Recensione di Antonia del Sambro
Autore: Victor Serge
Editore: Fazi Editore
Traduttore: Robin Benatti
Genere: Romanzo
Pagine: 421
Anno di pubblicazione: 2005
Edizione: (12 ottobre 2017)
SINOSSI
In una Russia post rivoluzionaria, con Lenin morto e contenuto in uno scrigno di cristallo dove i nostalgici e contemporanei possono andare a rendergli omaggio, tutto il potere è nelle mani di Stalin, uno dei più feroci e spietati dittatori della storia e del comitato centrale del Partito Comunista. Il popolo è soggiogato e ridotto alla fame e costretto a seguire rigide e inflessibili linee guida. Esistono passaporti, lager, confini e pene corporali. La Rivoluzione ha fallito.
Tra i vecchi e più convinti rivoluzionari serpeggia la paura e il rancore. Da questi ambienti parte e si forma il giovane che assassinerà Tulaev, membro del comitato e cittadino molto in vista. Ma la caccia ai colpevoli coinvolgerà molte più persone e a pagare saranno in molti.
RECENSIONE
A oltre cinquanta anni dalla prima pubblicazione italiana de Il caso Tulaev di Victor Serge, Fazi Editore ripropone questo meraviglioso romanzo dove la vita, la passione politica, la dura esistenza degli uomini e le lunghe dita del potere si intersecano e amalgamano in un’unità complessa e stratificata per offrire al lettore una diapositiva più che veritiera del regime staliniano e dei rivoluzionari che hanno fatto la storia.
Uomini e donne che si ritroveranno a combattere per la propria esistenza all’indomani della loro partecipazione alla presa del potere perché il sospetto, la crudeltà e la spietatezza del regime che hanno contribuito a costruire non darà scampo a nessuno.
A cento anni dalla Rivoluzione di ottobre, allora, Il caso Tulaev diventa un manifesto per la libertà che dovrebbero leggere e conoscere soprattutto le nuove generazioni.
E non solamente per l’altissima prosa di Serge, per la sua straordinaria capacità narrativa e per quell’umorismo amaro di cui il romanzo è intriso in quasi ogni sua pagina ma per i fatti e la cronistoria che il libro stesso presenta ai lettori.
Non c’è solo un regime oscuro, pericoloso e opprimente ma altresì una umanità sconfitta e allo sbando, rassegnata nel suo dolore e incapace di ribellarsi nuovamente. Donne perdute e piegate dalla fame e dalla miseria, bambini tisici e malnutriti, operai soggiogati e sfruttati dal Partito e dalla dirigenza del Comitato che avrebbero dovuto salvarli ed elevarsi.
Ne Il caso Tulaev la sconfitta della Rivoluzione e degli uomini che hanno contribuito a realizzarla è tangibile e innegabile. Primo fra tutti lo stesso autore che dei valori rivoluzionari e socialisti ne aveva fatto una ragione di vita.
Tra l’umanità sbandata e sconfitta dai suoi stessi valori c’è il giovane Kostja, che nel 1938 uccide un membro del comitato centrale del Partito Comunista, appunto Tulaev.
L’assassinio in sé potrebbe anche pensarsi come il gesto sconsiderato di una mente malata e disperata ma la polizia segreta sa che Kostja fa parte, in realtà, di quell’umanità provata e sconfitta in cui serpeggia un malcontento più che radicato nei confronti dello stalinismo.
E il Regime tutto questo non può e non vuole tolleralo.
Si scatena così una caccia ai veri colpevoli morali che infondono e divulgano idee contro Stalin e la sua politica. Chi è contro il Regime è irrimediabilmente anche nemico della Patria e va sconfitto e soppresso. Cinque sono i colpevoli designati: l’intellettuale Rublev, l’alto commissario di polizia Erchov, il contadino-soldato Makeev, il vecchio bolscevico Kondriatiev e il trozkista irriducibile Ryjik.
E a poco serve che tutti loro siano rivoluzionari della prima ora e grandi combattenti: le accuse sono tanto pesanti quanto fantasiose. Il verdetto è giù scritto. La Rivoluzione è anche questa.
Leggere Serge è una vera esperienza non solo letteraria perché egli è un narratore vero, che racconta cose viste e vissute, che ha subito l’esilio e la caccia, che con la morte nel cuore guarda alla sua Patria ritenendola ormai, irrimediabilmente persa.
Il caso Tulaev è un romanzo tanto intenso quanto appassionante. Una pagina di storia presentata con ogni sua sfumatura e tonalità dove il lettore si perde amabilmente per ritornare a riflettere sul difficile mestiere di vivere.
Victor Serge
Viktor L’vovič Kibal’čič è conosciuto con lo pseudonimo di Victor Serge ed è considerato tra i grandi della letteratura russa. Conosceva e parlava fluentemente più lingue e nonostante la sua esistenza vissuta quasi per la maggior parte da esule fu tra i primi ad accorrere in patria allo scoppio della Rivoluzione di Ottobre. Victor fu avversario e testimone della presa del potere da parte di Stalin e del «tradimento della rivoluzione». Originariamente anarchico, entrò nel partito bolscevico al suo arrivo a Pietrogrado, nel febbraio del 1919. Lavorò per la neonata Internazionale Comunista come giornalista, editore, traduttore e morì nel 1947 in esilio in Messico.