Dove la storia finisce




Recensione di Patrizia Argenziano

Autore: Alessandro Piperno

Editore: Mondadori

Pagine: 277

Genere: Narrativa

Anno Pubblicazione: 2016

 
 
 
 
 
 

Matteo Zevi, ultracinquantenne con lo spirito di un ragazzino, lascia momentaneamente, così crede, gli Stati Uniti che l’avevano accolto quando ormai era sommerso dai debiti: destinazione Roma, città natale.
Roma ha sempre il suo fascino e all’improvviso compaiono insegne, locali e scorci di città conosciuti ma appare soprattutto Tati, l’amico di sempre, colui che l’ha sostenuto da lontano, gli ha garantito informazioni dall’Italia in tempo reale, gli ha comunicato la notizia della morte del suo creditore e soprattutto, in sua assenza, ha sorvegliato e si è preso cura della sua famiglia, o meglio, dell’altra famiglia, quella romana, quella allargata, quella abbandonata, quella vera.
Infatti, se negli Stati Uniti Matteo ha contratto due matrimoni confluiti in un divorzio e in una moglie che potrebbe essere sua figlia, a Roma era tutta un’altra storia.
Ed è tuttora un’altra storia.A Roma c’è Federica, la sua seconda moglie italiana che lo sta aspettando con un’ansia adolescenziale, che non ha mai voluto chiedere il divorzio, che si lascia travolgere dagli eventi senza scomporsi, almeno in apparenza, che si lascia calpestare da tutti, che non alza mai la voce e che, forse a causa della sua passione per la narrativa ottocentesca, ha come unico desiderio quello di ricostruire “la sua famiglia felice”.
A Roma c’è Martina, la loro figlia, giovane donna sposata con il bravo e ricco Lorenzo. Vita apparentemente perfetta, può dedicarsi senza pensieri a tutto ciò che desidera, dallo studio allo shopping, supervisionata dai solerti suoceri.
Martina, diversa dalla madre, un po’ ribelle e con l’animo e il cuore in tumulto.A Roma c’è Giorgio, figlio di primo letto di Matteo, uomo di successo, manager, instancabile lavoratore completamente assorbito dall’Orient Express, rinomato locale ristorante, un “must” per Vip e non solo.
Giorgio sta per diventare papà e anche il suo animo è in tumulto.Questa è la famiglia che aspetta, o forse no, Matteo.Questi rientra nella sua città baldanzoso come sempre, per lui niente è cambiato.
Approfitta di Federica quando ha tempo e voglia, si lamenta delle mancate attenzioni dei suoi figli, in particolare non comprende il duro e netto rifiuto che Giorgio ha nei suoi confronti, ma non perde occasione per divertirsi con gli amici.
Federica, Martina e Giorgio invece, dilaniati dai loro piccoli e grandi drammi, avendo ormai imparato a vivere in sua assenza seppur in un precario equilibrio, vedono questo “ritorno” come la fatidica goccia che fa traboccare il vaso.
Il clima in ciascuna famiglia è teso. Federica è allo sbaraglio, Martina vede via via sempre più lontana la possibilità di stare per sempre vicino a Lorenzo, Giorgio si butta a capofitto nel lavoro per non pensare che presto la sua vita cambierà a sorpresa.
I giorni trascorrono annaspando tra inciampi e cadute e arriva anche il momento di festeggiare.
All’Orient Express, da Giorgio, ci sono tutti: Federica nel suo vestito nuovo, Martina chiusa nella sua insofferenza e anche Matteo, invitato dalla nuora con l’intento di portare finalmente serenità in questa tribolata famiglia perché adesso c’è una nuova luce, una nuova vita, il nipotino e tutto dovrebbe cambiare.
E proprio in questa festa finisce la storia perché ne interviene un’altra.

Da leggere con calma perché è un romanzo che non ha fretta, i protagonisti si aprono pian piano al lettore, entrano nel cuore con delicatezza eppure, i loro animi sono un fiume in piena sempre pronto a esondare perché intrisi di tristezza, insofferenza, insoddisfazione, ipocondria, ossessione, rabbia, paura e odio.
E se nella nostra realtà tutto questo malessere, a volte, non lo vediamo, non lo riconosciamo a occhio nudo e per focalizzarlo abbiamo bisogno di un paio di occhiali dalle lenti molto spesse, qui emerge a poco a poco come se stessimo scartando una caramella e alla fine lo percepiamo nitido e chiaro.
Questo modus operandi di presentare i personaggi, invita a comprenderli, assecondarli, talvolta persino a giustificarli perché sembra di conoscerli da sempre e di averli avuti come amici.
E’ vero che la narrazione prende vita da Matteo, ma protagonisti sono la famiglia intera e la comunità che le ruota intorno, è il romanzo di “tutti” non la storia di un singolo.
Ambientato nella Roma borghese ebraica, aleggia in ogni pagina un fascino discreto, d’altri tempi, ma allo stesso tempo decisamente attuale.

Romanzo per cui avevo già trovato il finale, poi un altro, un altro e un altro ancora…. sì, ne ho pensati tanti, tutti, ma non questo.
Un finale che mi ha disarmato ma che, forse, ha il sapore di “vero”, certo non di surreale.

Un libro da leggere perché questa storia diventa “la storia”, perché narrata da una penna sensibile e attenta ai particolari, perché la sua fine forzata diventa, come per magia, un nuovo inizio.

 

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Alessandro Piperno


Nasce a Roma nel 1972, scrittore, docente di letteratura francese e ricercatore. Il suo primo libro esce nel 2005, con cui vince i premi Campiello e Viareggio. Nel 2010 ha vinto il premio come libro straniero in Francia con “Persecuzione”. Successivamente, con “Inseparabili” (2012), vincerà anche il premio Strega. Questi ultimi due libri formano il dittico “Il fuoco amico dei ricordi”, pubblicato nel 2016.