Gli occhi della Basilica




Recensione di Anna Sonatore


Autore: Domenico Carpagnano

Editore: Bertoni Editore Collana IRA

Genere: Thriller

Pagine: 418

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Un noto e discusso imprenditore, in serie difficoltà economiche viene ucciso nella Basilica di San Pietro a Perugia. Le indagini consentiranno al commissario Anselmi, responsabile della squadra omicidi della Questura di Perugia, di fare emergere storie di violenze domestiche, di usura, di ricatti, di vessazioni, di notizie addomesticate, portandolo, cosi a sospettare della moglie della vittima, di un suo amico, di alcuni suoi dipendenti e, non ultimo, dello stesso parroco della Basilica di San Pietro. Le vicende, apparentemente slegate fra loro, alla fine del romanzo si ricomporranno come tessere di un’unica storia e, ancora una volta, il noir diventerà il pretesto per parlare delle peggiori debolezze umane, ma anche delle bellezze di Perugia e, in particolare, della Basilica di San Pietro un vero e proprio museo, prima ancora che un luogo di culto nella quale, tra i mille tesori di cui si può godere visitandola, c’è Apoteosi dell’Ordine dei Benedettini (una tela di quasi novanta metri quadri, che non tutti sanno che è anche chiamata “la bocca del demonio’).

Recensione


Ci troviamo a Perugia. Come ogni mattina il Cavaliere Fiorucci, accompagnato dal suo autista Giovanni,si reca alla Basilica di San Pietro per confessarsi. Nell’attesa del ritorno del Cavaliere,stanco di aspettare in piedi, Giovanni ne approfitta per sedersi in auto e riprendere la lettura che aveva interrotto il giorno prima, “Il cacciatore di aquiloni” di Hosseini. A guardarlo, Giovanni, non si direbbe un uomo sensibile alla cultura, anzi sembra proprio l’esatto opposto.

Un uomo di colore di circa 100 kg, dall’aspetto possente e intimidatorio, perfetto per fare da guardia del corpo e non da semplice autista. Lui, così’ grande e grosso in realtà è un debole, incapace di reagire alle offese.

Il Cavaliere era un maestro in questo, offenderlo e sminuirlo come nessuno, ma il lavoro gli serviva e abbassare il capo di fronte ai torti subiti gli veniva ancora più facile. La sua lettura prosegue serena con l’accompagnamento della musica  trasmessa dalla radio.  Gli altoparlanti iniziano a diffondere le note di “ Stairway To Heaven” dei Led Zeppelin, per godersi di più il momento, Giovanni alza il volume al massimo e chiude i finestrini dell’auto. Assorto in quelle note non si accorge dell’uomo che sta correndo verso di lui. Don Aldino, parroco della Basilica di San Pietro, batte forte sul finestrino dell’auto, è spaventato e cerca aiuto, e le sue mani sono sporche di sangue.

Il corpo del Cavaliere Fiorucci viene così ritrovato privo di vita nel confessionale, con il cranio fracassato. Da qui partirà l’indagine del commissario Anselmi, un uomo tutto d’un pezzo con una sensibilità spiccata, ma  tormentato da un passato oscuro. In Questura le sue doti di investigatore venivano apprezzate da tutti, ma c’era una contraddizione che spiccava, e tra le persone che l’avevano notata, c’era anche il sovrintendente Ricci.

 “Non riuscivano a spiegarsi come mai avesse scelto di fare il poliziotto. Non era normale per uno con la sua sensibilità; era come se un animalista avesse deciso di fare il macellaio.”

Ma nessuno immaginava quello che aveva passato, quello che lo aveva spinto a diventare l’uomo che era. La sua indagine partirà dalla Basilica di San Pietro, scaverà nella vita del Cavaliere per riuscire a trovare un possibile assassino.

Chi poteva avercela con il Cavaliere da volerlo morto?

Chi si sarebbe macchiato di un crimine così?

In una chiesa per di più ?

Che collegamento c’era tra il Cavaliere e la Basilica di San Pietro?

Si scoprirà che ad odiarlo erano in molti, in primis i dipendenti della sua azienda. Un’impresa che commercializzava materie plastiche, ereditata dal padre subito dopo essersi laureato. Le voci su di lui erano tante, nessuna positiva.  Avanzando con le indagini, venirne a capo si rivelerà impossibile. Tutti mentono, tutti hanno qualcosa da nascondere.

“I silenzi con le loro parole non dette, nascondevano quasi sempre delle verità imbarazzanti”

Verranno fuori verità scomode, segreti laceranti, persecuzione dal passato, risentimenti, dolori mai superati, peccati da scontare...

Domenico Carpagnano in questo romanzo ci fa vedere una buona parte del lato oscuro dell’essere umano. Violenze domestiche,bullismo, stalking, omofobia. Ogni argomento viene approfondito con riflessioni profonde. I dialoghi scorrono veloci, in un turbinio di avvenimenti che si intrecciano tra di loro fino a diventare una matassa sempre più difficile da sbrogliare. Lo stile fresco di Carpagnano rende la lettura piacevole dall’inizio alla fine. Ci mostrerà con quanta facilità si può passare, all’occhio della gente, dall’essere vittima a diventare carnefice.

Come con una semplice voce di corridoio si possano distruggere delle vite. Insomma Carpagnano vi accompagnerà pian piano nelle profondità dell’animo umano, e uscirne indenni non sarà facile. Verso la fine ci si imbatte in un epilogo che vi scioglierà il cuore, un finale emozionante che difficilmente dimenticherete.

Domenico Carpagnano


avvocato, è nato nel 1954 a Barletta, dove ha esercitato la libera professione fino al 2013. Nel 2014 si è trasferito a Perugia, città nella quale aveva completato i suoi studi universitari, per dedicarsi a tempo pieno alla pittura e alla scrittura. Dopo Per una vita rubata, il suo romanzo di esordio, pubblicato nel settembre 2016, si ripresenta ai suoi lettori con La verità comoda, un thriller ambientato nel capoluogo umbro.

 

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