Il senso dell’ora felice




 IL SENSO DELL’ORA FELICE

di Luca Raimondi, Raimondo Raimondi

Ianieri Edizioni 2023

Noir, pag.192

Sinossi.In questo noir sardonico – che di fatto è quasi un pretesto per ritrarre l’ambiente pseudo artistico di una piccola comunità, tra invidie, frodi e antagonismi – agisce il commissario Saitta, indolente, distratto, demotivato: un uomo che, al contrario di ciò che gli imporrebbe il suo ruolo, temporeggia invece che indagare, tralascia piuttosto che seguire in concreto una pista per ottenere qualche risultato. E mentre avviene un delitto a Palermo, il vortice del traffico di dipinti si intensifica e lambisce i due fatti di sangue.

 Recensione di Sabrina De Bastiani

Lo studio era composto da due ampi vani: uno elegante, curato nell’arredamento, pieno di oggetti d’antiquariato, libri rari, quadri firmati da artisti di fama; l’altro, adiacente, sacrificato a laboratorio pittorico. sporco, imbrattato, puzzolente. Il primo svolgeva funzione di rappresentanza, era la maschera borghese e raffinata da indossare nelle rare occasioni in cui Jano accoglieva qualche ospite, mentre il laboratorio era la sua dimensione intima, la, grotta in cui poteva essere se stesso, liberando la propria

animalità e conducendola sulla tela. Nelle sue opere cercava di imprigionare certi demoni, perché,

si sa, ognuno ha un inferno dentro e a non trovargli uno sbocco in chiave positiva poi chissà che succede.

“Il senso dell’ora felice” di Raimondo e Luca Raimondi, padre e figlio, è un romanzo che sfugge ad ogni definizione che esuli dal concetto di viaggio, di percorso. 

E’ atipicamente noir, atipicamente ironico, atipicamente  vero, nella misura in cui  i protagonisti sono decisamente anch’essi atipici in relazione al ruolo che rivestono, ma proprio per questo ci avvolgono con una profonda cifra umana, quella nella quale, calando la maschera dell’apparenza come la si vuole  codificata dalla Società, ci si ritrova in noi stessi, mutabili, presi e preda di passioni e pensieri che irrompono senza bussare.

Ecco dunque un poeta, nell’animo, nell’indole e nell’aspirazione concreta a esserlo, vestire i panni di  un commissario capo che conduce le indagini per pigro senso della responsabilità, affidandone una buona dose all’istinto, agevolato dal fatto di operare a Siracusa, una città babba, dove cioè non succedeva nulla di veramente grave, rispetto alla città sperta, Catania.

Era vero: pochi i grandi crimini e la cosa non gli dispiaceva affatto.

Adesso però quest’omicidio, quello del pittore Elio Van Voot, siracusano di origini fiamminghe, noto alla comunità e membro autorevole e stimato dell’Associazione artistica locale dei “Compagni d’Arte”, questa interruzione della calma placida delle sue giornatre lavorative, questa incommensurabile rottura di palle, gli imponeva una nuova prospettiva.

E ci prova, ad adottare una nuova prospettiva, il commissario capo Saitta, dando il via agli interrogatori dei conoscenti della vittima, ma ben presto la sua indole ha il sopravvento, e la presa si allenta, la mente si distrae e si appoggia sui suoi versi, cercando una via di fuga.

E dunque, ecco ancora atipicità, in fuga in questo romanzo abbiamo sia colui che indaga che colui che ha commesso l’omicidio.

Ed ecco però che esonda la vita,  che, nel suo sfuggire a caselle prestabilite, come un domino scompaginerà tutte le tessere della vicenda per poi ricomporle

il mondo di Van Voot era un unico grande quadro astratto e ogni persona che lo ha conosciuto ha tracciato sulla tela un piccolo schizzo, una pennellata.

Come risalire all’insieme?

Unendo i diversi schizzi fino a ottenere un’opera d’arte.

È davvero per molti aspetti un’opera d’arte, oltre che un’opera sull’arte, questo romanzo, ricco di suggestioni visive, riflessioni sul mondo della pittura, citazioni, poesie, incontri e scanti, teso verso l’obiettivo di mettere a nudo, anime, gesti, tele, teso verso la scoperta di volti, moventi, ragioni che possono svelarsi solo guardando oltre, appunto, le maschere che indossano.

E non è un caso che Andrea G. Pinketts, teorizzatore e praticante  lui stesso di un concetto inclusivo di arte che esuli da una logica a compartimenti stagni, abbia così amato questo romanzo, da curarne la prefazione alla prima edizione, qui riproposta. laddove proprio nel suo “E dopo tanta notte strizzami le occhiaie” ha fatto dialogare le proprie righe  con le immagini della pittrice Alexia Solazzo, chiosando  C’è la scrittura. C’è la pittura. Ci sono talmente tante suggestioni ingorde che non bastandosi  da sole si autosuggestionano ulteriormente, moltiplicandosi. 

Parafrasando le parole di Paul Klee, che danno il titolo a questo romanzo e ne tracciano, come capirete e scoprirete leggendo, il nucleo fondante 

Il colore mi possiede. Non ho bisogno di tentare di afferrarlo. Mi possiede per sempre, lo sento. Questo è il senso dell’ora felice: io e il colore siamo tutt’uno. Sono pittore.

si può ben dire che Il senso della scrittura felice dei Raimondi, stia  nella raffinatezza, nell’irriverenza, nello scapigliare il genere, nella sfida per loro stessi in prima battuta e poi per porgerla ai lettori  a trovare nelle parole, nei nomi, nei riferimenti, ancora altro e altro ancora, un  viaggio, un percorso, si diceva all’inizio, che naturalmente sì, oltre a farci sbirciare dietro le maschere di protagonisti e personaggi corali, svelerà anche il volto dell’assassino. 

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Raimondo Raimondi, Luca Raimondi


Raimondo Raimondi, nato a Caltanissetta nel 1949, vive a Siracusa. Giornalista, scrittore e critico d’arte, ha pubblicato numerose opere. Tra le sue più recenti di narrativa: Un filo di lunaL’undicesimaLa cattiveria del silenzio e Satanassi e belle signore. È anche autore di alcune raccolte di poesie, tra le quali Rapsodia della rinascitaTempo sospeso e La vita camminava a piedi nudi. È il padre di Luca.

Luca Raimondi, docente di sostegno alle superiori, è nato nel 1977 ad Augusta e vive a Siracusa. Ha pubblicato, oltre a diversi saggi, i romanzi Se avessi previsto tutto questo, Tutto quell’amore disperso e Marenigma, e in collaborazione con Joe Schittino Cerniera lampo e Il grande chihuahua. Ha curato varie antologie di racconti, tra le quali I signori della notte (Morellini) e ha partecipato ad altre come autore. Con Giuseppe Maresca dirige la collana di letteratura horror e fantastica “Demoni meridiani” (Algra).