Recensione di Christian Floris
Autore: Aldo Boraschi
Editore: AltreVoci Edizioni
Pagine: 192
Anno di pubblicazione: 2020
Sinossi. Gelinda Rustichetti ha vissuto tutta la sua vita a Senzunnome, paese dalla geografia incerta e dalla storia compromessa da una frana che ha distrutto l’ufficio anagrafe, cancellandone il passato. Beata Nocentini è invece una giovane ragazza che porta addosso fin da piccola la fama di “scema del villaggio”. Due anime solitarie che non possono far altro che incontrarsi e incastrarsi alla perfezione. I racconti di Gelinda, riportati per tanti anni nei suoi quaderni e poi tramandati a Beata, diventano la memoria degli avvenimenti e dei personaggi che hanno segnato il borgo. Un continuo susseguirsi di uomini e donne, di storie reali, sincere, ricche, che Gelinda osserva dal suo Bar Gelateria. Il tempo che faceva è un’ode all’arte del raccontare, del guardare il mondo attorno a sé e riportarlo indelebilmente sulle pagine della Storia.
Recensione
Le vite di Gelinda e Beata si svolgono e s’intrecciano in un imprecisato paese del Nord Italia, con i giorni scanditi dalle grette maldicenze, dagli interessi di bottega, dalla poca lungimiranza dei suoi abitanti nella concezione del mondo.
Tocca alla buona e saggia Gelinda custodire nei suoi quaderni la memoria di un luogo che non sa più come si chiama e dove va, perché una frana gli ha sottratto il passato.
Tocca a Beata, giovane presa di mira dal greve mormorio del villaggio, raccogliere la sua eredità lasciata in consegna: un mestiere fatto di gelati creati con amore per vivere il presente, una tradizione da raccontare a coloro che verranno per il futuro.
L’autore rovista a fondo nella sua cassetta degli attrezzi ed elabora una storia con un livello di formalizzazione molto puntuale e ricercato, dove ritroviamo similitudini inedite e arditi accostamenti tra nomi e aggettivi.
Forse, in certi momenti, si riscontra quasi un autocompiacimento nell’utilizzo del registro linguistico prescelto. Ma, nel complesso, il racconto procede sui solidi binari di una narrazione ben congegnata. Sono distribuiti con sapienza i flashback nel passato, alternate con i tempi giusti le sequenze giocose e quelle più malinconiche, in un complesso equilibrio che sottende un grande lavoro di labor limae.
Risultano gradevoli e tratteggiati con realismo anche i personaggi minori, con Boraschi sulla cassetta del postiglione, a tenere salde le briglie della trama fino all’ultima pagina.
Un’opera puntigliosa, costruita con la cura dell’artigiano, che lascia un sentimento di speranza nel profondo del cuore e un fresco gusto di gelato sulle labbra.
Il brano che avrei voluto scrivere io è:
”Ti scrivo dal mio silenzio per raggiungere il tuo, ti scrivo per abolire la distanza, per passare dalla mia solitudine alla tua.”
Aldo Boraschi
Aldo Boraschi è nato nel 1964 ed è giornalista, scrittore e blogger. Ha lavorato per oltre vent’anni in redazioni giornalistiche di emittenti televisive, settimanali e quotidiani. Ha pubblicato per la casa editrice Rupe Mutevole: Donne Altrimenti Amate (2012), Al limite del buio (2012), L’enfasi eccessiva (2013), Dalidà (2014), Il Funambolo e altre vite (2016), La parte sbagliata del tappeto (2016), Storie da osteria (2017), Onorarono (2019). Ha curato Intrighi, leggende e misteri. La storia dei Fieschi (2015) e La congiura del Conte Gian Luigi Fieschi (2015). Ha pubblicato per la casa editrice I Libri di Emil La Voce del Geco (2018) e L’arte della solitudine (2019). Ha tradotto dall’inglese l’opera della scrittrice libanese Joumana Haddad Humanus, Il terzo sesso (2017). Del 2019 è La Donna Francese (Panesi Edizioni).
Acquista su Amazon.it: