Fiori di loto




Recensione di Enrico Fasano


Autore: Manuela Chiarottino

Editore: Buendia Books

Genere: Narrativa

Pagine: 108

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Perdere o vedere irrimediabilmente cambiata una parte di sé, a causa di un male crudele o di un destino scritto da qualcun altro, è un’esperienza traumatica che segna nell’intimo. Segni e cicatrici tatuano la pelle e non solo, scavano nell’animo e minacciano di chiudere il cuore, facendoci dubitare dell’immagine di chi eravamo, chi siamo e saremo. Da una ferita, però, può sbocciare una vita nuova, con radici ancora più profonde e variopinte, così forte da ergersi oltre il fango dei ricordi e le paure, schiudendo i petali su un mondo tutto da esplorare. Laura ha subito la mastectomia e sta reinventando una seconda esistenza, ma qualcosa le impedisce di aprirsi davvero alle possibilità che ha di fronte e forse all’amore. Ah-lai conserva sul viso le tracce di una storia lontana, e nei piedi le conseguenze della fasciatura; fluttua come un giunco nel vento, eppure il suo spirito non si è mai spezzato, nemmeno dopo aver provato la fugace gioia di un sentimento travolgente. Un incontro nato quasi per caso, nutrito dalla condivisione, dai racconti e una nuova consapevolezza del proprio Io: un’amicizia delicata come il loto e altrettanto preziosa, tenace e indimenticabile.

Recensione

Voglio iniziare la mia riflessione controcorrente partendo dall’approfondimento finale del libro. Le ultime pagine sono un focus statistico su numeri e caratteristiche delle forme di tumore più diffuse tra le donne, che inquadra e fa da apripista alla storia narrata da Manuela Chiarottino.

Nata come racconto, è poi stata trasformata in romanzo breve perché meritevole di essere sviluppata per la sua incredibile intensità. Fiori di loto non è solo un libro ma un progetto, meglio un’iniziativa, altruista che vuole provare a donare speranza a tutte le donne che la stanno perdendo a causa di un male silenzioso che corrode l’immagine stessa di femminilità: il tumore al seno. Un inno alla resilienza e all’amore verso se stesse per imparare ad accettare la mastectomia, una condizione irreversibile che troppo spesso le priva di quell’aspetto estetico che è il simbolo distintivo dell’essere donna.

Manuela si esprime attraverso il Loto, incredibilmente bello e forte nonostante nasca dal fango. Lo usa come metafora di un corpo che nasce, sboccia e cambia non sempre in maniera positiva. L’imperativo è resistere per rifiorire.

Laura e Ah-Lai: due donne, due storie accomunate dal dolore. La prima giovane, la seconda con qualche ruga in più sul viso. Vivono nella stessa via e per tutta la vita i loro sguardi si sono sempre incrociati, riempiti solo da un silenzio denso di significato finchè Ah-Lai decide che è arrivato il momento di accogliere Laura in casa, consapevole in qualche modo del grande dolore che cova nel cuore.

L’asportazione del seno l’ha segnata profondamente e l’ha allontanata dal mondo. Si è creato attorno una bolla ermetica con la conseguenza di perdere gli affetti umani e il contatto con la realtà. Ah-Lai è una donna anziana del sudest asiatico, è malferma sulle proprie gambe per colpa di una tremenda usanza del proprio paese che ha portato i suoi piedi ad essere deformi.

Sarà la sua saggezza, con la sua storia altrettanto pregna di dolore, a riscuotere Laura che sboccerà a nuova vita imparando nuovamente ad amarsi come donna. Tra le pagine di questa storia si percepisce non solo il dolore fisico ma anche quello spirituale e mentale per una condizione opprimente. E’ un libro ricco di simbologia.

Le immagini del Loto, della Fenice e del filo d’oro, utilizzato come rimedio per le crepe di giare (nella cultura orientale), sono sinonimo di cura per le cicatrici. Un legame nato da una scintilla e che è divampato in un fuoco di speranza.

Un libro impreziosito dalle testimonianze dirette di altre due donne: la prefazione di Mariangela Camocardi e il commento finale di Arianna Garrone, che questa condizione ha dovuto affrontarla.

Certe situazioni si possono comprendere solo vivendole e, nonostante l’autrice abbia detto che il suo è un libro per tutti, io da uomo mi sentirò sempre in difetto perché mai e poi mai sarò in grado di immedesimarmi in una condizione come questa. Il mio sarà sempre un occhio estraneo che non riuscirà mai a fendere quello strato sottile di opacità; avrò sempre una mancanza e il mio addentrarmi in questo delicato aspetto del mondo femminile sarà sempre in punta di piedi.

Sono fiducioso e voglio credere che la conoscenza medico/umana porterà a scoprire soluzioni sempre meno invasive, senza che si rendano più necessari percorsi così dolorosi. Non servono mai lunghi sproloqui, per questo ho apprezzato moltissimo l’intento di Manuela Chiarottino di condensare tutto in poche pagine eliminando un contorno superfluo.

A cura di Enrico Fasano

metanfetalibri.blogspot.com

 

Manuela Chiarottino


Manuela Chiarottino, è nata e vive in provincia di Torino. Vincitrice del concorso “Verbania for Women 2019” e del “Premio nazionale di letteratura per l’infanzia Fondazione Marazza 2019”, ha abbandonato una carriera da informatica per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura, passione innata che coltiva in modo prolifico, approfondendo in particolare le tematiche dei sentimenti e delle relazioni in diverse sfumature. Tra le sue pubblicazioni: La bambina che annusava i libri (More Stories, 2019), La custode della seta (Buendia Books, 2019), Tutti i colori di Byron (Buendia Books, 2018), vincitore del concorso “Barbera da… Leggere 2018”, Il gioco dei desideri (Amarganta, 2018), Cuori al galoppo (Rizzoli 2016), Il mio perfetto vestito portafortuna (La Corte, 2016), Ancora prima di incontrarti (Rizzoli, 2015) e molti altri.

 

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