Recensione di Enrico Fasano
Autore: Luana Caraffa
Editore: Round Robin Editore
Genere: saggio narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 114
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Dopo essere giunto nelle stanze di Alcolisti Anonimi, Igor decide di intraprendere la scrittura di un saggio per raccontare quest’esperienza e mostrare ciò che accomunai frequentatori di quelle stanze con tutte le altre persone. In un mondo che costantemente trama ad allontanarci gli uni dagli altri, Igor tenta di riavvicinare tutti mostrando un comune denominatore: nessuno è in salvo, nessuno è completamente fuori da un tunnel invisibile in cui si può rischiare di rimanere intrappolati per tutta la vita. Così, nella scrittura, Igor continua la sua battaglia personale e il suo saggio, pagina dopo pagina, diventa un diario, un urlo verso il mondo, un tentativo di mettere a nudo la verità iniziando da se stesso, per consentire a ognuno di riconoscersi nella sua storia.
Recensione
Essere un lettore onnivoro non vuol dire ingozzarsi di una moltitudine di storie solo per celebrare la propria mania di lettori seriali che riempiono le librerie di casa con libri che magari nemmeno ricordano. Onnivoro, per me, è il lettore scrupoloso, attento a ciò che vuole leggere e per questo selezionatore. Implica scegliere sempre diversi generi ed è per questo che ho deciso di recensire “Igor l’anonimo” di Luana Caraffa.
Un saggio/monologo sull’alcolismo, i suoi devastanti effetti e, più in generale, sulle dipendenze di cui siamo tutti schiavi, chi più chi meno. Una condizione mentale che rischia di diventare patologica quando il soggetto interessato non riesce a fargli fronte. Prima ti seduce e poi ti calpesta, quando ormai è troppo tardi per tornare indietro.
Una sola sceneggiatura, nemmeno così definita: sta al lettore immaginarla, per renderla veritiera al massimo. C’è Igor, ci siamo noi, seduto di fronte ad altri come lui, come noi, in un’anonima stanza degli alcolisti anonimi (AA).
Un lungo racconto, forse rivolto più al suo io, che gratta via croste su ferite aperte ormai da anni e consumate tra bottiglie di whisky e boccali di birra. Dal libro emerge l’incredibile fragilità della volontà umana, così volubile e incline all’autodistruzione. Tutto questo è raccontato con stupefacente maestria da Luana Caraffa che dimostra grande padronanza non solo della lingua italiana ma dell’argomento che va trattando. Un linguaggio e uno stile non sempre immediati e di facile comprensione, che necessitano attenzione e approfondimento.
A primo impatto, il saggio, lancia un messaggio chiaro: se bevi fino a perdere il controllo ne diventi dipendente e tornare indietro risulterà una scalata impervia. Ma non è solo questo. Una lettura più approfondita e consapevole svelerà molti ‘scheletri nell’armadio’, una moltitudine di atteggiamenti, preoccupazioni e manie che non sono solo tipiche di un alcolista ma ognuno di noi si rispecchierà in esse almeno un po’.
C’è depressione, denigrazione, razzismo e autolesionismo. Sono poche le pagine ‘felici’ qui. Due capitoli mi hanno assestato un fendente tremendo: Tempo e Dr. Jekyll and Mr. Hyde. Nel primo intuisci che molti alcolisti sono consapevoli del loro problema ma gli girano le spalle; sanno che è male perpetrare il loro vizio ma è come se ne fossero innamorati, un amore malato e pericoloso. Il secondo ne è una diretta conseguenza: chi vive questa condizione è inevitabilmente un bugiardo. Mente agli amici, mente ai familiari, mente a tutti quanti pur di nascondersi sotto al suo velo di omertà. Terribile.
Tutto ciò che ha attinenza a qualsiasi forma di cattiva abitudine ha sempre smosso qualcosa dentro di me. Non ho mai studiato psicologia ma essa mi ha sempre affascinato: comprendere il comportamento umano credo sia una delle cose più complicate, proprio per la volubilità a cui accennavo prima. E le dipendenze non sono altro che soli piccoli puntini in quell’immenso firmamento disturbato che è la psiche.
Una lettura difficile ma indispensabile. Con Igor soffri e capisci, cadi molto in basso calpestando il suo e il tuo orgoglio e alla fine ti rialzi. Un viaggio andata/ritorno all’inferno.
A cura di Enrico Fasano
Luana Caraffa
fonda nel 2006 la rock band Belladonna con cui ha realizzato 6 album e intrapreso un’importante carriera internazionale. Il talento per la scrittura è evidente nei testi delle canzoni, ma il salto verso la narrativa è una piccola perla letteraria che diventa un’opera autoprodotta e ormai quasi introvabile – presente solo al merchandising dei concerti – dal titolo Chat Noir, da cui nasce proprio Igor, l’anonimo: il protagonista. L’idea di un secondo romanzo, che diventa la sua prima opera in libreria, è una sintesi di desideri dell’autrice e quello dei suoi Fan rimasti incantati da Igor, in Chat Noir. Già nel 2008 due suoi brani entrano nel ballot dei Grammy Awards e recentemente alcune produzioni hollywoodiane si sono avvalse della musica dei Belladonna per la promozione dei film “Fantastic Four”, “Minions”, “My Cousin Rachel”, “Split”, “The Dark Tower”, “Black Panther”, “Acrimony”. Suoi anche i due brani dei Belladonna nel film di Michael Moore, “Fahrenheit 11/9”. Assieme al compositore inglese Michael Nyman realizza “Let There Be Light” (basata sulla colonna sonora di Nyman del film premio Oscar “Lezioni di Piano”).
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