Il Falcone Maltese (The Maltese Falcon)
Recensione di Marina Morassut
Autore: Dashiell Hammett
Traduzione: Attilio Veraldi
Editore: Mondadori
Genere: Gialli classici
Pagine: 285
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. San Francisco, sul finire degli anni Venti, non è certo un luogo tranquillo. Per questo il detective Sam Spade ha imparato che è meglio stare sempre sul chi vive. Anche quando nel suo ufficio sulla Baia si presenta un’incantevole ragazza bionda con un nome che è già un programma: Miss Wonderly. La giovane donna vuole che Spade la aiuti a scoprire che fine ha fatto sua sorella Corinne, che si è legata a un poco di buono, un certo Floyd Thursby. Ma presto Spade si accorgerà che la sua cliente non è l’angelica creatura che appare. È invece una dark lady spietata, ipocrita e manipolatrice, disposta a tutto pur di entrare in possesso di un antico e prezioso manufatto, una statua d’oro e di gemme raffigurante un falco, donata dai Cavalieri di Malta all’imperatore Carlo V nel XVI secolo. Pubblicato nel 1930, “Il falco maltese” è considerato il capolavoro di Hammett, il più bel romanzo del “duro” Spade, portato sul grande schermo da un indimenticabile Humphrey Bogart.
Recensione
Leggi Dashiell Hammett ed il suo Falcone Maltese e poi potrai solo andare alla ricerca di un ulteriore autore che ti regali un altro detective come Sam Spade: duro, ironico, cinico, sempre in contrasto con la polizia di San Francisco, temuto dal crimine ed adorato dalle donne.
E che vanterà diversi tentativi di imitazione da parte di altri scrittori, che a questo detective si ispireranno per creare i propri investigatori e per adeguare la lingua scritta in un romanzo alla lingua comunemente parlata.
Purtroppo Il Falco (o Falcone) Maltese è l’unico romanzo in cui Spade appare, salvo altre tre storie brevi scritte sempre da Hammett, oltre a varie pellicole ed adattamenti basati sul romanzo, di cui, quello della Waner Bros. del 1941, con protagonista Humphrey Bogart e alla regia John Houston, diventato un cult movie.
Il romanzo, originariamente pubblicato in 5 puntate sulla rivista pulp “Balck Mask” a cavallo degli anni 1929 – 1930, viene poi pubblicato in un unico volume sempre nel 1930. La 1° edizione italiana risale invece al 1936.
Hammett è unanimemente considerato il creatore della così detta “scuola dei duri”, cioè il famoso poliziesco americano “hard-boiled”, caratterizzato da una scrittura asciutta, da personaggi cinici e da trame complesse, tanto da far risalire alla esperienza lavorativa di Hammett come investigatore c/o l’Agenzia Pinkerton lo sviluppo delle sue trame. In poche parole, l’autore traduceva in romanzi la realtà che egli stesso viveva come investigatore.
Una San Francisco scenografica e raccontataci in diversi scorci lungo tutto il romanzo, da gustare rigorosamente in bianco e nero, complice il timbro dato da Hammett alla composizione scritta e al film con Bogart – per chi l’ha visto. Un’America sul finire degli anni Venti del secolo scorso in un’atmosfera crepuscolare, considerato che le avventure più emozionanti avvengono di notte, con tutti i protagonisti sfrontatamente cinici e consci che nel loro percorso di vita dovranno essere disposti a tutto per il risultato finale, che in questo caso è un preziosissimo manufatto di oro e gemme preziose in guisa di falco, appunto, e che viene fatto risalire al XVI secolo, come dono dei Cavalieri di Malta a re Carlo V.
Solo il detective Spade e la polizia scopriranno lungo il cammino che il protagonista di tutte le mire oscure e di tutti gli omicidi che avvengono sono da attribuirsi a questa ricerca. E sarà proprio il misterioso Mr. G a rendere noto a Sam Spade il conquibus, perché ironicamente per tutti tale manufatto si traduce in denaro, ricchezza, mentre per Mr. G, tra l’altro esperto di reliquie e già molto ricco, non sarà mai chiaro l’intento della ricerca e dell’eventuale possesso.
