Intervista a Vito Bruschini




A tu per tu con l’autore

A cura di Cristina Marra


 

 

Vito Bruschini è una garanzia. Pochi come lui sanno rendere una storia realmente accaduta un thriller mozzafiato in cui all’azione si unisce la ricerca storica e la fizione narrativa con uno stile che non può non tradire i trascorsi di documentarista dell’autore romano. Stavolta Bruschini ha fatto ancora di piu’ il detective storico, investigando su un crimine di cui si conosce poco o forse nulla: il secondo attentato a papa Giovanni Paolo II organizzato nel 1985 dal KGB. Un Papa scomodo che si espone apertamente negli anni della Guerra Fredda. Sarà un uomo a dover togliere di mezzo Wojtyla per conto della sezione “Affari bagnati” del KGB, il suo nome in codice è Miserere. La situazione geopolitica negli anni 80.

 

Come hai mescolato realtà e finzione?

Gli anni Ottanta sono stati un decennio “esplosivo”. Ricordo l’aggressività rampante del presidente americano Reagan, la grave crisi sociale dell’URSS, gli ultimi colpi di coda del terrorismo (la strage alla stazione di Bologna è del 1982), l’attentato a Papa Wojtyla per mano di un turco dei “Lupi Grigi” e infine la caduta del muro di Berlino e la speranza di una conciliazione tra i due blocchi, quello americano e quello sovietico, che ci auguravamo avrebbe dato vita a un millennio di pace nel mondo. Analizzando tutti questi avvenimenti ho scoperto però che una sezione dei servizi segreti sovietici, la sezione denominata dagli addetti “Affari bagnati”, stava facendo di tutto per far saltare gli accordi che avrebbero portato alla fine della guerra fredda. A sostenere questa mia scoperta venne un amico carabiniere che all’epoca faceva parte della Catturandi di Milano. Lui mi raccontò di un secondo attentato organizzato dal KGB contro papa Wojtyla nel 1985. La morte del papa aveva lo scopo di far fallire l’incontro tra Gorbaciov e Reagan. Ma, come sappiamo, l’attentato non avvenne e i due statisti poterono firmare l’accordo. Insomma c’era materiale sufficiente per un racconto di spionaggio altamente adrenalinico e così mi sono gettato nell’avventura.

 

 

 

Il racconto del secondo attentato a papa Giovanni Paolo II ti permette di evidenziare anche la forza e il coraggio di Wojtyla. E’ stato emozionante ricostruire una figura tanto importante?

Sullo sfondo della storia di Miserere, giganteggia la figura di papa Giovanni Paolo II. Questo pontefice è stato uno dei più grandi statisti “politici” del Novecento. Sappiamo tutti del suo carisma mediatico quasi magnetico. Dell’incisività dei suoi discorsi. Della strategia politica per portare il sistema sovietico al collasso. Il romanzo descrive tutto questo dall’interno. Fino al suo toccante discorso tenuto allo stadio di Casablanca il 19 agosto del 1985 di fronte a ottantamila giovani musulmani. Un discorso di comprensione e fratellanza, ancora oggi molto attuale.

 

Il Killer ha il nome in codice Miserere, che personaggio è?

Non dovrei dirlo io, ma Miserere, tra i miei personaggi, è quello che amo di più. Miserere non è un classico “cattivo”. Non è soltanto un lucido assassino, ma nella sua efferatezza dimostra di avere anche lui un animo dotato di una profonda sensibilità che però non esterna mai, se non al suo nipote prediletto, Lyosha, il suo alter ego. Miserere ha una mentalità analitica, capace di strategie raffinate, al limite del funambolismo. Ricorre a numerosi travestimenti pur di portare a termine la sua missione, ma… la realtà a volte si scontra con qualcosa di superiore e non vorrei aggiungere altro per lasciare ai lettori il piacere della sorpresa.

 

Hai scritto tanti romanzi dedicati a personaggi o celebri figure di criminali dal Padrino a Vallanzasca. Secondo te come e in che modo è cambiata la criminalità? E come scegli l’argomento o il protagonista dei tuoi romanzi?

