Recensione di Francesca Mogavero
Autore: René Frégni
Editore: Jimenez
Traduzione: Chiara Rea
Pagine: 144
Genere: noir
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Quando il primo gennaio René – uno scrittore che dal caos di Marsiglia si è ritirato in campagna – inizia a scrivere sul suo nuovo quaderno rosso non immagina che la tranquilla bellezza di quelle prime pagine verrà presto sconvolta. Giorno per giorno, come in un diario, descrive la dolcezza delle colline provenzali, le sue passeggiate solitarie nella natura e la quieta tenerezza del rapporto con la compagna Isabelle. Ma un giorno riceve la telefonata di Kader – che René aveva conosciuto anni prima durante i suoi seminari di scrittura per detenuti – e da quel momento niente sarà più come prima. Delinquente incallito ed esperto di evasioni, Kader è appena scappato dal carcere di Tarbes e chiede aiuto a René che, senza valutare le conseguenze del suo gesto, offrirà un nascondiglio al fuggitivo. La serenità della sua esistenza verrà spazzata via da un susseguirsi di eventi e di interrogativi: quanto vale una vita umana? Qual è il prezzo della fraternità? Cosa siamo disposti a sacrificare per compiere quella che ci sembra la scelta più giusta? Come gridano i pesciaioli ai passanti sul Vecchio Porto di Marsiglia, “I vivi al prezzo dei morti”: ma vale lo stesso anche per le vite degli uomini? A metà strada tra autofiction, diario intimo e romanzo puro, I vivi al prezzo dei morti è un noir ammaliante e atipico in cui la luce dolce della Provenza si scontra con le ombre di una vicenda spietata. Con una scrittura che fonde delicatezza e potenza, Frégni ci racconta una storia in cui per trovare scampo tutti dovranno sacrificare qualcosa.
Recensione
Un libro noir che si tinge di rosso: lo scrittore René, protagonista e autore della storia, inaugura il nuovo anno con il proposito di tenere un diario su un quadernetto rosso; rossi sono i piumaggi di certi uccelli che pasteggiano e si mettono in mostra davanti alla sua finestra, rossi sono certi frutti, i gerani e un grosso gatto, rosso è il desiderio che mai si spegne per la compagna Isabelle, per il suo ventre e i suoi seni, che riempiono pagine di romanzi e le fantasie di lettori e produttori.
“Ogni parola è un vestito rosso palpitante di vita”, e rossi sono il piccolo Samsung, che squilla e cambia la sorte, e gli occhiali posticci di Kader, ex allievo del corso di scrittura in carcere, ora evaso e in cerca di rifugio, di aiuto, forse di un amico come non ha mai avuto in anni di rapine e lotta per la sopravvivenza. Il pericolo è rosso, come lo sono i fuochi o certe sirene, il calcestruzzo, una moto fiammante e una valigetta che cela un tesoro velenoso che scotta e fa gola; la strada è polverosa e rossa, e lo è – lo diventa – il piccolo mondo di René, che si espande e si colora di sangue, di delitti, di colpe inconfessabili e segreti da nascondere.
Un’esistenza placida e senza scossoni in Provenza si tramuta, in pochi giorni, in un’adrenalinica corsa, nella sequenza accelerata di un thriller marsigliese, e il medesimo mutamento si rispecchia nella scrittura, che da osservazione, descrizione dall’esterno, da una prospettiva sicura e riparata, si fa azione, reportage di guerra e malavita, cronaca in presa diretta di esistenze allo sbando da sempre, di infanzie troppo brevi e scelte negate.
“Tira fuori una bella trama, un’atmosfera cupa. Scendi in profondità a vedere i tuoi fantasmi e buttati in un romanzo noir…” si era detto René il primo gennaio, senza ricordarsi che occorre sempre fare attenzione a ciò che si desidera, soprattutto quanto si tirano in ballo i demoni (interiori o infernali è lo stesso, in ogni caso quelli mica si accontentano di una semplice visita di cortesia) e lo si fa attraverso la forma scritta, che rende tutto più ufficiale e spalanca dimensioni dalle quali non è più possibile fare ritorno.
Ma stiamo parlando di testimonianza o finzione letteraria?
Frégni dà la propria carta d’identità al suo eroe o dà alle stampe uno scritto intimo di autodenuncia e autoesorcismo?
Una risposta non c’è – e vi stupite? – così noi lettori possiamo immaginarci lo scrittore con la penna o una scodella di rancio tra le mani, dietro il pc o dietro le sbarre, teso verso una nuova opera da costruire o per sempre in fuga, tra villaggi tutti uguali e sotto nomi sempre diversi.
Quanto vale la vita, e quanto la morte, l’amicizia, l’amore e la scrittura?
Esiste una scala condivisa e fissata, un importo che non risenta della congiuntura economica?
Oppure siamo noi a stabilire la classifica, scegliendo cosa sacrificare e cosa portare sul podio?
Possibile, certo, ma quanto è solida e assoluta, in fondo, questa base e fino a quando resterà in piedi? Se al porto i pesci vivi si vendono allo stesso prezzo dei morti, magari in uno stesso cartoccio che un po’ ancora sussulta e un po’ già puzza, non ci troviamo forse in un gioco dalle regole a noi ignote, che mescola carte e situazioni a piacere del croupier?
La partita di René – persona, personaggio o ambedue – dura solo il tempo della lettura, del dopo non ci è dato sapere… ma quante scommesse, rischi e stile nel suo romanzo dalla copertina rossa!
A cura di Francesca Mogavero
René Frégni
René Frégni, nato a Marsiglia nel 1947, a 19 anni si rifiuta di fare il servizio militare e per qualche anno vive all’estero sotto falso nome. Tornato in Francia deve scontare sei mesi di prigione militare per diserzione. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura fa diversi lavori, tra cui l’infermiere in un ospedale psichiatrico. Per anni ha tenuto seminari di scrittura per detenuti nel carcere Baumettes di Marsiglia. Ha vinto numerosi premi letterari e i suoi romanzi – tradotti in sei lingue – possono essere definiti noir mediterranei, filone di cui il suo concittadino Jean-Claude Izzo è considerato il fondatore.
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