Il sentiero verso casa




Recensione di Christian Floris


Autore: Fabio Fiorini

Editore: Argento Vivo Edizioni

Collana: Fuoriclasse

Pagine: 330

Genere: narrativa

Pubblicazione: 2019

 

 

 

 

 

Sinossi. Maggio 1944. La primavera, i monti e la guerra fanno da palcoscenico alla tragedia che si abbatte su Pietro, un giovane partigiano innamorato. Qualcuno ha dato fuoco alla sua casa, ucciso la sua famiglia e distrutto tutti i suoi sogni. Il ragazzo cercherà vendetta, ma le ingiuste accuse nei suoi confronti lo trasformeranno da cacciatore in preda. Agosto 1997. Thomas ha 14 anni, poca voglia di studiare e una bella cotta per la sua amica. Durante un’escursione in montagna si imbatterà nei resti della baita bruciata nel ’44 e, quasi per caso, scoprirà di avere molte cose in comune con il partigiano che tra quelle rovine annerite ha perso tutto ciò che aveva. Curiosità e una buona dose di follia guideranno Thomas alla ricerca delle sue origini, lungo un sentiero ricco di pericoli e di personaggi pronti a tutto, pur di tenere la verità nascosta sotto una fitta coltre di silenzio.

 

Recensione

Maggio 1944. Sui monti della alpi lombarde, i partigiani della Resistenza combattono per la liberazione dell’Italia. Ma sul giovane Pietro Varin si abbatte una tragedia immane. Qualcuno ha appiccato il fuoco alla sua baita e ucciso la sua famiglia. Nonostante la sua sete di vendetta, sarà accusato ingiustamente e verrà braccato.

Thomas Bonanni è un giovane di 14 anni: nell’estate del 1997, durante una gita con alcuni amici, egli s’imbatte nelle rovine della baita bruciata. Quasi per caso, scoprirà di avere molte cose in comune col partigiano Varin. Dalla sua curiosità, condita con una buona dose di follia, il ragazzo comincia un’indagine alla ricerca delle sue origini, combattendo contro criminali senza scrupoli che intendono tenere nascosta una verità agghiacciante.

Sono due i piani temporali su cui si innesta la struttura narrativa di questo romanzo: quello della seconda guerra mondiale e quello di una realtà a noi contemporanea, se non fosse per la totale assenza di qualunque tipo di smartphone e di una correlativa connessione internet. Per cercare informazioni bisogna andare in biblioteca, chiedere in giro, alzare lo sguardo in vista dei sentieri pericolosi. Non chinarlo verso un display.

Questo sguardo ancora capace di un rapporto di amicizia autentico, di uno slancio d’interesse nei confronti delle proprie origini, guida Thomas nella sua ricerca della verità.

L’ambientazione tra i boschi delle alpi lombarde, la vita semplice della gente del paese di Brigo (immaginario, poi capiremo il perché) sono tratteggiate in modo sapiente, senza eccedere nelle descrizioni.

Si salta nel passato attraverso vari flashback con molta disinvoltura. E anche i dialoghi sono scritti con molta cura, anche se qualche battuta può risultare un po’ telefonata. In ogni caso la storia c’è e scorre bene, scorre in modo manzoniano perché pian piano si delineano i protagonisti, i personaggi minori, gli antagonisti e le corrispettive differenze di potenziale, mentre l’intreccio si sviluppa secondo scansioni molto precise. Forse, in alcuni momenti, si ha la necessità di fare una pausa e di puntualizzare fino a che punto si può permanere in uno stato di sospensione dell’incredulità. Ma poi si riparte con rinnovata convinzione, pagina dopo pagina.

Thomas è l’indiscusso leader dell’inchiesta e della scena. Attorno a lui ruotano il padre e la madre, gli amici Cop e Laila, la bibliotecaria e la nonna. Lungo l’arco temporale del racconto checopre cinquantatré anni, il procedere faticoso dell’inchiesta non ufficiale di Thomas contribuisce a creare anche una buona suspense.

