Recensione di Elsa Flacco
Autore: Marco Ubezio
Editore: Bookabook
Genere: Giallo
Pagine: 272
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Milano, seconda decade degli anni Duemila. Mentre nel pieno della notte viene ritrovato il cadavere di un ragazzo mediorientale orrendamente mutilato, l’avvocato Matteo Riflessi riceve una telefonata. È Marco, il suo vecchio amico d’infanzia. Insieme erano “i Gemelli Gheddafi”, il terrore del quartiere. A distanza di anni, il suo compagno di giochi, diventato un prete di prestigio della Curia milanese, gli chiede aiuto: un anziano monsignore è accusato di ricettazione di antichi manoscritti e ha bisogno di un avvocato. Ma quando il prelato muore in circostanze sospette, Matteo resta intrappolato in una vicenda labirintica la cui unica certezza è un misterioso legame tra i due cadaveri. Circondato da illustri porporati, sciure fattucchiere e fantasmi del passato, Matteo avrà l’ardito compito di ricomporre lo schema di omissioni al cui interno si cela un’unica sconcertante verità.
Recensione
Curioso, questo romanzo di Marco Ubezio, avvocato di Milano. Si è portati a vedere nel protagonista Matteo Riflessi, anche lui avvocato, una proiezione dell’autore, tanto è spontaneo e verosimile questo personaggio che accompagna il lettore in una vicenda intricata e in qualche passaggio surreale, eppure sempre paradossalmente vivace e pienamente calata nella realtà quotidiana del mondo variegato e frenetico che ci avvolge.
Matteo si “riflette”, com’è nel suo cognomen omen, nel suo “gemello”, l’amico d’infanzia Marco, affermato prelato, che lo conduce in un intreccio labirintico di interessi e di passioni, a fare la conoscenza di personaggi irresistibili: dal cantante lirico Eric alla poco amata fidanzata Meri, da un’eccentrica suora al nano autistico Luisito, attorniati da poliziotti e notai, ecclesiastici e librai equivoci, con due morti ammazzati e misteri da risolvere a go go.
Troppa carne al fuoco, forse. A un certo punto della storia il lettore è portato a crederlo, chiedendosi come farà il poliedrico narratore e ricongiungere tutti i fili che ha disseminato nel corso del racconto, creando una galleria di tipi umani e di mondi apparentemente estranei l’uno all’altro: eppure, alla fine, miracolosamente si ritrovano ciascuno nel proprio ruolo all’interno di un meccanismo narrativo ben congegnato.
Intendiamoci, non tutti entrano nella risoluzione dell’enigma: parecchi restano sullo sfondo, a caratterizzare il mondo che ruota attorno al protagonista, ed è proprio questo il pregio maggiore del romanzo.
Mi spiego: I gemelli Gheddafi deve parte della sua riuscita proprio alla capacità dell’autore di tratteggiare un microcosmo completo, fatto di luoghi, momenti, facce, gesti, parole che compongono un quadro articolato e ricco di sfumature, al di là di quanto sarebbe necessario per costruire un buon giallo fine a se stesso.
Al termine della lettura, ciò che resta nella memoria non è tanto l’intreccio “giallo” centrale, ma tutto ciò che si innerva su questo asse centrale, arricchendo di scene spesso esilaranti capitoli dai titoli evocativi e improbabili, con il risultato di rendere godibili queste pagine, senza cali di attenzione o momenti di stasi.
Merito anche di un linguaggio denso e arguto, efficace nel rendere la varietà dei tipi umani e delle situazioni che la lente del narratore interno restituisce con un disincanto mai cinico, sempre invece partecipe e divertito, non scevro di una sottile punta di affettuosa malinconia.
Marco Ubezio
Marco Ubezio, classe 1978, avvocato a Milano. Si occupa di assistenza legale a operatori del no profit. È esercitatore presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, facoltà di Scienze Politiche (Sociologia). Con I Gemelli Gheddafi ha vinto il terzo premio al concorso Avvocati e Autori organizzato dall’Unione Lombarda Ordini Forensi e Ananke Lab.