Il cappotto della macellaia




Recensione di Patrizia Pisanello

Autore: Lilia Carlota Lorenzo

Editore: Mondadori

Pagine: 231

Genere: Thriller

Anno Pubblicazione: 2016

 

 
 
 
 
 
 
 

Quello che mi accingo a recensire è un libro sui generis. Si presenta come un thriller, e in effetti un thriller è, ma è talmente inconsueto e bizzarro che a volte, durante la lettura, ci si ritrova a cercare di inquadrare questa storia in un genere, chiedendosi dove andrà a parare e quali potrebbero essere i possibili sviluppi di un libro così insolito.

Ci troviamo in un piccolo paesino, Palo Santo, in Argentina. Tutti conoscono tutti e sanno tutto di tutti e la routine degli abitanti del paese sembra del tutto innocua e priva di eventi degni di nota. Ma capiamo subito che non è così. Nel momento stesso in cui ci ritroviamo a leggere le bizzarre presentazioni di questi stravaganti personaggi, capiamo che qualcosa di tutt’altro che comune è in agguato dietro la pagina.

Un matrimonio è alle porte e la sarta del paese, la signora Fernández, è intenta a cucire tra le mille commissioni per l’evento, un cappotto per Pagnottina, la figlia dei signori Andreani, macellai. Ma Pagnottina, ad ogni prova, torna con qualche chilo in più e la sarta è costretta a smontare, allargare e ricucire nuovamente il cappotto.

Solimana, merciaia, è una donna avvenente e sembra che tutti gli uomini le cadano ai piedi. Si occupa di una merceria e della sua sorella ritardata Marcantonia. Sembrerebbe una donna tranquilla, che fa il proprio lavoro e accudisce amorevolmente la sorella sfortunata, se non fosse che la merciaia cerca di attirare ogni uomo possibile a casa sua. Ma, oltre a questo, perché Pepincito, il figlio della sarta, scappa ogni volta che la vede? E perché suo padre, cacciatore, esce ogni pomeriggio dopo pranzo alla stessa ora tutto profumato e agghindato?
Dietro tutti questi eventi la vedova Manchù, telefonista, odia farsi vedere da chiunque e nascosta e protetta dalla gente, dietro un paravento, ascolta le telefonate di tutto il paese e conduce un’esistenza piacevole immersa nelle vite degli altri. Quasi simile è l’occupazione di Tiko, immigrato greco in pensione, che spia dal buco di una serratura…

È fantastico notare come le vite di tutti questi personaggi siano magistralmente intrecciate tra loro, fino a creare una rete di avvenimenti rocamboleschi e singolari.
Questo è un thriller atipico. Non è pregno della consueta oscurità opprimente che si sviluppa negli altri libri appartenenti al genere, bensì vi farà sorridere e a volte anche ridere. Trovo infatti che la straordinaria potenza di questa storia stia principalmente in questo. Non ci si aspetta un delitto, non ci si aspetta niente di funesto o sgradevole eppure, con grande capacità, l’autrice riesce a disseminare tra le pagine di una storia tragicomica, con personaggi fuori del comune, una certa tensione e un certo alone di mistero che viene intensificato piano piano fino al culmine che sfocia poi nel thriller.
Perfino alcuni dei personaggi, per quanto eccentrici e strampalati, sono dotati di una vena di freddezza geniale tipica dei criminali. Di una mente sottile, che sotto la patina del grottesco, riesce a prevedere, risolvere, calcolare le situazioni e gli avvenimenti.

Il mio consiglio è di leggere questo libro, poiché letture del genere sono rare. Per me è stata un’esperienza di lettura singolare e una piacevolissima scoperta. Se avete voglia di qualcosa di diverso dal solito, di ritmi veloci e di situazioni strambe, buttatevi in questo microcosmo di situazioni stravaganti, in questa sorta di commedia degli equivoci intrisa di un humour ben studiato dove non mancano le cattiverie, le volgarità e il lessico sagace.

Vi lascio con una frase dell’autrice che vi farà capire perché un libro del genere poteva essere partorito solo da un personaggio come Lilia Carlota Lorenzo:

“Mi chiamo Lilia Carlota Lorenzo, sono argentina. Ho una laurea in architettura che mi è servita solo per fare bella figura. Adoro l’ozio, ma non è colpa mia se sono nata in Sudamerica. Nella mia vita ho cambiato trentatré indirizzi, fatto i mestieri più disparati, vissuto in alberghi di lusso, topaie di infima categoria, belle case borghesi. Ho frequentato gli indios del Chaco ma anche gli smorfiosi radical chic europei. Questo mi ha molto arricchita. Adesso non esco più di casa, e ho solo amici virtuali. Di tutti i mestieri che ho fatto, scrivere è senza dubbio il più divertente: niente male come compagno della vecchiaia che si avvicina.”

 

 

 

Lilia Carlota Lorenzo


è nata in Argentina da padre spagnolo e madre italo-francese, discendente da una nonna di sangue moro. Carente di senso pratico, ha dimostrato sin da piccola una spiccata inclinazione alle attività creative. Cresciuta in un piccolo paese di provincia che detestava, dopo il liceo si è stabilita a Buenos Aires, frequentando le facoltà di giornalismo e giurisprudenza, per poi laurearsi alla Universidad Nacional de La Plata, in Architettura e Urbanistica, discipline più affini alle sue attitudini. Durante la sua vita ha fatto i più svariati lavori. Dalla venditrice di elettrodomestici, materassi e appartamenti, all’insegnante, assistente psicopedagogica in un istituto di oligofrenici acuti, dama di compagnia di signore benestanti e annoiate, e molto altro ancora. Ha cambiato 33 indirizzi, vissuto in alberghi di gran lusso, topaie d’infima categoria e ville signorili. Ha frequentato dagli indios del Chaco ai cosiddetti radical chic europei, tutte esperienze che hanno molto arricchito il suo spirito. Arrivata in Italia, ha collaborato in qualche noto studio di architettura torinese partecipando a lavori per il Comune di Torino e la Regione Piemonte. Ritiratasi successivamente nelle Langhe, si è dedicata per diletto alle attività artistiche. Installazioni, oggettistica e pittura di quadri con tecniche diverse, ambientati nella Buenos Aires del tango e dei suoi personaggi, presentando varie mostre nel Piemonte. Cambiando di nuovo indirizzo, è andata al mare, per poi stabilirsi nella zona del Canavese. Negli ultimi anni non esce più di casa e si dedica a scrivere noir e gialli ispirati a fatti veri (o inventati) accaduti nelle pampas, da dove proviene.