Recensione di Sara Pisaneschi
Autore: Tiffany McDaniel
Traduttore: Lucia Olivieri
Editore: Atlantide
Genere: Narrativa
Pagine: 432
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi. Una ragazza diventa donna davanti al coltello. Deve imparare a conoscerne la lama. La ferita. A sanguinare. A portare la cicatrice senza smettere, in qualche modo, di essere bella e con le ginocchia abbastanza forti da poter strofinare il pavimento della cucina ogni sabato. Sarai perduta o trovata. Due verità che possono accapigliarsi per l’eternità. Ma cos’è l’eternità se non un’intricata bestemmia? Un cerchio incrinato, lo spazio di un cielo acceso di fucsia. Se la portassimo giù sulla terra, l’eternità sarebbe un susseguirsi di vette lontane. Una terra nell’Ohio, dove tutti i serpenti nascosti nell’erba saprebbero in che modo gli angeli hanno perduto le loro ali. Accenderei una candela ora, ma finirei per dimenticare poi di spegnerla, e la mia casa andrebbe in cenere. Un mucchietto di cenere tanto piccolo da farmi dubitare di averne mai posseduta una. Una casa si costruisce dal principio e il mio principio sono Landon e Alka, mio padre e mia madre…” Indimenticabile, lirico, estremo, sconvolgente, il nuovo romanzo dell’autrice rivelazione de L’estate che sciolse ogni cosa, idealmente ispirato alla vita di sua madre (nel libro Bitty Lazarus) e alla famiglia di lei, viene pubblicato in prima edizione mondiale da Edizioni di Atlantide insieme alla prima rac- colta di poesie di Tiffany (anch’essa in esclusiva mondiale).
Recensione
Questo è uno di quei libri che vanno letti con calma, molta calma.
Perché ogni parola è una pugnalata, perché ogni tanto deve essere chiuso, messo da una parte e metabolizzato. Non siamo mai pronti per affrontare certi argomenti, soprattutto se vengono esposti con tale forza. Qualcuno lo ha definito potente e feroce. Lo è. Ammetto che non riuscivo a superare le prime pagine, tanto mi avevano sconvolto, ma non si può non dare una seconda chance a questa autrice. E allora sono entrata in punta di piedi nella casa dei Lazarus, nelle loro giornate, nelle loro personalità, dentro questo libro che “è un po’ danza, un po’ canto e un po’ raggio di sole” e dove tutti i cuori sono fatti di un vetro sottile pronto a sbriciolarsi ad ogni scossone.
Guardiamo attraverso gli occhi di Bitty, l’Indianina, e la sua infrangibile fragilità. Ci mostra tutti i componenti della sua improbabile famiglia e come la vita e le scelte che fanno li rendono poi quello che sono. C’è la belva feroce con parvenza di cerbiatto. C’è chi spera in un futuro migliore e chi sa che, nonostante gli sforzi, non lo avrà. Chi si nasconde agli occhi di tutti e chi si esprime attraverso la carta e un carboncino. Chi si ribella a tutto, ostinatamente, e chi non ha mai la forza di farlo, neanche se dalla sua scelta dipende la vita di chi ama.
E poi ci sono due genitori che non sono adatti a fare i genitori. Una madre che sembra odiare i suoi bambini e un padre di una dolcezza infinita che con le sue storie fantastiche porta noi e loro in mondi paralleli dove tutto sembra acquistare un senso, anche il dolore più insopportabile. Non pane e cibo però, quelli solo quelle poche volte che riesce a tenersi un lavoro per più di qualche mese. È un padre che non sa quanti soldi possiede o quanti chilometri ha percorso la sua macchina, ma sa esattamente quante stelle splendevano in cielo la notte in cui sono nati i suoi figli. Una famiglia allo sbando che si rincorre sempre senza riuscire a prendersi mai.
La potenza delle parole, questo viene da dire alla fine di ogni capitolo. Cose anche aberranti che vengono narrate così bene da farti capire che, nonostante tutto, non poteva essere altrimenti che così. Frasi che ti spezzano letteralmente in due. Non sono molti gli autori che ci riescono.
Il caos da cui veniamo. È quello spesso a mostrarci la via da seguire.
Potente e feroce, sì.
“Sarebbe tutto più semplice se si potesse custodire nella pelle la memoria delle cose brutte che succedono nella nostra vita. E poi sbarazzarsene come fanno i serpenti quando cambiano pelle. E così abbandonare da qualche parte quell’orrenda roba rinsecchita e allontanarsi con una nuova pelle e tutte le possibilità che questo comporta.”
” Sarò ricordata per quello che ho fatto. E per quello che non ho fatto. Sarò ricordata per il mio caos. Vorrei avere teorie migliori. Vorrei poter srotolare il mio personaggio, lavarlo e appenderlo ad asciugare al sole come un grande lenzuolo bianco. Ma ci sono cose da cui non è possibile lavarci.”
Tiffany McDaniel
Tiffany McDaniel è una nativa dell’Ohio la cui scrittura è ispirata alle dolci colline e ai boschi di buckeye della terra che conosce. Anche poetessa e artista, è la vincitrice del “Not-the-Booker Prize” del The Guardian 2016 e il vincitore del Readers ‘Choice Award della Ohioana Library per il suo romanzo d’esordio, The Summer that Melted Everything . Il romanzo è stato anche un doppio candidato al Goodreads Choice Award in entrambe le categorie di finzione e di debutto, è stato nominato per il Lillian Smith Book Award e finalista per il Women Writers Association Star Award per l’Outstanding Debut. Il romanzo è attualmente un pick Target / SkimmReads.
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