Speciale Haruki Murakami. L’assassinio del commendatore




Recensione di Kate Ducci


Autore: Haruki Murakami

Traduttore: A. Pastore

Editore: Einaudi

Pagine:  Libro primo – 411 pagine

Pagine: Libro secondo – 434 pagine

Genere: Narrativa

Anno di pubblicazione: Libro primo: 2018 – Libro secondo: 2019

 

 

 

 

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Sinossi. Una borsa con qualche vestito e le matite per disegnare. Quando la moglie gli dice che lo sta lasciando, il protagonista di questa storia si accontenta di questi pochi oggetti: carica tutto in macchina e se ne va di casa. Del resto, cos’altro può fare? Ha trentasei anni, una donna che l’ha tradito, un lavoro come pittore di ritratti su commissione che porta avanti senza troppa convinzione, dopo aver messo da parte ben altre aspirazioni artistiche, e la sensazione generale di essere un fallito. Cosí, inizia a vagabondare nell’Hokkaidō, tra paesini di pescatori sulla costa e ryōkan (le tipiche pensioni a conduzione famigliare giapponesi) sulle montagne. Finché un vecchio amico gli offre una sistemazione: potrebbe andare a vivere nella casa del padre, lasciata vuota da quando questi è entrato in ospizio in preda alla demenza senile. Il giovane ritrattista accetta, anche perché il padre dell’amico è Amada Tomohiko, uno dei pittori piú famosi e importanti del Giappone: abitare qualche tempo nella casa che fu sua, per quanto isolata in mezzo ai boschi, è una tentazione troppo forte. Quando si trasferisce lí, capisce che la sua decisione ha dato il via a una serie di eventi che cambieranno per sempre la sua vita.

 

 

 

Recensione

Il romanzo è diviso in due volumi collegati e richiedono necessariamente una lettura che segua l’ordine cronologico deciso dal l’autore.

I temi centrali di entrambi sono: un’acuta analisi sulle capacità curative dell’arte, che può aiutare a superare qualsiasi cosa, dalla fine di un amore alla morte di qualcuno a noi molto caro; una difficile disamina sulle cicatrici che la violenza subita od osservata possono lasciare, fino a impedirci per sempre di parlarne; un’indiretta ma interessante lezione sull’uso corretto delle parole.

L’arte insegna a fare tesoro dei propri limiti e non avere paura dimostrarli. Che la nostra scelta ricada su un altro essere umano o su una tela da dipingere, poco importa: ciò che siamo deve emergere, non deve venire soffocato, o finiremo per non trovare mai una cura a ciò che ci sta uccidendo.

Mentre l’arte lavora spingendoci a tirare fuori ogni tipo di sensazione e di ricordo mandati a memoria, la violenza subita mette bavagli, impone il silenzio come cura improbabile a una sofferenza troppo grande. Ed è proprio per tale ragione che uno dei tre protagonisti maschili di questo lungo romanzo è un famoso pittore, che ha dipinto tanto e con ottimi risultati. Ha dipinto ed esposto tutto ciò che ha visto, tranne le violenze a cui ha assistito in Europa, durante gli anni della guerra.

Non ne ha mai parlato con qualcuno e mai lo farà, ma le ha ritratte nel suo quadro più bello, nascosto nella soffitta della sua vecchia casa.

Quell’opera d’arte sensazionale gli ha permesso di esorcizzare il dolore ma non di condividerlo con altri esseri umani, perché l’arte è innanzitutto qualcosa di cui è l’artista ad avere bisogno e solo successivamente, forse, qualcosa da condividere.

Le parole, con cui Murakami ama giocare in ognuno dei suoi romanzi, sono protagoniste anche di questo ultimo lavoro.

Due personaggi, forse immaginari, forse più reali della realtà stessa, fanno compagnia al giovane pittore: un’idea e una metafora. Saranno loro a guidarlo attraverso un percorso che lo aiuterà a ritrovarsi, a perdonare, a dire addio e a fidarsi.

Questo percorso sarà utile a tutti e tre gli uomini che si muovono nelle pagine di una storia al limitare tra il reale e l’immaginario. I tre uomini non hanno niente in comune, tranne una cosa: sono stati abbandonati o hanno perso la donna che amavano e, perdendola, hanno smarrito una parte di loro stessi.

 

 

Haruki Murakami


Haruki Murakami è uno scrittore, traduttore e accademico giapponese. È stato tradotto in circa cinquanta lingue e i suoi best seller hanno venduto milioni di copie. I suoi lavori di narrativa si sono guadagnati l’acclamazione della critica e numerosi premi, sia in Giappone che a livello internazionale, come il World     Fantasy Award, il Frank O’Connor International Short Story Award, il Premio Franz Kafka e il Jerusalem Prize.

 


Qualche nota in più

Murakami ha ammesso di aver voluto rendere omaggio a Francis Scott Fitzgerald con questo suo nuovo romanzo e, infatti, è immediato vedere in Menshiki, vicino di casa del protagonista, una rivisitazione di Jay   Gatsby: uomo bello, di classe, misterioso e ricchissimo che svela, pian piano, fragilità nascoste e una profonda tenerezza.

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