IL PRONOME DELL’INDEFINITO




A cura di Alessandro Chiometti

Autore di alcuni romanzi e di molti racconti brevi, cura con l’Associazione Civiltà Laica di cui è presidente la Direzione Artistica del Terni Horror Fest


 

“It” in inglese è un pronome usato per indicare cose o animali.

Dato però che nessuno lo userebbe parlando del proprio animale domestico quando è associato a qualcosa di vivente significa che quel qualcosa è quanto meno sconosciuto e mette una certa inquietudine.

Stephen King ha usato il pronome dell’indefinito per il titolo di uno dei suoi capolavori e It è uno di quei romanzi che da soli potrebbero valere un premio nobel.

In realtà il Re dell’horror, che da tempo ha travalicato il genere, di romanzi di questa levatura ne ha scritti anche altri ma se cominciamo a citare tutti i suoi capolavori non la finiamo più. Del resto si dice che il suo nome comincia a girare a Stoccolma.

Ma restiamo ad It, tomo di oltre milleduecento pagine (più dei tre volumi del Signore degli Anelli messi assieme per intenderci) che per lunghi anni è stato il libro più letto dai teenager di tutto il mondo occidentale. Perché si sa i ragazzi non leggono se non quando sono ben consigliati.

It è un mostro. E fin qui niente di particolare.
E’ un mostro cattivissimo che mangia i bambini. Abbastanza banale.

It è un mostro potentissimo, forse eterno, forse venuto dallo spazio, che da due secoli almeno è il “padrone” segreto della cittadina di Derry, fomentando le paure, l’odio, il razzismo, la cattiveria, dei cittadini.

Ma It non è solo questo, It è un clown folle quando vuole apparire come tale, altrimenti è la tua paura peggiora che si fa reale. Un quadro angosciante che prende vita, una maestra con i denti marci che tormenta gli studenti, un padre incestuoso che molesta la figlia, un bullo che incide il suo nome sulla tua pelle con un coltello affilato.

Ma It è anche l’adulto che si gira dall’altra parte mentre chiedi aiuto, i pompieri che non vengono a spegnere l’incendio della tua casa perché siete una famiglia di negri. E It è anche la tua balbuzie che ti fa vergognare in pubblico, la tua ciccia che non ti fa correre come gli altri bambini, è tua madre che ti umilia in pubblico.

It è la paura. Quella che conosce benissimo ogni bambino di dodici anni che viene mandato a prendere qualcosa in una cantina buia, fredda e piena di ragnatele.

Come si può vincere It?

Con la magia, perché come scrive il Re nella dedica del frontespizio ai suoi figli, il messaggio di questo libro è uno solo: “la magia esiste ragazzi!”.

E la magia c’è davvero in questo libro, non solo nelle azioni dei protagonisti. Non è la magia di Harry Potter ma una molto più ancestrale, quella che noi adulti ci ricordiamo ripensando all’infanzia e alla pubertà. Quella magia che ci ha permesso di uscir fuori da quell’età difficile che adesso ricordiamo bella, ma in realtà è che pochi problemi sembrano insormontabili come quelli che si hanno a dodici anni. E tutti a quell’età abbiamo affrontato dei mostri.

Ecco, quella magia il lettore la sente dentro di se nelle infinite righe che divora giorno dopo giorno rimanendo sbalordito alla fine di ogni capitolo e ricominciando quello successivo fino a che gli occhi ce la fanno a sostenere la fatica.

Poi nel libro arriva come un tir a centoventi all’ora (citazione di un’altra opera del Re) la magia sessuale (unica questione del libro che il pur bellissimo film di Muschietti del 2017 non ha il coraggio di affrontare). Magia sessuale fra preadolescenti. Ripensando a quelle pagine e ai tanti “scandali” che escon fuori come funghi sembra impossibile che un libro del genere, uscito nel 1986, non abbia suscitato nessuna protesta o richiesta di censura.

Abbiamo avuto la possibilità di chiedere la ragione di quest’assenza di proteste a Tullio Dobner, il traduttore italiano dell’opera. Ci ha risposto che il libro è scritto così bene e in maniera tale che nessuno ha osato dir niente perché inevitabilmente avrebbe fatto una pessima figura.

Ma It ha il vizio di ritornare. Esattamente come le nostre paure quando non sono superate.
Qualcuno l’ha definito un “romanzo di formazione al contrario” dove i protagonisti non devono crescere per superare le proprie paure ma tornare bambini per affrontarle in modo definitivo. Ma attenzione, perché “a quarant’anni le ossa sono più fragili” come sibila il mostruoso clown alle orecchie del protagonista tornato a Derry per chiudere i conti.

It va oltre il romanzo di genere. Va oltre il romanzo di formazione. Va oltre il romanzo.

It è l’odissea di molte generazioni recenti, è I ragazzi della via Pàl con l’aggiunta abbondante di misticismo, è Il signore delle mosche dove il signore delle mosche esiste davvero.

It va letto, analizzato pagina per pagina e metabolizzato.
Cominciate la lettura appena potete… altrimenti dovrete affrontarla da adulti.

Alessandro Chiometti