Il battello bianco




Recensione di Leonardo Di Lascia


Autore: Tschingis Aitmatov

Traduzione: Gigliola Venturi

Editore: marcos y marcos

Genere: narrativa

Pagine: 203

Anno di pubblicazione:2007

 

 

 

 

 

 

Sinossi. Nelle foreste della Kirghisia, tra magnifiche montagne, c’è un posto di guardia, un pugno di case affacciate sul torrente. Ci abitano tre famiglie e un unico bambino, con la testa rotonda sul collo magro e le orecchie a sventola. Un bambino rimasto senza genitori, affidato alle cure di nonno Momun. Il bambino aspetta con ansia il passaggio dei pastori, per giocare con i loro figli intorno ai falò; si tuffa nel torrente sognando di trasformarsi in pesce e nuotare fino al lago, incontro al battello bianco che contempla ogni sera, con il binocolo, dalla cima del Monte Sentinella. Ammira i lavoratori del sovchoz e impara a schivare Orozkul, la guardia forestale, che quando beve diventa violento. Si addormenta ascoltando dalla voce del nonno le leggende della Valle di San Taš: echi di antiche battaglie lungo il fiume Enesaj, una grande cerva bianca che raccoglie due bambini smarriti e li porta lontano, a fondare una nuova stirpe.
Un pomeriggio d’autunno le cornacchie gracchiano forte. Orozkul e nonno Momun marciano nella foresta, ciascuno immerso nei propri pensieri. Orozkul ha propositi loschi, il vecchio è costretto a seguirlo. Al rombo del torrente, cresce la tensione tra i due, gli scatti dispotici di Orozkul esasperano il nonno. Il nipote lo aspetta da ore davanti alla scuola.
In un crescendo orchestrato alla perfezione, paure nascoste, speranze selvagge brillano per un attimo in tutta la loro forza, e ripiombano nelle crepe della realtà. Il bambino sogna cerbiatti, gli adulti si arrendono, complottano. E il delitto si consuma in una notte: la notte del battello bianco. Con l’impeto e la visione di un grande narratore, Aitmatov mette in scena una tragedia universale, lo scontro tra slancio vitale limpido, gioioso e meschinità greve, cieca, disperante. Il battello bianco è una testimonianza fondamentale sulla necessità di non scendere a compromessi, per salvare tutto il bene che può esserci. Un romanzo appassionante sulle delizie del mondo, la vischiosità del male, la forza e la fragilità della purezza.

 

 

 

 

Recensione

Esistono ancora posti dove la natura è parte integrante dello stile di vita degli esseri umani, il romanzo di Tschingis Aitmatov, ci racconta di questi posti e ci narra la storia di un bambino di sette anni e del nonno Momun. Lo stile del libro è fiabesco come la storia che racconta l’autore Aitmatov, il sogno del bambino è diventare un pesce, il pesce più bello e più grande.

Il nonno ci racconta invece di come è nato il popolo Bugu, con Madrecerva Ramosecorna.

La vicenda è ambientata nella riserva nella valle di San Tas, e narra di come le persone vivano con poche cose. Il bambino è sempre accompagnato dal suo binocolo che usa per andare a spiare il Battello Bianco, e trascorre tutti le sue giornate, sperando di vedere tra la gente il padre. Mentre sta lì a guardare il Battello passare chiude gli occhi e in quel momento sogna di diventare un pesce per poter seguire il natante e trovare il padre.

La descrizione dei luoghi è magica, il lettore viene catapultato in un mondo diverso, dove le montagne e I boschi avvolgono le pagine e fanno trasparire i loro odori.

Un testo nostalgico, dove la visione che ha un bambino di sette anni può sembrare così lontana dal mondo in cui stiamo vivendo, i rapporti interpersonali tra nonno e bambino sono i più veri e i più sinceri.

Una storia che ci cattura dalla prima all’ultima pagina, la sensazione che si ha non è quella di leggere un libro ma quella di stare intorno ad un focolare a raccontarsi storie, un libro che crea una magia di atmosfere uniche,

Assolutamente da non perdere.

 

Tschingis Aitmatov


Ministro di Gorbaciov durante la Perestroika, ambasciatore della Kirgisia in Lussemburgo e in Belgio, Aitmatov, classe 1928, è una delle figure di massimo spicco mai espresse dal popolo kirghiso. In lui combattono anime diverse, perfettamente complementari l’una all’altra. Come diplomatico ha sostenuto in sedi prestigiose, come ONU, CEE e UNESCO, cause e battaglie delle minoranze etniche. Come politico è stato fra i pionieri, negli anni Cinquanta, dell’ambientalismo e del pacifismo. Ne danno testimonianza numerosi colloqui, pubblicati su riviste o in pamphlet, con i guru delle culture alternative americane, europee e giapponesi. Nei suoi romanzi, pieni di nostalgia, lirismo e passionalità, il destino degli uomini si misura con i contrasti fra tradizione e progresso, pregiudizio e libertà, bellezza e degrado. E sono fra i più letti nel mondo.
Marcos y Marcos ha pubblicato Melodia della terraIl battello bianco.

 

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