ROSSELLA MILONE
Editore: Neri Pozza
Genere: Narrativa
Pagine: 304
Anno edizione: 2025

Sinossi. Esistiamo anche senza nessuno che ci guardi, che ci conosca? Isabel è inquieta, egoista, sfuggente. Isabel è tenera, creativa, disponibile. Isabel, magra e disinibita. Isabel, inesperta e schiva. Isabel che è sempre in fuga. Isabel che è casa. Isabel è tante donne quante sono le persone che la guardano. Il padre che non si rassegna a vederla crescere e la porta nella savana keniota per allontanarla da sé stessa. Cori, il primo amore, la prima volta, il primo tradimento di tanti. La vicina a cui Isabel regala racconti per permetterle di assaggiare i frammenti di una vita vera, nonostante il corpo rotto che le fa da prigione. La signora delle pulizie, costretta da una Isabel bambina a indossare i guanti per non contaminare la bella casa di famiglia con le lordure del rione disagiato da cui proviene. Isabel ha lasciato un’impronta diversa in ogni persona che ha incontrato, quasi che la sua stessa forma mutasse di continuo. E nell’amarla, odiarla, temerla, guardarla, tenerla a distanza, ognuno di loro mostra il proprio desiderio primordiale di esistere, di resistere. E, forse, di salvarsi. Con lo sguardo acuto e la prosa nitida che la contraddistinguono, Rossella Milone modella un “romanzo in racconti” che ci restituisce non solo l’immagine multiforme di una donna, ma coglie anche un’intera comunità: un gruppo che si crea, muta e cerca di difendersi dall’eterna tensione tra senso di sradicamento e brama di appartenenza.
Recensione
di
Barbara Aversa
Un viaggio di lavoro, un’occasione unica per l’intera famiglia. È estenuante per Mario occuparsi continuamente dell’inquietudine di sua figlia Isabel, affannarsi costantemente per la sua salvezza. Non si rassegna a vederla crescere e la porta nella savana keniota.
Mario ha sempre saputo che diventare padre avrebbe comportato sacrificare la leggerezza di un tempo. Ma non ha mai valutato quanto gli potesse pesare quella perdita.
La osserva come fa con gli animali che studia, immaginandola a un bivio, pensando di poter arrivare a conclusioni scientifiche sulle cose giuste.
Eppure il mistero di crescere ha i propri enigmi insondabili, che travalicano le aspettative.
“Era una bambina selvatica, che poteva assomigliare, col suo viso spigoloso e sfacciato, a una strega: e nonostante i privilegi in cui cresceva, le accortezze con cui i genitori la instradavano verso il futuro, aveva qualcosa di primitivo e feroce che apparteneva alla provincia che l’avrebbe aiutata sempre”.
Isabel lascia una traccia di sè in ogni persona che incontra, in un modo o nell’altro. C’è Cori, il suo primo tormentato amore, c’è la vicina di casa alla quale racconta, con voce esperta, come avvicinarsi alla vita. C’è Rosa, che mentre si prende cura della Isabel bambina, affronta la fede, il rifiuto, il conflitto con il femminile partendo dalla propria sorella.
E la sorella di Cori, che la detesta per il senso di libertà che sprigiona, come se avesse un superpotere, che le rinverdisse una atavica invidia.
Le otto storie si snodano intorno a Isabel e a loro volta raccontano vite autonome, che però sono state sfiorate da lei. È interessante come si possa essere persone completamente diverse in base a chi guarda. Isabel è tutti noi: un essere che si evolve, una moltitudine di se stessa, che assume una diversa forma in base a chi la osserva. Può essere magia o maledizione.
Il libro ammalia grazie alla composizione stilistica.
L’eleganza e la raffinata precisione sono nella descrizione dei luoghi vivi, dell’animo umano e delle sue spigolosità. Forse non è un libro immediato nel suo insieme, in alcuni momenti rallenta la tensione psicologica. Ma le storie intrecciate tra loro riescono a chiudere ogni cerchio narrativo, ed è un romanzo che si assapora lentamente e bene.
Isabel è raccontata da tutti e quindi da nessuno.
Ho amato i diversi POV e forse la cosa che ho amato di più è che Isabel non viene delineata mai davvero. Resta fluttuante, un’idea, ma nessuno la conosce in profondità. Non è forse ferocemente reale?
“Una volta una psicologa le aveva detto che l’unico modo per salvarsi è il perdono. È quella, diceva lei, l’unica strada per potersi svincolare dagli ostacoli e andare oltre, procedere. Aveva detto proprio così: divincolarsi, procedere. Due parole che sprovviste del contesto non significavano nulla, e il contesto, in quel caso, era la vita: qualcosa di troppo ampio e complesso per convincerla solo con due parole.”
Isabel sfugge a ogni etichettatura, non è addomesticabile.
Per divenire se stessa vive conflittualmente molti dei suoi rapporti ma forse è così che avviene: abbiamo sempre una ripercussione sull’altro e questo è reciproco, solo che lo viviamo intensamente quando ne siamo vittime. La realtà è che ognuno nei rapporti ha il suo grado di crudeltà, ma solo una lente di ingrandimento adatta riesce a cogliere le sfumature di ciascuno. Perché quando si tratta di relazioni ciò che emerge è la complessità dell’interazione, le paure, i desideri. Il primo desiderio.
Perché ciascuno ha il suo, ed è necessariamente un segreto.
Acquista su Amazon.it:
Rossella Milone
nata a Pompei, vive a Roma. Ha scritto i romanzi Poche parole, moltissime cose (Einaudi 2013, finalista Premio Fiesole Narrativa), Cattiva (Einaudi 2018, finalista Premio Volponi), e il saggio narrativo Nella pancia, sulla schiena, tra le mani (Laterza 2010). Specializzata nella forma breve e nella novellistica, ha scritto, tra gli altri, la novella Gli analfabeti (Industria&Letteratura, libro del mese di Fahrenheit e tra i migliori libri del 2023 per L’Indiscreto) e la raccolta di racconti Il silenzio del lottatore (minimum fax 2015). Collabora da anni con L’Espresso e con tuttolibri, inserto culturale de La Stampa. Coordina “Cattedrale”, l’Osservatorio sul racconto.