I miei ultimi 10 minuti




Recensione di Nunzia Esposito


Autore: Elif Shafak

Editore: Rizzoli

Genere: Narrativa

Pagine: 318

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. La chiamavano Leila Tequila a casa e al lavoro, nell’edificio color palissandro sulla viuzza cieca che acciottolava giù verso il porto, annidata fra una chiesa e una sinagoga, negozi di lampadari e kebabberie: il vicolo che ospitava i più antichi bordelli autorizzati di Istanbul.Dieci minuti e trentotto secondi dopo che il cuore di Leila smette di battere la sua mente è in piena coscienza e quello che accade è sorprendente: scene cruciali della sua esistenza rivivono attraverso il ricordo dei sapori più intensi che abbia mai provato. Lo stufato della capra che suo padre aveva sacrificato per celebrare la tanto attesa nascita di un figlio maschio; la miscela di zucchero e limone che sobbolliva sul fornello, usata dalle donne per la ceretta mentre gli uomini andavano a pregare nella moschea; il caffè scuro e forte al cardamomo, per sempre legato alla via dei bordelli Leila sta morendo, ma la sua anima lavora, implorando di essere salvata mentre abbandona il corpo. Ma cosa è successo a Leila, la prostituta, trovata cadavere di fronte a un campo di calcio umido e buio, dentro un bidone dell’immondizia con i manici arrugginiti? Elif Shafak ritorna con un romanzo duro e luminoso, dettato da una necessità ineludibile, un romanzo che ospita la realtà tutta. Ed erige davanti ai nostri occhi una città lacerata e nervosa, affamata di libertà, una città femmina che salva e condanna.

Recensione

Notte. Buio e silenzio. Lontano in città una parte della popolazione riposa profondamente, un’altra buona parte vive Istanbul esclusivamente di notte.

Appena fuori da Istanbul un pick-up viaggia a folle velocità per le strade che conducono fuori dalla bella città globale. Su di esso, personaggi ancora più bizzarri. Il Pirata, la Nostalgica, Miss Hollywood, Zaynab (con l’altezza nel nome) e Jamila. Accomunati da un obiettivo, sfidano la legge.

Esprimono e decorano una Istanbul che per il mondo non c’è.

I colori del mare del Bosforo, che si riflettono sui palazzi e i riflessi del sole sulla meravigliosa Istanbul non contemplano l’esistenza degli indesiderati. La protagonista di questo romanzo, Leila, è una di questi “invisibili” e indesiderati.

Leila giace riversa in un bidone dell’immondizia, la vita ha abbandonato il suo corpo. In vita era una prostituta. Qualcuno le ha fatto del male, l’ha strangolata. Ma nonostante la vita abbia abbandonato già il suo corpo, al suo cervello restano ancora 10 minuti e 38 secondi di attività. 10 minuti e 38 secondi nei quali rievoca diversi ricordi, che ci  raccontano la sua storia, quella dei suoi amici e la storia di un mondo, un sotto testo inserito all’interno di una città meravigliosa, che molti preferiscono non vedere. Una città la cui legge riduce a un terzo la pena contro chi aggredisce una prostituta, perché “lo stupro non può comprometterne la salute fisica e mentale”.

L’autrice ci racconta attraverso le parole di Leila, la città degli invisibili, degli immigrati che sfuggono alla povertà, alla guerra e alla fame. Sebbene sembra fare solo da sfondo alla narrazione, il ruolo della città di Istanbul in realtà è forse quello principale. Essa rappresenta un faro per chi nutre la speranza di un futuro migliore eppure si ritrova prima ammaliato e poi tradito da questa città che come un funambolo, cerca di restare in equilibrio tra Oriente e Occidente. La modernità e le tradizioni di questo luogo si contraddicono e si scontrano nelle vicende del romanzo.

Il merito dell’ autrice è aver usato un escamotage narrativo interessante per raccontarci degli indesiderati e invisibili che nessuno considera.

E tiene a sottolineare a fine romanzo che il Cimitero degli abbandonati esiste davvero, segno inequivocabile che purtroppo sono frutto della sua creatività solo alcune piccole parti del romanzo, mentre è la triste realtà che le ha dato ispirazione per la trama, intensa e avvolgente nella prima parte, un po’ più debole nella seconda parte. Comunque un romanzo godibile e interessante.

 

 

Elif Shafak


Elif Shafak (o Şafak): Nasce a Strasburgo nel 1971, da padre filosofo e madre diplomatica. Dopo la separazione dei genitori, all’età di due anni, assume il cognome di sua madre, con la quale trascorre infanzia e adolescenza in Spagna e Giordania, prima di ritornare in Turchia. Scrive il suo primo romanzo, “Pinhan” a 24 anni, col quale ha colpito la critica, vincendo nel 1998 il Premio Mevlana per la miglior opera di letteratura mistica in Turchia. Tra gli altri romanzi ricordiamo il suo “Il palazzo delle pulci”, bestseller in Turchia, che è diventato uno dei sei libri candidati nel 2005 per l’ Indipendent Foreign Fiction Prize in Gran Bretagna. Il suo primo libro autobiografico dal titolo “Black Milk”, racconta la sua esperienza di depressione post- partum, avvenuta a seguito della nascita di sua figlia, nel 2006. Il suo libro più conosciuto anche qui in Italia è “La Bastarda di Istanbul” dal quale è stato tratto un famoso spettacolo teatrale messo in scena in diversi teatri italiani. Attualmente Elif Şafak scrive per quotidiani e riviste, in Turchia e in Europa.

 

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