Non sarà mai chiara a sufficienza, almeno non sino alla fine, la figura della giovane, e bella Mrs. Wonderly, di cui già il nome è tutto un programma, che si presenta un giorno nell’ufficio di Sam Spade e che con molta reticenza dovuta ad un’estrema timidezza, senza peraltro entrare nei dettagli, gli spiegherà che vuole ingaggiarlo per ritrovare la sorella minore Corinne, che si è invaghita di un poco di buono, tale Mr. Floyd Thursby, e che probabilmente contro la propria volontà è stata trascinata nella violenta San Francisco.
E qui, non per l’unica volta, assisteremo ad uno dei dialoghi più fascinosi in assoluto, dove un duro ed incallito investigatore si fa di miele, e tra dolcezza e tesoro qui e tesoro lì, cercherà di “estorcere” alla sua cliente più informazioni possibili. Gli altri dialoghi da manuale sono quelli tra Spade e la polizia (con l’odiato tenete Dundy e l’amico, il sergente Tom Polhaus), e tra Spade e Mr. G.
Ed è proprio a partire dall’incontro con Mrs. Wonderly, che sin dalla notte stessa inizieranno gli omicidi, il primo dei quali è l’assassinio del socio di Spade, Miles Archer, mentre questi è impegnato a pedinare Floyd Thursby.
Più volte Spade avrà l’impressione che Mrs. Wonderly stia procedendo a braccio, affidandosi più al buon cuore degli uomini che incontra, in grazia alla sua avvenenza, piuttosto che ad una procedura che l’investigatore le chiederà più volte di poter attuare, se solo lei gli raccontasse tutti i dettagli di questa vicenda, che si fa sempre più ingarbugliata per il detective, man mano che procederà nelle indagini.
Con la polizia che gli sta costantemente alle calcagna, sospettandolo perfino dell’uccisione del socio, visto che Iva, la moglie, voleva il divorzio e le solite malelingue ben informate ravvisino in Spade l’amante segreto – e nonostante la fida ed avvenente segretaria Effie Perine, sul falso stile di Moneypenny, gli abbia più volte consigliato di essere più prudente. Soprattutto con le donne e la polizia.
Pedinamenti, soffiate che avvengono all’interno degli alberghi con la complicità dei concierge o similari, grande utilizzo dei taxi per seminare eventuali inseguitori, descrizioni minuziose e dettagliatissime dei protagonisti, pugni assestati a gran ritmo, prepotenza della polizia che non ci pensa due volte a mettere dentro qualcuno solo per poterlo interrogare, in una San Francisco che rivaleggia in violenza con la consorella città di New York.
Fumate e bevute che accompagnano grandi rivelazioni in conversazioni che tengono sul filo del rasoio buoni e cattivi, dialoghi stupendi che sono parte integrante della bellezza di questo romanzo, oltre ad una trama che di primo acchito sembra lineare e che man mano che procede si fa complicata, tanto da dare un taglio sublime alla vicenda, facendo perdere qualsiasi sicurezza al lettore. E che dire delle donne di Hammett? Beh, meglio fermarsi qui, per non svelare troppo, visto che la carne al fuoco, in questo romanzo, è veramente tanta, con un finale da manuale ed un epilogo che non accontenterà nessuno dei protagonisti, tanto meno un Sam Spade che dovrà affrontare una faccenda rimasta irrisolta dall’inizio del romanzo.
Solo un’ultima precisazione, presa da “La semplice arte del delitto” di Raymond Chandler, altro grande che ci ha regalato Philip Marlowe: “Hammett ha restituito il delitto alla gente che lo commette per un motivo, e non semplicemente per fornire un cadavere ai lettori; e con mezzi accessibili, non con pistole da duello intarsiate, curaro e pesci tropicali”.
Ad intenditore, poche parole!
A cura di Marina Morassut
Dashiell Hammett
(Saint-Mary’s County, Maryland, 1894 – New York 1961) narratore statunitense. Detective dell’Agenzia Pinkerton a San Francisco, esordì sulla popolare rivista «Black Mask» con racconti polizieschi, nuovi per la velocità dell’azione e per il personaggio del «duro» (Sam Spade). I suoi romanzi, tra i quali Il falcone maltese (The maltese falcon, 1930), La chiave di vetro (The glass key, 1931), L’uomo ombra (The thin man, 1932), superano i limiti del genere per offrire una lezione di «economia» narrativa, di aderenza alla lingua parlata, che affascinò grandi scrittori contemporanei come Gide e Hemingway.
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