Un romanzo dove è chiaro dove stanno i buoni e dove bisogna andare a stanare i cattivi, tessuto e cucito con meticolosità, la cui storia potrebbe esserci stata raccontata da un nostro nonno. Un romanzo dove è necessario scegliere da che parte stare, se dalla parte della verità o della menzogna. Fabio Fiorini è l’esperto mazziere che comanda il gioco e distribuisce le carte. Ma è anche il bravo illusionista che riesce a tenere nascosto il nome dell’assassino fino allo scorcio dell’ultimo capitolo.

Una lettura bella, non scontata, fatta di montagne, di aria fresca, di burroni ripidi, di impetuosi corsi d’acqua, di prati verdi e riposanti, di amicizie vere. Di valori e ideali, di verità senza compromessi, di rapporti limpidi come acqua di fonte. L’autore non ci risparmia nemmeno il dolore della morte e l’opacità del male. Ma in questo duello tra i due veri protagonisti – il bene e il male, appunto – lui ha le idee chiare su chi debba prevalere.

Il brano che io avrei voluto scrivere è:

Nel bene e nel male ho fatto il mio dovere, chi conoscerà la storia potrà decidere se classificarmi tra i buoni o tra i cattivi. Molte volte dipende da come avviene l’uscita di scena del personaggio”.

 

INTERVISTA 

Il tuo romanzo pone l’attenzione sull’importanza delle storie che ci vengono raccontate e tramandate. Quanto è importante per te la tradizione? 

Molto, perché in essa affondano le radici di quel che siamo oggi. Ho avuto la fortuna di conoscere e passare molto tempo con i miei nonni e ognuno, a suo modo, mi ha trasmesso qualcosa di cui ho fatto tesoro. Nati nei primi decenni del novecento, hanno vissuto quelle pagine di Storia che figli e nipoti hanno studiato sui libri di scuola. Nel mio romanzo c’è una parte di loro nei personaggi, nei luoghi e negli eventi che ne hanno scandito le esistenze, con l’intento di preservarle dal passare del tempo.

 

 

Nella storia si percepisce un grande amore per le vallate, i boschi e i fiumi. Che rapporto hai con la tua terra d’origine? 

Sono molto legato alla mia terra, la Valtellina. È un luogo ricco di Storia e di storie, basta guardarsi intorno per trovare ispirazione. Una baita disabitata, un sentiero che si perde nella pineta, un grosso albero su cui i bambini passano ore ad arrampicarsi. Adoro perdermi in descrizioni nel tentativo di trasportare il lettore nei boschi, sulle montagne e sui loro corsi d’acqua, perché li considero protagonisti quanto i personaggi che li abitano.

 

 

Hai un nuovo lavoro in programma? Qualcosa già nel cassetto?

In realtà ho in programma diversi lavori, a partire da una raccolta di racconti accomunati dalla loro ambientazione, per nulla difficile da indovinare: vallate, boschi e fiumi. Ho da poco terminato un noir, che ora devo revisionare. Poi, come se non bastasse, da qualche settimana una nuova storia ha iniziato a rubarmi parecchie ore di sonno. Insomma, il cassetto fatica a richiudersi.

 

 

 

Fabio Fiorini 


Mi chiamo Fabio Fiorini, sono nato in provincia di Sondrio nel 1981 e vivo in un piccolo paese della Valtellina, non lontano dal lago di Como. Ho frequentato un istituto tecnico industriale e da oltre quindici anni lavoro presso un’azienda metalmeccanica della bassa valle. Sono sposato dal 2010 e ho due figli, di 5 e 7 anni. Sono sempre stato un grande lettore, ma da qualche tempo ho deciso di provare a scrivere qualcosa di mio. Per questo durante la notte (l’unico momento davvero libero, quando anche i miei figli dormono), mi rimbocco le maniche e con la musica classica in sottofondo scrivo quel che mi passa per la testa. Senza filtri.

 

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