Recensione di Fiorella Carta
Traduttore: C. Mapelli
Editore: Elliot
Genere: narrativa
Pagine: 317
Anno di pubblicazione: 2018
Credo che il talento per alcune cose sia anche una questione genetica e la lettura di questo romanzo, il primo di questa autrice, non fa che confermare questa mia supposizione.
La capacità che ha sempre avuto Charles Dickens è quella di rendere attraente perfino la quotidianità, il suo linguaggio scorrevole e empatico, infatti, riesce sempre a intrattenere il lettore in un modo unico. E questo tratto lo rivediamo in sua nipote Monica.
Il prigioniero felice è un romanzo eccellente e lei riesce ad accompagnarti nella vita dei protagonisti attraverso Oliver, costretto a letto a causa dell’amputazione della gamba; intorno a lui scorrono le vite di sorelle, nipoti, cognati e conoscenti.
Sebbene sempre indifferente nei confronti della vita altrui, la convalescenza risveglia il suo interesse verso il genere umano e tra confessioni e pettegolezzi riesce a tirar fuori da ciascuno di loro la vera natura, l’essenza e la coscienza di ciascuno, aiutandoli in qualche modo nella risoluzione dei loro problemi. Oliver influenzerà non poco le decisioni di tutti coloro che si appellano a lui. Tutti si confessano con Oliver, tranne Elizabeth, la sua nuova infermiera, efficiente ma distaccata e questo atteggiamento non fa che renderla ancora più attraente agli occhi del paziente, poiché insondabile.
Una storia con un bel ritmo, molto umorismo e freschezza. I personaggi sono ben delineati così tanto da averli chiari nella mente sia nei loro atteggiamenti che nel loro aspetto fisico.
Mi dispiace aver concluso questa avventura nelle campagne inglesi, ma penso che grazie a Oliver e alla sua movimentata famiglia, leggerò ancora con molto piacere questa autrice.
Monica Dickens
Nata a Londra nel 1915 nella celebre e facoltosa famiglia Dickens, pronipote del grande scrittore, delusa dal mondo in cui era cresciuta, decise di lasciare i privilegi della sua condizione per lavorare come domestica. Sulla base della sua esperienza diretta scrisse nel 1939 Su e giù per le scale, a cui seguì One Pair of Feet, dove raccontò il suo lavoro in ospedale, e l’autobiografia An Open Book. Trasferitasi negli Stati Uniti, visse tra Washington e il Massachusetts, sposò un ufficiale della Marina, continuò a scrivere e si dedicò a numerose cause umanitarie. Morì a Reading nel 1992.