Il sangue degli abeti




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Corrado Peli

Editore: Fanucci

Genere: thriller

Pagine: 336

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Il maresciallo Morra si muove da re nel suo piccolo regno di Roccacupa, un paesino sugli Appennini tosco-emiliani. Conosce tutto di tutti, gestisce vizi o piccoli crimini, addirittura chiude un occhio per un giro di prostituzione “perché qualche marito che si sfoga, toglie tensione al matrimonio”. E ora che il Natale è vicino, non vuole nessuna sorta di rotture. Ma un ragazzo scomparso, figlio di una proprietaria di una clinica poco distante e sua vecchia conoscenza, e il ritrovamento di un cadavere rompono quella quiete costruita nel tempo. Sarà l’arrivo del tenente Sandra Pianigiani a sconvolgere la vita di Morra e di Roccacupa e a svelare segreti sepolti nell’abbondante neve scesa nella notte della vigilia… perché il Natale non porta solo doni e si tinge comunque di rosso. Il sangue degli abeti è un giallo in piena regola, un’investigazione che illumina zone d’ombra oscure e dimenticate ed evoca un passato che sembrava sepolto e torna a chiedere giustizia.

Recensione

Corrado Peli è stato una rivelazione per me quando, poco più di un anno or sono, lessi il suo primo romanzo edito da Fanucci “I bambini delle case lunghe”.

Vi dico subìto che con “Il sangue degli abeti”; Peli fa nuovamente centro. Il suo romanzo colpisce forte il lettore e lo lega a doppio filo ad una storia intima, di un paese e dei suoi abitanti, dei loro segreti, dei loro desideri intestini, delle loro piccole meschinità, ingredienti che insieme formano una miscela esplosiva, pronta a detonare alla minima scintilla.

Così come ne “I bambini delle case lunghe” così anche in quest’ultimo romanzo ci addentriamo nell’anima di un luogo sperduto, lontano dal chiasso della città e chiuso nei suoi segreti e lì saremo inghiottiti dalla storia. Roccacupa, un paese dove il sole si vede solo per poche ore, poiché il Cimone lo scherma troppo presto, riducendolo a un luogo ombroso e freddo, dove solo per pochi mesi all’anno arrivano i turisti, attratti dalle piste da sci in inverno e dal clima fresco in estate.

Sull’appennino modenese, immersi nel fitto del bosco, sperduti quasi, poiché per arrivare a Roccacupa dobbiamo affrontare una strada piena di curve e di tornanti, il maresciallo Morra ha costruito il suo piccolo regno. Essere isolati ha significato per lui poter governare il paese secondo il suo personale metro, a volte chiudendo gli occhi per non vedere, altre aprendoli bene per incassare favori personali. Come un monarca assoluto, Morra non teme niente e nessuno, convivendo con le sue nefandezze. Non si sente pulito, non più ormai, ma neanche ha mai pensato di abdicare dal suo meschino trono, consapevole, comunque, di aver creato una sorte di isola felice.

Roccacupa è anche il luogo in cui pazienti speciali dormono il loro sonno immutabile. Le persone in coma, cadaveri che respirano, imprigionati nel loro immoto letargo, sono al sicuro tra le mura della clinica del dottor Stanzani, genero del dottor Primo Segni, luminare nel trattamento e nella cura dei comatosi. Morti che respirano imprigionati al limitare del paese senza sole, un binomio inquietante, che attirerà a sé alcuni tragici eventi. Il Tenente Sandra Pianigiani, chiamata a risolvere il caso di due morti apparentemente legate, giungerà a Roccacupa a rompere un bieco incantesimo, a intrufolarsi nei segreti del piccolo borgo, a minare il terreno del suo despota, a scoperchiare pentole in cui bolle da anni una pozione maleodorante.

Morra e Pianigiani si scontreranno. Un animo corrotto contro una donna tutta di un pezzo. Un uomo a pezzi contro una donna che insegue la verità. Il caso contro il calcolo. Il marcio contro la legge.

Qui mi fermo. Inutile andare oltre. So bene che gli elementi che vi ho dato fino a qui sono bombe ad orologeria che fomenteranno la vostra curiosità fino a farla esplodere.

Ciò che più ho apprezzato di questo romanzo è la capacità di immergere il lettore dentro alla realtà della storia. La scrittura di Peli ha la capacità di trascinare il lettore nei luoghi descritti. I personaggi ottimamente caratterizzati, le ambientazioni realistiche, le descrizioni minuziose, evocative, accattivanti, fanno entrare il lettore nel cuore della storia.

Peli è moto bravo nel ricreare nei suoi personaggi le debolezze tipiche dell’essere umano, con una sottigliezza e una forza fuori del comune. Morra è decisamente il personaggio capolavoro del romanzo. Uomo specchiato dal di fuori ma meschino e debole dentro. Impossibile non apprezzarlo ugualmente, seppure nei suoi deprecabili difetti, perché indiscutibilmente votato a costruire un rapporto indissolubile con il paese e con i suoi abitanti. Un rapporto che si nutre di bugie, e un ascendente verso la comunità nato dal paziente e metodico uso alterno di bastone e carota. Ed è così che Morra raccoglie i suoi consensi, con la stessa facilità con cui raccoglierà veleno dopo la sua caduta.

La dicotomia bene-male è magistralmente interpretata da Morra e dalla Pianigiani, in uno scontro all’ultimo sangue. Ed è questa dicotomia che rende il romanzo un piccolo capolavoro. E’ proprio la caratterizzazione di questi due personaggi che renderà la lettura una magnifica esperienza. E intorno a loro, la giostra dei personaggi minori farà il resto.

Una intera comunità con i suoi umori e le sue stizze, le sue abitudini difficile da scardinare, con la sua deferenza verso le autorità, che oggi viene sbandierata per convenienza e domani rinnegata, per lo stesso motivo.

La trama ugualmente è molto ben strutturata. Complessa per renderci impossibile scoprire il colpevole, ma anche estremamente lineare, aliena da qualsiasi contraddizione e con un finale che non delude. Un intreccio interessante e articolato, in cui il passato verrà a riscuotere il suo balzello.

Una struttura che si avvale di balzi temporali per permettere al lettore di immergersi al meglio nella storia. E una capacità fuori dal comune di ricreare vizi e virtù dei piccoli centri, dove tutti si conoscono e dove si respira un’aria chiusa, stantia. Dove non manca mai un burattinaio che muove i fili secondo una discutibile moralità, un mentore che fa il bello e il buono, investito di quel particolare potere ruffiano che oggi è bene e domani è male. Un re piccolo e meschino che muove i sottoposti e li ammaestra a suo piacimento, apparentemente amato ma inviso di nascosto.

Corrado Peli è a mio avviso un grande narratore, oltre che ad un fine conoscitore dell’animo umano e delle pulsioni che determinano certe scelte e certi comportamenti. Le sue opere sono godibili, belle, totalizzanti.

Non posso che consigliarvene la lettura.

 

 

Corrado Peli


è nato a Castel San Pietro Terme (BO) nel 1974. Scrittore e giornalista, lavora in un’agenzia di comunicazione. Vive a Medicina, in provincia di Bologna. Autore già noto ai lettori con lo pseudonimo di Corrado Spelli per La stanza del dipinto maledetto (Newton Compton) e L’isola dei dannati (TeZLA Books); con I bambini delle Case Lunghe fa il suo esordio nel catalogo Nero Italiano. Il sangue degli abeti è il suo secondo romanzo in collana.

 

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