Recensione di Francesco Morra
Andrea Zandomeneghi
Editore: Tunué
Genere: Narrativa
Pagine: 152
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Davide Aloisi è un cefalgico cronico che abita a Capalbio assieme al nipote Giulio e alla madre Eufemia, gravemente malata, in una villa frequentata da bizzarri personaggi locali. Una mattina, dopo una nottata a base di alcol e benzodiazepine trascorsa in canonica con il parroco, sul pianerottolo di casa trova una nutria scorticata. Il rinvenimento gli provoca un’angoscia che si fa pensiero ossessivo quando realizza che ha l’aria di un’intimidazione o di uno sfregio, e che il possibile responsabile potrebbe nascondersi tra chi gli sta intorno – oltre al nipote e alla madre, la badante di lei Dorota, suo figlio Esteban, dedito alla santeria, l’amico ufologo Emanuele, fino allo stesso parroco e a un losco possidente locale: tutti hanno un possibile movente. Sulla base di coincidenze, suggestioni e congetture, Davide opera ricostruzioni che lo portano a dubitare di tutti, nel corso di una giornata sempre più vorticosa, in cui il clima casalingo precipita fino al parossismo.
Recensione
Prima che iniziasse ad agire, su di lui qualcuno ha agito, scorticandolo, perciò l’uomo all’inizio è una sola piaga – l’unzione ricopre quella ferita senza margini con una pellicola, morbida e umida, che rende possibile il movimento, la vita. L’immensità dell’opera rituale e la sua meticolosa ossessività, per essere capite, vanno commisurate a questa condizione di partenza, che è di totale inermità e puro dolore. E questo soltanto può giustificarle. ROBERTO CALASSO
Davide , il protagonista di questo romanzo, vivrà una giornata che condizionerà la sua vita e lo farà cadere e vacillare. Il ritrovamento di una nutria scuoiata sulle scale della sua abitazione darà il via ad un delirio di eventi in un crescendo che porterà ad una vera opera di autodistruzione.
Ebbi la sensazione di rovinare nel nulla, pezzo dopo pezzo; non tanto in quel giorno, in quel momento, ma in generale, complessivamente, da anni. Però il baratro che si spalancava tra le fauci del nulla, su cui pericolavo sgretolandomi mano a mano, non aveva niente a che vedere con il nulla da cui invece provenivo e che ben conoscevo
Il nostro protagonista, architetto sulla carta, ma orgogliosamente nullafacente. Si dedica a bevute, amori e a assecondare tutte le sue pulsioni e godimenti.
L’Aloisi, soffre di mal di testa, terribile patologia che lo ottunde e lo forma nel suo quotidiano. Borgo Carige, dove vive, è il suo microcosmo dove gravitano svariati personaggi con cui condivide passioni e non solo, che gli fanno vivere la sua vita sempre sospesa e sul crinale di un vivere per vivere, senza alcun fine, se non il puro gusto di far passare il tempo. Uomo colto di fini letture, dedito all’alcol e ad un uso massiccio di farmaci, di cui conosce gli elementi chimici e da novello dottor Frankestein, ne sperimenta effetti, facendo di se stesso una cavia.
Zandomeneghi, affronta moltissimi temi e fornisce attraverso il pensiero di Davide spunti in vari ambiti dalla filosofia alla metafisica passando per la letteratura, dove cita numerosi titoli di saggi e romanzi. Preme rilevare, inoltre, come sia riuscito a trattare l’argomento della sessualità che insieme al consumo patologico di alcol del protagonista, sono descritti come strumenti di conoscenza dell’altro e punto di contatto con il mondo.
Le sbornie solo apparentemente sono episodi distaccati l’uno dall’altro e totalmente autonomi, in verità tessono proditoriamente un loro occulto ordito di filamenti sotterranei che le collega, che le fa dialogare bisbigliando, che accenna sottovoce a un semiserio e inafferrabile labirinto di rimandi e di specchietti deformanti
Indolenza e galleggiamento nella ripetitività ossessiva ritualizzante, sono predominanti nel carattere dell’architetto, che però viene sferzato da alcuni personaggi con critiche feroci inascoltate sul suo modo di vivere.
Tutto serve a stordirsi e a essere dimentichi di sé. Una costruzione di superiorità che deve portare alla alienazione dalla realtà.
Guardate la vita, vedete che certe cose non avete voglia di farle, vi fa fatica farle, così trovate il modo di esserne dispensati. Voi non fate che costruirvi qualcosa di morboso al quale poi potete chiedere supplicanti di dispensarvi da qualcos’altro.
Queste pagine sono una meditazione, un racconto circolare, uno scrigno pregno di citazioni. Si è investiti da un groviglio di emozioni e pulsioni spiazzanti. Si diventa detective e ci si perde, nulla è banale e scontato.
Zandomeneghi, con un ritmo serrato riesce a dosare e coniugare la descrizione delle vicende e le riflessioni appassionando e facendo meditare il lettore che resta affascinato da quanto è condensato in questo libro che in alcune parti lascia porte aperte, lancia sassi nello stagno, pungola senza filtri e vie di scampo con cinismo e potente ludicità.
Esordio brillante, poderoso, dirompente che rende palese quanto sia vivace e innovativo il panorama letterario italiano contemporaneo.
A cura di Francesco Morra
Andrea Zandomeneghi
È nato a Capalbio nel 1983. Scrive sul Foglio e ha diretto la rivista Crapula Club. Questo è il suo primo romanzo.
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