’assassino (1964) di Mario Bava e poi ripresa dallo stesso Argento in L’uccello dalle piume di cristallo (1970) e da Brian De Palma in Dress to kill (1980).

L’autore stesso ne fa un nutrito elenco nelle note in coda al romanzo, non tutte rivelabili in questa sede poiché svelerebbero una parte saliente della trama.

Quanto invece alla strategia della tensione che Enrico Luceri abilmente dispiega in tutto il racconto, vorrei citare le prime righe in cui la protagonista – sola, in una strada deserta, con la netta percezione di essere seguita – raggiunge, già in preda al panico, il conforto della propria auto e accende una musica rassicurante in sottofondo, parte e dopo poco, bum!, il motore si spegne, nell’oscurità e nel silenzio: uno stilema della paura, rinnovato però da suggestioni e tocchi da maestro.

E per finire, anche se finire non vorrei visto quanto mi appartiene questa voce narrante, richiamo la scena – ma mi verrebbe da dire la ‘sequenza’ – in cui la protagonista si accinge a bere una tisana rilassante, che noi sappiamo essere stata drogata dall’assassino. Enrico Luceri mette in atto mille espedienti per amplificare la tensione dell’attesa e a noi lettori pare di vedere i riflettori del set accendersi su quella tazza, a illuminare quel focus di paura mentre l’oscurità attorno erode i contorni dell’ambiente domestico. E per un attimo, ci sembra che la tazza si trasformi in un bicchiere di latte, innocuo o malvagio che sia, stretto tra le mani di Cary Grant che sale con lentezza le scale de Il sospetto di Alfred Hitchcock.

 

 

Enrico Luceri


romano, laureato in Ingegneria, ha scritto ro-manzi, racconti, saggi, articoli, soggetti e sceneggiature cinematografiche.

 

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