In tempo di guerra




Recensione di Viviana Trifari


Autore: Concita De Gregorio

Editore: Einaudi

Collana: Einaudi Stile Libero

Genere: Scienze sociali

Pagine: 176

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Romanzo di formazione, cronaca famigliare e insieme manifesto politico, In tempo di guerra è anche un atto d’accusa contro le generazioni che ci hanno lasciato in eredità un universo saturo e ostile. «Ho trent’anni, sono il soldato di una guerra invisibile» Il racconto di Marco e dei suoi trent’anni tiene insieme la storia di una «generazione smarrita» e quella del Novecento: il secolo di cui tutti siamo figli. Mi ha cercata un giorno per farmi conoscere la sua battaglia, la stessa di tanti suoi coetanei. La sensazione di non trovare un posto in una famiglia in cui ognuno, quel posto, giusto o sbagliato che fosse, l’aveva trovato. Un bisnonno partigiano, un nonno comunista e uno professore. Una nonna «santa», l’altra medico. I genitori nelle milizie degli anni di piombo, poi riparati nella vita dei boschi, infine in una setta. L’elenco degli eserciti è completo, a contare tre generazioni dalla sua. E lui? «Io sono nato in un tempo di guerra mascherato da tempo di pace», mi ha detto: «Quando dico noi, non so chi siamo, noi. Siamo una moltitudine di solitudini. Non c’è niente che possiamo cambiare». E invece sí. Invece questa storia mostra che c’è sempre un luogo dove andare. Qualcosa che cambia. Anche quando fuori c’è nebbia e nessuno ti indica la strada. La vita corre e chiama, bisogna saperla ascoltare.

Recensione

Concita De Gregorio cura una rubrica de “La Repubblica”, da diverso tempo:Invece Concita” , dove lascia spazio alle storie che vogliono raccontarle, storie che non vengono trattate da nessuno e che invece trovano posto nel suo format.

E allora Marco le scrive, chiedendole una settimana, notti escluse“, questo è il tempo di cui necessita per mostrarle (o almeno tentarci), cosa senta un trentenne odierno.

Parla di frustrazione, rabbia, “voglia di fare, che non trova dove agire”, sempre alla ricerca spasmodica della propria battaglia da combattere, della propria partita da disputare o del sentiero da percorrere.

Marco è abilissimo con i numeri, forse pure troppo, sembrerebbe che voglia credere di poter “contare” in qualcosa, illudersi almeno di “tenere sotto controllo” il suo tempo. 

6 diari, 4 scatole di latta, quelle dei biscotti, alte e piene di lettere, questo è quanto Marco ha potuto “limare” del suo mondo, impacchettandolo e portandolo come un “dono” a Concita, che si trova “senza risposte” alle “non domande” di Marco e offre a sua volta sé stessa attraverso libri, canzoni, ritagli di giornale e sottolineature di libri, sue e altrui, “letti” con cuore e animo diverso,da persona a persona.

 Una settimana di “incontro e confronto”, di condivisione e possibilità, di riflessioni.

Emerge una storia fatta di tante storie, quella di Marco e della sua generazione, quella della sua famiglia e di un passato comune a tanti. 

Paure, limiti, confusione, i trentenni di oggi sono la prima generazione a vedere “l’inizio della fine”, a sentirsi a digiuno, perché prima di loro si è “divorato” tutto, a non trovare la strada, come se quelli venuti prima avessero loro cancellato persino la segnaletica.

Politici di vecchia generazione, nel passato troppo impegnati a costruirsi il proprio benessere personale, oggi si creano l’alibi dei “giovani d’oggi”.

Marco trova la forza nelle sue debolezze, resiliente inconsapevole a partire dalla sua prima ribellioneadolescenziale, da un ambiente familiare soffocante e costrittivo.

Sin da bambino la sua strada era già disegnata, il suo mosaico pieno di tasselli è solo da mettere in ordine senza cercare tessere altrove.

Ha tutto a portata di mano, come del resto ogni essere umano, come ogni suo coetaneo.

Concentrarsi senza alcuna rigidità, “percepire”,stare a tempo nella musica del tempo“.

Ascoltare e condividere, creare multiculturalità e sostenere la plurietnicità, solo così si può creare un futuro migliore, non bisogna cercare ogni giorno “l’eroe del momento”, ma essere ognuno eroe per il proprio circondario, non basta essere una goccia dell’oceano, bisogna “farsi oceano”.

Concita De Gregorio ci mostra “la guerra invisibile” che ogni trentenne combatte per trovare il proprio posto nel mondo, lo fa cercando chiavi di lettura alle emozioni di generazioni diverse a confronto.

Da questo “patchwork esistenziale”, fatto di canzoni, dati statistici, ricordi di bambino, poeti, eroi inconsapevoli e ribellioni grandi e piccole, emerge l’urgenza di creare un fronte di condivisione, erigere ponti al posto di muri, esportare gentilezza anziché fanatismi di ogni genere. 

Non avere paura della fragilità e fidarsi anche di ciò che si potrebbe diventare, ma che non si è ancora. Gettare una fune verso il futuro, che ci salvi dalle sabbie mobili di un passato troppo presente.

Un inno alla speranza che non va mai persa.

Buona lettura. 

A cura di Viviana Trifari

https://www.instagram.com/librialvolo


Concita De Gregorio 


Laureata all’Università di Pisa in Scienze Politiche, ha iniziato la professione nelle radio e tv locali toscanepassando poi a «il Tirreno» dove, per otto anni, ha lavorato nelle redazioni di Piombino, Livorno, Lucca e Pistoia. Nel 1990 è passata al quotidiano la Repubblica, dove si è occupata di cronaca e di politica interna. Dal 2008 al 2011 è stata direttore de «l’Unità».
Tra le sue pubblicazioni si ricordano Non lavate questo sangue (Laterza, 2001); Una madre lo sa. Tutte le ombre dell’amore perfetto (Mondadori, 2006); Malamore. Esercizi di resistenza al dolore (Mondadori, 2008); Così è la vita (Einaudi, 2011); Un giorno sull’isola (Einaudi, 2014); Mi sa che fuori è primavera (Feltrinelli, 2015); Cosa pensano le ragazze (Einaudi, 2016) e Nella notte (Feltrinelli, 2019).

 

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