Recensione di Maria Sole Bramanti
Autore: Giuliano Pasini
Editore Mondadori
Pagine 276
Genere: Giallo
Anno di pubblicazione: 2015
“Perché la pazzia, amici miei, non esiste. Esiste soltanto nei riflessi onirici del sonno e in quel terrore che abbiamo tutti, inveterato, di perdere la nostra ragione” (Alda Merini)
Non è mai facile recensire un libro di un autore che ami molto, perché c’è sempre la paura di essere troppo di parte.
Ho scoperto da poco i libri di Pasini e li ho letti tutti d’un fiato, uno dietro l’altro.
Con Roberto Serra, il suo protagonista, è stato amore a prima vista: il suo caratteraccio da cattivo ragazzo, il suo amore per la musica, per la cucina, la sua continua ricerca di una solitudine che è un rifugio e una condanna.
Anche in questa terza avventura, Pasini è riuscito a non deludere le altissime aspettative che avevo nell’approfondimento dei caratteri.
Perché ognuno dei suoi personaggi, mentre leggi, tu riesci a vederlo davanti a te, con tutta la sua mimica e la sua corporalità, con la storia che si porta dietro e negli occhi; ti sembra quasi di essere lì, seduto ad un tavolo di una qualche trattoria, ad origliare le sue conversazioni.
“Si metta dove vuole, giovinotto, che c’è posto. Chi è che esce con ‘sto tempo? Giusto dei rappresentanti come quei due. O dei matti. Fa il rappresentante, lei?”
“No”
“Allora è matto” e prorompe in una risata piena e clamorosa.
Roberto Serra si trova in Emilia Romagna, sospeso dalla polizia ma, comunque, alla ricerca di un colpevole; perché Roberto Serra, anche senza divisa e senza pistola (ma tanto, quella, se la dimentica sempre) si sente bene solamente se riesce ad inchiodare un assassino e, soprattutto, a capirne le motivazioni.
Dunque, anche qui, alla base del romanzo c’è una trama gialla, che si dipana piano piano tra le pagine e nella testa del nostro solitario poliziotto; tra un bar trattoria e l’altro, Serra si immerge nella storia del manicomio di Colorno, chiuso, fisicamente, dopo l’entrata in vigore della Legge Basaglia, ma che tiene ancora intrappolate tante anime e tanti segreti tra le sue mura.
In questo terzo romanzo, Roberto Serra è, se possibile, ancora più tormentato che nei due precedenti, ancora più solo / solitario. Certamente, poi, l’ambientazione non aiuta:
“Un cartello arrugginito indica PONTACCIO-FRAZIONE DI PONTE RATTO. Fori di proiettile intervallano le lettere e, sotto, qualcuno ha aggiunto con uno spray nero: “Buco del culo del mondo”
Vorrei rassicurare tutti coloro che non hanno ancora letto niente di questo autore: “Il fiume ti porta via”, come del resto i due romanzi precedenti, sono libri autoconclusivi, che si possono leggere in qualunque ordine.
Per quanto ci siano spesso rimandi al passato, Pasini è bravo a spiegare in poche parole tutto ciò che serve per capire (senza appesantire troppo la lettura per chi già sa…).
Un’altra cosa che voglio sottolineare è la finezza e la puntualità delle citazioni. Da Alda Merini, a Fossati a Guareschi.
Vi avverto, la vostra wish list si allungherà notevolmente, perché Pasini riesce, come sempre, ad instillare tanta, tanta curiosità!
Per concludere, voglio dire che questo terzo non è il mio preferito della serie; avrei preferito un maggiore approfondimento della vita a Colorno, piuttosto che a Pontaccio; mi sarebbe piaciuto leggere di più della Danza di Serra dentro il manicomio.
Credo anche, però, che l’evoluzione del personaggio, e del suo autore, giustifichino questa scelta.
Questo, secondo me, è un romanzo di passaggio, che porterà noi lettori affezionati a leggere qualcosa di molto diverso.
Giuliano Pasini
È nato il 16 maggio 1974 a Zocca, sull’Appennino modenese. Dopo gli studi classici, e un’esperienza di studio all’Université Blaise Pascal di Clermont-Ferrand si è laureato in giurisprudenza all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia con una tesi sulla tutela dell’ambiente come diritto dell’uomo. Lavora a Treviso per una importante agenzia di comunicazione.
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