Recensione di Valentina Cavo
Autore: Bruno Larosa
Editore: Ronzani Editore
Genere: Giallo giudiziario
Pagine: 352
Anno di pubblicazione: 2021
Sinossi. Fortunato Ardore ha 65 anni, vive a Tre Arie, una piccola frazione del comune di Antonimina ai piedi dell’Aspromonte. Fortunato è un uomo onesto, dedito al lavoro e alla famiglia. La sua è una vita fatta di sacrifici, cose semplici e poche pretese. Ma una notte, la tranquillità costruita da Fortunato con tanta fatica viene bruscamente interrotta: il commissario di polizia Giovanni Valenti e la sua squadra irrompono in casa sua per arrestarlo; secondo il Giudice e i magistrati della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Fortunato è un capo della ‘ndrangheta.Un assurdo quanto improbabile errore degli inquirenti getta Fortunato nel girone impossibile del processo penale di coloro che vengono accusati di reati mafiosi. Inizia per lui un lungo percorso giudiziario, fatto di ottusità e mala fede. Al suo fianco il cugino, l’avvocato Guido Castiglione, noto penalista dedito alla ricerca della verità al di sopra di tutto e contro tutti: colleghi avvocati, magistrati e forze dell’ordine. Sullo sfondo dell’intricata vicenda processuale che coinvolge Fortunato si consuma un inspiegabile delitto: il cadavere del commissario Valenti viene rinvenuto a Locri. A indagare sull’omicidio sarà chiamato un giovane magistrato napoletano, Schiller, anche lui costretto a scontrarsi con un muro di reticenza. Solo la saggezza e le intuizioni dell’avvocato Castiglione saranno determinanti per risolvere il delitto. Un giallo giudiziario che si snoda tra Napoli e la Locride, toccando argomenti spinosi ed estremamente attuali: una severa denuncia delle iniquità del sistema giudiziario penale italiano, che ne indeboliscono la credibilità, e di riflesso colpiscono la nostra società.
Recensione
“ …La ‘ndragheta si estirpa facendole tutt’intorno terra buciata. Eliminando anche chi la tollera.
Braccianti, contadini, operai, commercianti, imprenditori, professionisti, preti, tutti coloro che sguazzano in quel terreno grigio e omertoso, paludoso, fatto d’illegalità e di complicità che sono il presupposto sociale perchè gli ‘ndraghetisti possano esistere…”
In un paese che soffre ancora per le malavitose azioni della ‘ndragheta, si dipana questa vicenda giudiziaria che vede come protagonista l’avvocato Castiglione, uomo dall’animo focoso che non abbassa la testa di fronte alle ingiustizie giuridiche e che difende il cugino Fortunato Ardore, considerato un capo ‘ndraghetista, e lo proclama innocente fino alla fine.
Seguiremo un processo che si fa via via sempre più incalzante e che mira a far venire a galla solo la verità, anche se non sarà facile per l’avvocato dimostrare l’innocenza del suo cliente e congiunto. Fortunato Ardore è un uomo che sta andando verso il tramonto della sua vita, vissuta sempre in modo tranquillo e che si sta ammalando in seguito anche alle dure prove del carcere.
Inoltre, Castiglione si metterà anche all’opera per cercare di capire chi ha ucciso il Commissario Valenti: in un ambiente dove le faide tra diverse ‘ndrine è quasi all’ordine del giorno, non è facile affatto capire chi possa aver commesso questo atto criminoso, intrisecamente legato al complesso caso.
La trama, a man mano che si procede con la lettura, è un crescendo di suspense che riesce a tenere ben alto il livello di attenzione del lettore, alzando l’asticella della difficoltà dell’indagine – del protagonista e dei lettori – ad ogni rivelazione: ci si sposta tra la Campania e la Calabria alla ricerca di indizi che andranno a comporre finalmente un puzzle solido e completo in ogni suo pezzo.
Bruno Larosa ci regala quindi un buonissimo giallo giudiziario, un’opera che ci offre uno spaccato sia della giustizia e dei suoi meccanismi sia i sistemi con i quali agisce la ‘ndragheta, che, come un serpente cerca di chiudere nelle sue spire la preda, tenta sempre e tutt’ora di dominare un paese che non ci sta a farsi schiacciare ancora.
“… Lo stato dov’è? Chiede, punisce, perseguita, ma quando qualcuno ha bisogno i suoi uomini si girano dall’altra parte. Sono stati loro i veri complici della ‘ndragheta. Fino a quando gli ha fatto comodo li hanno tollerati quei criminali, ci si sono messi d’accordo. Ora hanno deciso che anche quelli che hanno subito, leccato per necessità e solo ubbidito, sono complici di quegli assassini, di quei ricattatori, dei mercanti di morte; dei parassiti della nostra terra. È troppo facile liberarsi delle proprie colpe in questo modo. Bastardi!…”
L’autore fa capire bene con le sue parole quanto il nostro Paese abbia a soffrire per questa profonda lacerazione, una ferita che non accenna a smettere di sanguinare.
Le associazioni a delinquere nocciono a tutta l’Italia e non importa dove queste abbiano il loro epicentro: dobbiamo iniziare a fare nostra una mentalità per cui ci deve importare di quello che accade anche in altri luoghi, anche lontani da noi geograficamente, ma che ha un grande impatto sulla vita di tutti, soprattitto se si tratta di atti criminali.
Bruno Larosa
(Locri, 1959) napoletano di adozione, Larosa esercita la professione di avvocato penalista. A partire dal 2001 ha ricoperto incarichi universitari in diritto e procedura penale nelle università romane “La Sapienza” e “Tor Vergata”. Dal 2004 è direttore responsabile del periodico «AntilogiE». Nel 2012, insieme ad altri autori, pubblica il manuale Elementi di diritto per le professioni sanitarie (Esculapio Editrice). Da alcuni anni all’avvocatura ha affiancato la scrittura pubblicando i suoi primi romanzi ambientati nel mondo della giustizia: Magistrati! (CentoAutori di Napoli, 2013), e Doppio Binario (Alessandro Polidoro Editore, 2017).
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