Ti dicevo prima dell’amico carabiniere che mi ha dato lo spunto per il romanzo. In quegli anni Falcao (questo era il suo soprannome per non essere identificato) militava nella Catturandi, la mitica sezione che a Milano portò all’arresto di importanti capi mafia dell’epoca. Mi aveva raccontato che nel 1985 la sua squadra aveva scongiurato l’attentato contro il papa, seguendo una banda di turchi che trafficavano eroina dalla Turchia tra Torino e Milano. Anche questa volta l’attentato, come nel caso di Alì Agca quattro anni prima, era stato finanziato da un gruppo deviato dei servizi segreti del KGB. L’attentato doveva avvenire poche settimane prima dell’incontro tra Gorbaciov e Reagan dove i due statisti avrebbero firmato la fine della Guerra fredda. Se fosse riuscito la storia avrebbe avuto un altro corso. L’attentato fallì, perché come sappiamo Wojtyla morì nel suo letto. Nessuno venne a conoscenza di questo delitto perché così aveva voluto il pontefice. Il romanzo si è scritto da solo. Non dovevo fare altro che fondere i fatti realmente accaduti (la morte di Andropov, l’abbattimento del Boeing sudcoreano da parte dei Sukov sovietici con la morte di 269 civili, la mancata risposta missilistica sovietica all’errore dei computer di Mosca) con la storia di Miserere il misterioso killer incaricato di uccidere il papa.

 

Racconti la storia italiana e internazionale con gli occhi del documentarista. Com’è stato il tuo passaggio alla narrativa?Ti occupi ancora di documentari e sceneggiatura?

In effetti ho girato circa trecento documentari in video un po’ in giro per il mondo. Erano racconti di natura, ambiente, ma anche storici e sociali. Ricordo con particolare affetto la serie sulla “Storia d’Italia dall’Unità al terrorismo” realizzata insieme a Giorgio Bocca, il giornalista che insieme a Biagi e Montanelli, ha rappresentato la spina dorsale del moderno reportage. Ho scritto poi qualche sceneggiatura per il cinema. In definitiva la passione nel voler raccontare le realtà del mondo, in particolare quelle più nascoste e misteriose, è sempre stata molto presente nel mio lavoro. Passare a raccontare in forma di romanzo poi è avvenuto in modo molto naturale. In tutte le mie storie ho sempre cercato di mixare gli avvenimenti storici con la fantasia e le emozioni del romanzo.

 

Miserere diventerà un graphic novel, mi racconti qualcosa in più?

Miserere avrà una lunga vita perché sin da quando era soltanto un manoscritto è stato opzionato da un procuratore di Los Angeles per realizzare una serie televisiva in otto puntate. In questo momento sto lavorando con un giovane sceneggiatore italiano, Fabrizio Muscia, per realizzare la sceneggiatura e lo sviluppo delle diverse puntate. Ma contemporaneamente anche una giovanissima casa editrice di Cosenza, la Giallo China, ha acquistato I diritti del racconto per trasformarlo in una graphic novel. Il disegnatore è il bravissimo Vincenzo Giordano che ha già realizzato i model sheet dei personaggi, alcune bozze e le prime tavole del racconto. Questa che ho allegato è una sorta di manifesto con i personaggi principali. Sarà un libro di oltre cento pagine tutto a colori di grande formato e prevediamo di farlo uscire a ottobre di quest’anno in occasione del Lucca Comics.

 

Ci sarà un seguito? Miserere “tornerà”?

Visto il buon successo del romanzo e la prossima uscita della graphic novel, (la serie Tv vedrà la luce tra almeno due anni), in effetti il mio editore mi ha chiesto di pensare a una seconda avventura di Miserere. Personalmente per ogni romanzo mi piace cambiare genere, personaggi e ambienti, pur restando sempre nell’ambito del thriller. Quindi non ho in programma una nuova avventura con Miserere. Ma, come si dice, “mai dire mai”. Anche perché Miserere è in fuga per l’attentato al papa e si è nascosto in un luogo difficile soltanto da immaginare.

 

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