Recensione di Sabrina De Bastiani
Autore: Agnes Ravatn
Traduzione: M. V. D’Avino
Editore: Marsilio
Collana: Farfalle
Genere: noir
Pagine: p. 205
Anno di pubblicazione: 2019
Sinossi. Allis Hagtorn, giovane promessa della tv travolta da uno scandalo, decide di lasciare il lavoro e il marito e di cercare rifugio nell’anonimato di un lavoro umile. In una sorta di esilio volontario, accetta il posto di domestica al servizio di Sigurd Bagge, un quarantenne misterioso che vive appartato sulla riva di un fiordo. Allis dovrà servirgli tre pasti al giorno, occuparsi della villetta e del giardino, e lasciarlo in pace. Protetta dalla natura norvegese, tra il bosco e il mare, messa a confronto con sfide per lei inedite, come cucinare un pollo arrosto, dissodare un terreno abbandonato o respingere un’invasione di roditori, Allis si convince che la vita le abbia offerto una seconda possibilità. Ben presto, però, il fascino oscuro di quell’imprevedibile padrone di casa comincia a dominare i suoi giorni. A mano a mano che i due si avvicinano, prende corpo una domanda cruciale: chi è Sigurd Bagge, e che cosa vuole da Allis? Il romanzo di Agnes Ravatn è attraversato da un’inquietudine strisciante. La costa deserta e isolata, uccelli hitchcockiani e colpe segrete fanno da sfondo a un thriller psicologico, una storia di paure e misfatti, reali e immaginari, segnata dalle ossessioni e dalla ricerca del controllo; una storia in cui il seducente paesaggio nordico – foreste, fiordi, parchi dalla vegetazione selvaggia – diventa esso stesso protagonista, e i due personaggi principali, ambigui, sfuggenti, indecifrabili, alimentano il senso di disagio, distillando terrore a ogni pagina.
Recensione
Eccomi qui, avevo cominciato una nuova vita come se nulla fosse.
Com’era stato semplice buttarmi alle spalle il passato e voltare pagina; c’era qualcosa di inquietante in questo, nella facilità con cui avevo distrutto un legame, dopo aver indotto altri a credere che fosse solido. Avevo fatto il doppio gioco, mentito fino a convincere anche me stessa.
Ci sono numerosissimi articoli, tendenze, scuole di pensiero, mode, se vogliamo, attestanti che i migliori chef sono quelli in grado di preparare un piatto completo e sopraffino utilizzando pochi e semplici ingedienti basici.
A questa condizione è pur vero che non si ha il problema di dover bilanciare gusti e sapori troppo diversi, ma si ha quello, non da poco, di riuscire in qualche modo a sorprendere, a spiazzare partendo da ciò di cui, semplicemente, tutti conosciamo il sapore.
Per estensione, in ambito letterario, decisamente non si può dire che Agnes Ravatn ne “Il tribunale degli uccelli”, non imbandisca una tavola stellata. Pochi, davvero pochi, gli elementi in gioco. Una donna che fugge da una vita compromessa e da troppi compromessi
Quanto può durare uno scandalo?, mi domandai. Non molto ai nostri giorni: la gente è troppo concentrate su se stessa e dimentica in fretta; uno scandalo non basta, occorre di più, serve continuamente vergogna fresca.
un luogo isolato, un datore di lavoro respingente ogni contatto umano. Le dinamiche quotidiane dei pasti, dei lavori di cura del giardino, di un graduale avvicinamento di confidenze e sentimento. Tutto. Qui.
Eppure.
Pochi, davvero pochi, thriller sono in grado di generare un tale stato di tensione, a tratti insostenibile ma al contempo impossibile letteralmente abbandonarne la lettura. Ogni riga racchiude bombe inesplose, ogni riga è il reticolo di un campo minato. La riflessione più piana può deflagrare in potenza, quella più ambigua risolversi in un sorriso.
“Tu pensi che sia pericoloso” disse Bagge in quel preciso momento.
“No!” esclamai di slancio, poi cambiai idea, mi costrinsi a guardarlo negli occhi: “Ti sembra di avermi dato qualche motivo per pensarlo?”
Allis e Bagge sono due scacchisti davanti alla scacchiera dei giorni e delle vite, dei loro passati. Sono Jane Eyre e Mr. Rochester, usciti dalle pagine di Charlotte Bronte per farsi eco, qui, di dinamiche nuove e del tutto spiazzanti.
(…) emanava colpa
Chi? Allis? Bagge? Entrambi?
Se esiste una colpa, ecco che ha ragion d’essere un tribunale. “Il tribunale degli uccelli” del titolo, appunto, descritto nel romanzo dettagliatamente, in maniera onirica, sottilmente lasciva, fortemente inquietante. A sancire, azzardo, che la misura della giustizia sia data dalla distanza con la quale si guardano le situazioni, e quale migliore distanza di un volo?
Volo però, che si fa a planare e si fa in picchiata, quando la resa dei conti arriva.
Agnes Ravatn
Agnes Ravatn (1983), scrittrice e editorialista, è una delle voci più interessanti della letteratura norvegese contemporanea, nota per il suo stile originale e ironico e per lo sguardo acuto sulle debolezze umane. Il tribunale degli uccelli, già molto apprezzato dai lettori e dalla critica e in corso di pubblicazione in dodici paesi, ha ottenuto, tra gli altri, il PEN Translates Award, è stato candidato all’International Dublin Literary Award e ha ispirato una trasposizione teatrale e una cinematografica.
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