Il colore della nebbia




Recensione di Patrizia Argenziano

Autore: Eliselle

Editore: Damster Edizioni

Genere: noir

Pagine: 420

Anno di pubblicazione: 2017

Martina ha sette anni. Martina aveva sette anni, l’hanno gettata in un fosso dopo averla soffocata.

Si scatena la caccia all’uomo e ai perché di tanta gratuita crudeltà e mentre questo accade si scatenano i media, si scatenano i commenti da parte degli insegnanti, degli amici, dei genitori e di tutto il paese. Ognuno vive questa tragedia in maniera personale passando da un eccesso all’altro e spesso allontanandosi dalla tragedia stessa.

Intorno a questa triste morte continua la vita. Continua per Giulia che abbandona il suo mal pagato lavoro per gestire casa e bambini di una bella e ricca famiglia, abbandona il suo vecchio locale preso in affitto per una dependance tutta per sé con la speranza di allontanare tutte le paure, di liberarsi dalle angosce e, finalmente, rinascere.

Continua per Nick che tira un sospiro di sollievo quando ha la certezza che la bambina uccisa non è la sua dolce Matilde, tira un sospiro di sollievo quando può allontanarsi, anche se solo momentaneamente, da quella casa che è diventata peggio di una prigione e in cui rimane solo per amore dei suoi figli, tira un sospiro di sollievo quando può ritagliare qualche ora per incontrare Lorena, l’unica in grado di liberarlo dal passato anche se ancora non se ne è reso conto.

Continua per Lorena che colleziona minuti preziosi, colleziona piccole gioie e grandi sconfitte, colleziona speranze anche se non lo vuole ammettere, colleziona parole da riversare su Nick per aiutarlo ad uscire da questa nebbia che lo avvolge e trattiene. Continua per Vale che assorbe tutta la forza da queste tragedie, assorbe l’attenzione del mondo che la circonda, assorbe e prosciuga chi le sta accanto, assorbe assorbe assorbe per diventare invincibile.

Continua per Angela e Amanda che tirano fuori gli artigli per salvare il salvabile, tirano fuori il loro lato peggiore nella speranza di ottenere quello per cui hanno, da sempre, lottato ovvero una famiglia perfetta.

Continua per tutti, che commentano, si fanno domande, si danno le risposte, si preoccupano per la loro incolumità e quella dei loro cari e poi dimenticano, dimenticano perché anche nella loro vita ci sono ombre che fanno paura, non fanno dormire e si aggirano nelle stanze dell’anima togliendo pace e serenità o, forse, ne danno troppa e a caro prezzo. Ma Martina non c’è più e questo non possiamo dimenticarlo, non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo perché chi ha fatto ciò che ha fatto di ombre nell’anima ne ha veramente tante.

Un libro corale, a più voci, tutti raccontano in prima persona la morte della povera Martina che diventa presto un pretesto, o forse l’occasione, per raccontare la propria vita, i propri sentimenti e, nel caso dei media, un modo efficace per aumentare l’audience. Un metodo di raccontare veramente azzeccato, la semplicità dei personaggi, anche nei nomi, non confonde e permette di passare con agilità da un contesto all’altro mantenendo inalterato quel filo conduttore che li unisce. Uno strano filo conduttore, certo la tragedia di cui Martina è protagonista ma soprattutto i sentimenti forti e spesso negativi che si portano dentro, una sorta di insoddisfazione e infelicità collettiva.

Un libro che sprigiona rabbia da tutte le pagine, con una forza inaudita che fa paura tanto che spesso, durante la lettura, mi sono chiesta se i nostri problemi, le insicurezze, le battaglie perse, le insoddisfazioni, le paure quotidiane possono veramente portarci a pensare cose così crudeli, a compiere atti così forti o ad essere così cinici.

Ogni personaggio è chiuso ermeticamente nel suo malessere e in questo malessere affoga trascinando sempre più giù tutti quelli che gli stanno accanto. Allora è questo il ritratto della nostra società?

Tentare di stare a galla, affogando gli altri o semplicemente affogare insieme perché è più semplice? Ma chi mi circonda è veramente così insoddisfatto, così cattivo, così poco umano? Forse male e negatività sono contagiosi, questa è la risposta più plausibile. Non lo so, ma da questa lettura non voglio assorbire la rabbia, la delusione, la tristezza, la paura che mi ha trasmesso bensì voglio recuperare un messaggio positivo: lottiamo contro la paura, la tristezza, la delusione, la rabbia e viviamo della felicità delle piccole cose perché, e di questo sono certa, non vorrei mai una famiglia come quella di Angela o di Amanda e nemmeno una figlia come Valeria!!

Buona lettura!
 
 
 

Eliselle


è lo pseudonimo di Elisa Guidelli.Laureata in Storia Medievale, professione libraia. Al suo attivo numerose esperienze e collaborazioni con siti di informazione on line, una delle prime ad avvicinarsi ad internet. Molto varia la sua produzione, non si è infatti fermata ad un unico genere letterario ma si è cimentata nel noir, nello storico, nel young adulto, nel chick lit e nel romanzo. È presente anche in alcune antologie.