Divorare il cielo




Recensione di Manuela Baldi


Autore: Paolo Giordano

Editore: Einaudi

Genere: Narrativa

Pagine: 440

Anno di pubblicazione: 2018

Quei tre ragazzi che si tuffano in piscina, nudi, di nascosto, entrano come un vento nella vita di Teresa. Sono poco piú che bambini, hanno corpi e desideri incontrollati e puri, proprio come lei. I prossimi vent’anni li passeranno insieme nella masseria lí accanto, a seminare, raccogliere, distruggere, alla pazza ricerca di un fuoco che li tenga accesi. Al centro di tutto c’è sempre Bern, un magnete che attira gli altri e li spinge oltre il limite, con l’intensità di chi conosce solo passioni assolute: Dio, il sesso, la natura, un figlio. Le estati a Speziale per Teresa non passano mai. Giornate infinite a guardare la nonna che legge gialli e suo padre, lontano dall’ufficio e dalla moglie, che torna a essere misterioso e vitale come la Puglia in cui è nato. Poi un giorno li vede. Sono «quelli della masseria», molte leggende li accompagnano, vivono in una specie di comune, non vanno a scuola ma sanno moltissime cose. Credono in Dio, nella terra, nella reincarnazione. Tre fratelli ma non di sangue, ciascuno con un padre manchevole, inestricabilmente legati l’uno all’altro, carichi di bramosia per quello che non hanno mai avuto. A poco a poco, per Teresa, quell’angolo di campagna diventa l’unico posto al mondo. Il posto in cui c’è Bern. Il loro è un amore estivo, eppure totale. Il desiderio li guida e li stravolge, il corpo è il veicolo fragile e forte della loro violenta aspirazione al cielo. Perché Bern ha un’inquietudine che Teresa non conosce, un modo tutto suo di appropriarsi delle cose: deve inghiottirle intere. La campagna pugliese è il teatro di questa storia che attraversa vent’anni e quattro vite. I giorni passati insieme a coltivare quella terra rossa, curare gli ulivi, sgusciare montagne di mandorle, un anno dopo l’altro, fino a quando Teresa rimarrà la sola a farlo. Perché il giro delle stagioni è un potente ciclo esistenziale, e la masseria il centro esatto dell’universo.

RECENSIONE. Divorare il cielo tratta di una storia lunga circa vent’anni raccontata da Teresa, in prima persona; scelta, questa, molto interessante da parte dell’autore. Per chi ha apprezzato La solitudine dei numeri primi, primo libro, pluripremiato, di Paolo Giordano, questo è un libro da leggere assolutamente.

Attraverso Teresa conosceremo le vite dei quattro protagonisti che, partendo da un incontro estivo in Puglia,ci porteranno in un viaggio geografico ma anche di crescita personale. Lo stile è quello noto: scrittura accurata, mai monotona, capace di far “vedere” i protagonisti e le ambientazioni.

Questo romanzo tocca moltissimi aspetti della vita: sentimenti, crescita, rapporti, fratellanza, scelte, religione, tematiche ambientali, ribellione, natura, maternità e paternità, sete di sapere, necessità di comprendere.

È facile perdersi in un romanzo come questo ma lo sforzo, a mio parere riuscito, di Giordano è quello di raccontare la vita e la crescita dei quattro personaggi che passano dall’adolescenza all’età adulta, lasciando parte della loro innocenza e dei loro sogni e acquisendo personalità molto diverse gli uni dagli altri, anche se tre di loro sono cresciuti insieme come fratelli.

Il racconto ci fa respirare l’energia che anima questi adolescenti, la loro voglia di fare, di trovare la propria strada.

Non ci sono buoni o cattivi, non ci sono vincitori o vinti, c’è a tratti una struggente malinconia, sottolineata dalle descrizioni dei luoghi, delle luci e dei colori.

Centrale, nella vicenda, la masseria, che ha importanza vitale per i trefratelli” e che la acquisirà anche nella vita di Teresa. L’epilogo, non scontato, arricchisce i contorni della vicenda di unaluce così avvolgente e perfetta da farmi desiderare che restasse uguale per sempre.

Paolo Giordano


Paolo Giordano è nato a Torino nel 1982. È autore di quattro romanzi: La solitudine dei numeri primi (Mondadori 2008, Premio Strega e Premio Campiello Opera Prima), Il corpo umano (Mondadori 2012), Il nero e l’argento (Einaudi 2014) e Divorare il cielo (Einaudi 2018). Ha scritto per il teatro (Galois e Fine pena: ora) e collabora con il «Corriere della Sera».