Recensione di Francesca Mogavero
Autore: Fabio Mongardi
Editore: Parellelo45edizioniPagine: 178
Genere: noir/romanzo d’inchiesta
Anno Pubblicazione: 2015
Una storia di fantasmi.
Fantasmi che si intersecano su tre piani temporali, emotivi e umani: i giorni nostri (il Prologo), con le ricerche dell’autore e il suo incontro con “il professore” Giuliano Nobili, silente e immobile in una casa di riposo; gli anni Novanta, in cui lo stesso Nobili, più giovane e in un limbo di perdite e innata curiosità, si muove a passo stanco, talvolta sognante e talvolta sorpreso, come il cane nero claudicante che una notte compare nella sua legnaia; e il 1945, palcoscenico imprevedibile e selvaggio di una strage familiare, che l’ex partigiano Primo Guerra racconta e cela al professore, con il distacco e il senso critico tipici di chi ha lasciato depositare i ricordi e raffreddare l’animosità, di chi ha dato tempo al tempo, eliminando eroismi, nostalgie e fronzoli.
Una struttura a scatole cinesi, di cui proprio Giuliano è l’inconsapevole custode della chiave: rifugiatosi in un’umida solitudine, è chiamato – forse da quegli stessi spiriti che animano i suoi incubi e Villa Manzoni – a svelare un mistero, ad aggiungere un tassello a una storia già di per sé tragica e sanguinosa.
Dal terreno emergono ossa sepolte quasi mezzo secolo prima: a chi appartengono? E perché quello scheletro con un foro nel cranio indossa la collana appartenuta a Beatrice Manzoni, massacrata insieme ai tre figli, alla domestica e al cane nella sera del 7 luglio 1945? Quale collegamento tra questi omicidi? Al macabro ritrovamento seguono le indagini, in cui Nobili si getta a capofitto, forse per esorcizzare i propri demoni: fonti bibliografiche, parallelismi con la Rivoluzione Francese, interviste ai testimoni, i pochi rimasti e disposti a parlare. Ed è qui che appunto entra in gioco Primo, giocatore di carte dagli occhi azzurri, vicino e distante agli episodi del ’45 e a quelle spoglie senza nome.
Fantasmi, si diceva qualche riga fa. Questo noir-inchiesta ne è letteralmente infestato: spettri di cari estinti – strappati al presente e al futuro sempre troppo presto e magari dopo troppe lacrime – di donne amate e perdute, di compagni d’armi, di amici, di rapaci che indicano il cammino, di quattrozampe fedeli fino alla morte e oltre, ma anche di un’epoca che fu, di una nobiltà antica, estirpata in toto dal freddo vento del cambiamento senza guardare il singolo negli occhi, spettri di un quadro vorticoso e violento in cui tutto era concesso.
L’apparizione più ricorrente è però una sola: la verità. Lampeggia nello sguardo di chi ha visto e sa, nelle righe di un documento d’archivio e nei fotogrammi di uno spettacolo teatrale che s’interrompe nel momento clou; annega e riaffiora da un acquitrino, si mescola alla fanghiglia e si nasconde nella memoria… per poi bussare alla porta in un giorno di pioggia, in un mattino di neve o in un sogno. La verità chiede di essere trovata, e mettersi sulle sue tracce è inevitabile, è una cerca scritta nel destino, dal richiamo ineluttabile: Nel conoscere ciò che è stato davvero, c’è un interesse vivo, potente e speciale, dice infatti Alessandro Manzoni, vate e progenitore di una famiglia la cui fine ha ben poco di poetico.
Fabio Mongardi costruisce (e ri-costruisce) una storia vera che si legge come un romanzo, in cui fonti storiche e fantasia si fondono e confondono, portatrici di un unico messaggio: talvolta è la situazione a determinare i comportamenti, a stravolgerli, come nei drammi di Sartre… E trovare il movente, la singola ragione di un delitto, in cui la ragione non c’è, è impossibile: nella maledetta e assurda cornice della guerra, ideologie, rancori mai sepolti, sete di ricchezze, stenti, traumi, esasperazione trascinata e rabbia improvvisa si sommano, con risultati inimmaginabili e di violenza inaudita, che la mente vorrebbe rimuovere, ma che gli anni e il cuore fanno ritornare davanti agli occhi. Come fantasmi in cerca di una spiegazione impossibile e di pace.
Fabio Mongardi
è nato e vive a Faenza. Ha pubblicato con la casa editrice Mobydick: Il guinzaglio, Il verdetto muto, tradotto in Germania dalla Scherz Verlag, (oltre 5000 copie vendute e cinque stelle su Amazon).
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