A tu per tu con l’autore
La lotta tra il Bene e il Male è la protagonista del suo libro “Imago Lux”. Come si pone l’Uomo verso questo conflitto: è un semplice spettatore o può influire sulle sue sorti?
La mia concezione di Dio è, direi, cabalistica. La Kabbalah ebraica infatti dà di Dio la spiegazione che personalmente mi convince di più. Faccio un esempio. Se sono un figlio viziato e ricco, con un padre potentissimo che riesce a piazzarmi dove voglio e farmi fare qualunque cosa desideri dopo un po’, dentro di me, anche se non lo do a vedere, proverò quella sensazione che i cabalisti chiamo il pane della vergogna. Ecco. Dio ci aveva dato tutto ciò che desideravamo e gratuitamente, senza sforzo. Ma noi, che siamo orgogliosi e quindi luciferini, a un certo punto abbiamo cominciato a stufarci, anzi lui stesso si era stufato della sua magnanimità, così ha inventato l’Avversario, messo lì per crearci degli ostacoli. Arrivare a conquistare una cosa superando l’ostacolo non ci fa provare quella sensazione del pane della vergogna. L’Avversario, che altri non è che Lucifero, ci serve per arrivare all’obiettivo tirando fuori le nostre capacità.
Il Dio del Bene che sottende la narrazione somiglia molto al dio di Epicuro che esiste ma non si cura dell’agire umano. Chi è Dio per Adriano Angelini Sut?
Rifacendomi alla precedente risposta, posso dire che Dio è lo spettatore sugli spalti che assiste a questo incontro. Noi vs l’Avversario. Come un presidente di calcio sugli spalti, non può intervenire. In questa dimensione dualistica (noi vs Lucifero, noi figli di Dio e quindi della luce vs il simbolo delle tenebre) è come se lui non possa o meglio non voglia avere alcuna influenza. A differenza dei presidenti di calcio, forse non intende fare nemmeno qualche aggiustamento dietro le quinte, a fine partita, magari corrompendo qualcuno, o con attività di diplomazia politica. Dio assiste, stop. I più tenaci e i migliori saranno degni della sua gloria, cioè quelli che non cedono all’Avversario e non si scoraggiano di fronte ai suoi ostacoli. Più che un Dio del bene a me sembra un nobile vezzoso. Ma questo è.
Il nome della protagonista che si trova al centro della vicenda è Eva. La scelta del nome è casuale o rimanda volutamente all’Eva biblica che scelse di prendere in mano il proprio destino?
Non è per nulla casuale. Ha ragione. E’ esattamente come dice lei. Le tre religioni monoteiste hanno da sempre relegato la donna nell’angolo in quanto diretta espressione dell’Avversario. Se da un lato la Chiesa Cattolica ha provato a fare passi avanti in questo senso, direi un passo avanti e due indietro (mentre i protestanti un po’ di più), delle altre due religioni monoteiste una in particolare è rimasta non solo indietro ma si rifiuta di avanzare (non la nomino per non incorrere nella mannaia del politicamente corretto). Eva allora è un simbolo forte perché, non solo prende il mano il suo destino (uscendo dal sentiero di Dio, come si dice nel libro citando il film Donnie Darko) ma affrontando a viso aperto e sconfiggendo l’Avversario. Nel libro a un certo punto si nomina la parola araba Jinn, che vuol dire demone, ma che dà la radice alla parola genio.
Prevede di continuare il libro con una nuova puntata sull’evoluzione della misteriosa setta?
Non lo so perché a me piace svariare fra i generi e non fossilizzarmi. Vedremo, dipenderà dalla fortuna o meno di questo qui. Un’idea ce l’avrei ma, ripeto, non essendo uno scrittore da saghe, devo valutare bene.
Potere e religione da sempre si intersecano. È possibile scinderli senza snaturarli?
E’ un dovere morale, civile ed etico scinderle. Sullo snaturarle non saprei. I cosiddetti testi sacri non sono sacri per niente, perché scritti da esseri umani. Dio ha molto più fondamento scientifico che religioso e la fisica quantistica lo sta dimostrando. La spiritualità, assolutamente necessaria nell’età della tecnica come la nostra, non può che essere indirizzata verso un percorso individuale. Il collettivismo nelle religioni, così come in economia, ha creato solo disastri. Non si tratta di essere atei o agnostici (personalmente sono tutt’e due), si tratta di far terminare un potere che non può dimostrare nulla di ciò che dice. Glielo ripeto, Dio è molto più presente nella legge d’attrazione, nella teoria delle stringhe, nel multiverso, nella realtà olografica, nei wormholes, nell’entanglement quantistico che in una cattedrale. Poi, per carità, guai a chi mi tocca le cattedrali, soprattutto quelle gotiche; vere meraviglie dell’arte e dell’ingegno umano e dell’esoterismo, figlie di quella ricerca di Dio che credo non terminerà mai. Le cattedrali servono per lo spirito, per gli occhi, e per il turismo (e ripeto, guai a chi le brucia!|) ma Dio va ricercato in una particella elementare. O forse Dio è la particella elementare.
Adriano Angelini Sut
Cristina Bruno
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