Recensione di Antonella Bagorda
Autore: Bo Svernström
Traduzione: Andrea Berardini
Editore: Longanesi
Genere: Thriller psicologico
Pagine: 480
Pubblicazione: Giugno 2021
Sinossi. Robert Lindström ha un segreto: in un impeto di rabbia, ha ucciso il suo migliore amico. Solo che non se lo ricorda. All’epoca aveva undici anni ed era troppo piccolo per essere condannato. Due decenni dopo, però, la nebbia continua a invadere la sua mente quando prova a ricostruire cosa accadde quel giorno. Per cercare di avere una vita normale, Robert si è trasferito a Stoccolma ed è proprio nella capitale che lo trova Lexa, una giornalista che ha deciso di scrivere un libro sulla sua storia per dimostrare una teoria: Robert è innocente. Insieme, i due iniziano a scandagliare il passato di Robert, decidendo di tornare nel sobborgo in cui l’uomo è cresciuto. Come era prevedibile, il clima che li accoglie è ostile e ben presto cominciano a ricevere lettere minatorie ma, ancora peggio, poco dopo il loro arrivo viene ritrovato il corpo esanime di una ragazzina e Robert diventa il principale sospettato. Eppure qualcosa non torna. Può essere una coincidenza? O c’è un killer in libertà da vent’anni? Mentre Robert cerca di evitare la prigione e Lexa rischia la vita, l’ispettore capo Carl Edson, della Commissione per gli omicidi del Regno, guida le indagini. Strani incidenti lo avvicineranno sempre di più a una verità molto più oscura e intricata del previsto…
Recensione
Robert è un uomo che è stato un bambino. Un bambino come tanti: vivace ed esuberante ma pieno di paure e di segreti. Un bambino che è stato costretto a convincersi di aver fatto una cosa orribile a un suo amichetto; una cosa che sa perché nel tempo gli è stata costantemente ribadita, ma che lui non riesce a ricordare in alcun modo.
L’undicenne Robert ha ucciso il suo migliore amico Max. Era là quando è successo. C’era soltanto lui. E per tutti questi anni nessuno ha messo in dubbio le sue azioni. Perché la sua colpevolezza era così evidente; e il caso era così semplice da risolvere. Peròlui non ricorda. Non ricorda niente. Almeno finché Lexa non entrerà con prepotenza nella sua casa, nella sua testa, nella sua vita.
Lexa è una giornalista intimamente insicura che riesce a trasformare quell’insicurezza in una spavalderia invadente e quasi fastidiosa. Piomba all’improvviso nella vita di Robert perché è decisa a scrivere un libro sulla sua esistenza, o meglio sulla sua innocenza. Afferra di forza quel bambino troppo cresciuto e lo porta nei luoghi della sua infanzia, dove tutto ha avuto inizio e dove tutto ha avuto fine. Lo trascinerà da vecchie conoscenze che lo tratteranno con più o meno indifferenza, con più o meno cattiveria. Lo spingerà in luoghi importanti e dolorosi. Lo costringerà, in un modo o nell’altro, a ricordare; e Robert avrà estremo bisogno di ricordare. Soprattutto perché, poco dopo il suo ritorno a casa, verrà ritrovato il corpo senza vita di una bambina, e il principale sospettato diquell’omicidio sarà proprio lui.
Games. Piccoli giochi innocenti ha tutte le carte in regola per essere un grande thriller psicologico.
La narrazione alterna prima e terza persona:
La prima persona è la voce di Robert, che a sua volta alternerà presente e passato: ci racconterà chi è oggi e il percorso che l’ha portato a essere quello che è; poi tornerà indietro di quasi trent’anni e cercherà di ricostruire i pezzi del suo passato, quelli importanti, quelli fondamentali; tornerà al presente e poi ancora al passato e così via finché, al momento giusto, riscoprirà finalmente chi è davvero il Robert Lindström di cui pensava di aver perso le tracce per sempre.
La terza persona, invece, è la voce di un narratore pignolo ma mai invadente che ci accompagnerà nel corso delle indagini della bambina uccisa guidate dall’ispettore capo Carl Edson.
Il vecchio e il nuovo caso correranno su percorsi che sembrano paralleli ma che, a un certo punto, inevitabilmente, si scontreranno e porteranno a svolte inquietanti e inaspettate.
L’autore di questo romanzo ha fatto un lavoro su cui c’è molto poco da dire. Continui punti di vista, continui salti temporali, miriadi di personaggi, di luoghi, di eventi e mai, dico mai, nessuna esitazione, nessuna confusione, nessun dubbio. Esistono, nel corso dell’opera, eventi casuali che in altri contesti susciterebbero opinioni negative ma che, in questo caso, non arrecano nessun disturbo alla credibilità della storia. Forse alcune situazioni su cui si è tentato di creare troppa suspense sono un po’ scontate per chi ha una mente allenata a questo tipo di lettura, e quindi qualcuno potrebbe urlare dei fastidiosi: “Io l’avevo già capito a pagina 30.” – “Io a pagina 5.” – “Io avevo già capito tutto leggendo la sinossi.”
Insomma, i lettori di thriller sono sempre più esigenti e spesso anche puntigliosi e rompiscatole, amano mettere alla prova gli autori e giocare coi personaggi partecipando, purtroppo solo passivamente, alle indagini.
Posso dire che, dal mio punto di vista, Bo Svernström ha portato a casa un lavoro dignitosissimo. Il lato psicologico del romanzo è gestito in maniera eccezionale: man mano che i ricordi di Robert si facevano limpidi, sembrava tornassero alla mente anche a me; i lati umani di tutti i protagonisti, inclusi i personaggi minori, sono stati trattati con una cura dei minimi particolari che li ha resi vivi; i luoghi sempre chiari, reali, visibili; un finale un po’ tirato per le lunghe, forse: gli ultimissimi capitoli non sono altro che spiegazioni di spiegazioni di spiegazioni. Il romanzo, a mio parere, poteva terminare molto prima e contare un po’ meno delle tante pagine da cui è composto, ben 480.
Se consiglio la lettura? Direi proprio di sì.
Un romanzo per tutti. Veloce da leggere nonostante il numero elevato di pagine. Scorrevole e piacevole la narrazione. Ma, soprattutto, scritto bene; e una menzione speciale va ovviamente al traduttore, Andrea Berardini, che ha fatto un lavoro strepitoso.
Insomma, se è vero che la seconda opera di uno scrittore è la più ostica, direi che Svernström ci riserverà molte piacevoli sorprese.
Bo Svernström
(1964) dopo gli studi all’università d Göteborg ha lavorato a lungo come giornalista di cronaca nera per Aftonbladet, una delle maggiori testate svedesi. Il suo primo romanzo è Victims, edizione italiana Longanesi 2020, che in Svezia è stato in testa alla classifica dei libri più venduti. Nel 2021, sempre in edizione italiana Longanesi, pubblica Games – Piccoli giochi innocenti. Vive a Stoccolma.
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