Recensione di Francesco Morra
Autore: Luciano Funetta
Editore: Chiarelettere
Genere: Narrativa
Pagine: 165
Anno di pubblicazione: 2018
SINOSSI. Lena Morse è impiegata in una ditta di pulizie. Giorno e notte percorre la grande città in cui il trasporto pubblico ha smesso di funzionare da anni, i defunti vengono seppelliti su internet, la segregazione sociale ha raggiunto conseguenze estreme. Cresciuta senza l’affetto di una famiglia, Lena diventa donna in un microcosmo di alienati, ultimi reduci del lavoro manuale, bambini fantasma, individui sadici e apparizioni che popolano le sue giornate al limite della sopravvivenza. Uno strano amore, l’inquietudine dell’esistenza, la speranza di un futuro spingono Lena a cercare risposte non più su chi è stata ma su chi diventerà, mentre il mistero di un richiamo bestiale, e da sempre innominato, sembra perseguitarla, forse per ucciderla, forse per rivelarle chi è.
RECENSIONE
L’ora del passaggio, l’ora del ritorno. Un’ora precisa in un giorno qualunque di un anno sconosciuto. La coda lugubre della sera spuntava dalla schiena del giorno, strisciava fino al buio, fino al silenzio, fino all’ultimo individuo esalato da un edificio e inspirato da una piccola casa. Mentre gli androni si illuminavano e il neon iniziava a bruciare, nuvole impenetrabili attraversavano il cielo sopra la città. Una figura entrò in un vicolo. Un’altra ne uscì, identica alla prima.
Luciano Funetta, si conferma tra i più originali scrittori italiani contemporanei, una scrittura ricercata che riesce a essere ammaliante e allo stesso tempo appagante.
Angoscia, solitudine, disperazione, abbandono sono le sensazione che trasmette la lettura di questo suo libro.
L’incipit colpisce e porta subito a capire che non sarà banale scorrere le pagine di questa storia.
In una città senza nome e in un tempo non definito, una donna fa i conti con il proprio io.
Tra alcol e droga cerca di perdersi e di rifugiarsi nell’oblio che possa permetterle di essere dimentica di sé.
Lena, orfana, vive in un mondo diverso dal nostro, dove i cimiteri non esistono e i camposanti sono luoghi virtuali in cui si accede via web.
Un’esistenza in una periferia sub-proletaria. Dove il domani non esiste: si bada all’ora e al subito. Una perenne lotta di resistenza per il sopravvivere.
Oltre a lei e ai suoi amici del bar, il Kraken, ci sono le sue colleghe che si ammazzano di lavoro, sconfitte e dignitosamente resistenti al ripetersi del vissuto quotidiano.
La resilienza non appartiene a nessuno. È un vagare. Solo un grido che sente la protagonista scuote e squarcia questa routine.
Vi sono sì dei ribelli, i dormienti, vagabondi che non vogliono vivere per lavorare e si auto emarginano dalla società costruita e raccontata da Funetta… Sono dei mezzi per rendere palese quanto essa sia una gabbia.
Vi è anche la brutalità dei bisogni più istintivi ridotti all’osso, allo stadio animale, senza confezionarli di sentimenti, mere esigenze naturali da sfogare.
Luciano Funetta non edulcora nulla, ci sbatte tutto in faccia.
Oblio cercato nella tecnologia potenziato dalle droghe come via di fuga da una realtà palustre.
Realtà e irrealtà si confondono. Niente che si può cambiare, nessuna ribellione.
Lo scrittore affida alla natura un ruolo catartico e purificante abbinandolo all’autodistruzione delle dipendenze.
Luciano Funetta continua a sorprendere ed essere originale; è difficile da inquadrare e, appunto per questo, leggere “Il grido” è esperienza da consigliare.
Un libro interessante che dà molti spunti, a cui la brevità conferisce maggior forza; è il secondo libro che leggo dell’autore, il primo fu “Dalle Rovine”, che mi colpì moltissimo; ammetto di preferire questo, dove noto una fantasia a briglia sciolta che devasta la banalità ed eleva all’onirico, come una fuga dal presente, dalla società del produrre che aliena dal creare.
Luciano mi hai scosso, e un libro deve farlo!
A cura di Francesco Morra
Luciano Funetta
Luciano Funetta è nato nel 1986 a Gioia del Colle. Dopo sette anni a Bologna, nel 2012 si è trasferito a Roma dove è entrato a far parte di TerraNullius e della direzione artistica del Flep! – Festival delle letterature popolari. Finora ha pubblicato: Noi stessi abbiamo dimenticato («Watt» 0); Certe informazioni («Costola» 1); Gli occhi della montagna su Cosa si scrive quando si scrive in Italia («Granta» Italia); Strappacuore («Prospektiva» 55); alcuni contributi per archiviobolano.it oltre a numerosi racconti e saggi su TerraNullius. Dalle rovine, il suo primo romanzo, è uscito nel novembre 2015 per Tunué. Ad aprile 2018 ha pubblicato Il grido.