A tu per tu con l’autore
Ah l’amore l’amore … quante accezioni del sentimento …quale è l’intonazione, quella che daresti tu, nel leggere questo titolo, Antonio? Rimpianto per qualcosa che poteva essere e non è stato? Malinconia per un passato che non può tornare? Oppure da leggersi con inflessione accondiscendente? Birbante? Scanzonata? ..?
Non è tanto una riflessione sull’amore, ma mi piaceva osservarlo quando entra a gamba tesa nella vita dei personaggi. L’amore ha un milione di facce, un miliardo di voci, folle e stupido sarebbe parlarne in un libro. Insomma è il motore primo, non solo nella vita degli esseri umani, ma della letteratura tutta.
Da Pista nera ad oggi, sono cambiate molte cose per Rocco Schiavone. E’ ai limiti dell’improprio parlare di crescita per un personaggio fin da subito talmente forte, eppure di questo si tratta. In ogni nuovo romanzo si ravvisa un profondo mettersi a nudo del vicequestore, un progressivo svelarsi che sembra stupire in primis proprio lui stesso, e al contempo uno sguardo meno ripiegato sul proprio dolore e tanto più rivolto al circostante. Mi riferisco al tuo affrontare nelle pagine, attraverso lo sguardo e le azioni di Rocco, piaghe sociali e comunque fronti con cui quotidianamente si ha a che fare, cronaca, ambiente, disagi e agi. Può esistere qualcosa che abbia a che fare con il rialzarsi? Si fa riconoscibile l’istinto alla vita e non alla sola sopravvivenza, o resta pressochè sfumata la differenza?
Rocco non ha voglia di rialzarsi. Non credo ne abbia la forza. A lui le cose capitano, e non si sottrae agli eventi. I libri di Rocco io li considero capitoli di un solo libro, quello della sua vita. Il giallo, l’incidente di percorso, è solo una scusa per parlare di lui, della sua vita, delle persone che lo circondano, del paese in cui vive. Sono gli ultimi della terra, quelli che stanno in fondo alla classe, un po’ dimenticati quando non bistrattati a interessarmi. E a Rocco, col lavoro che fa, gli capita di incontrarne a decine. Lui stesso, col suo carico esistenziale, i suoi difetti, le sue contraddizioni è in fondo alla classe. E queste persone, questa umanità anzi, non è così convinta vi sia una differenza fra vita e sopravvivenza.
L’indagine che sviluppi in Ah l’amore l’amore si svolge in ambito ospedaliero, ispirata dalla cronaca recente, perfetta per congruità narrativa con le vicende precedenti, ogni episodio autoconclusivo ma comunque parte di un flusso vitalmente ininterrotto. Interpreti il concetto di seriale in maniera assolutamente centrata eppure personale. Dove gli elementi che ritornano assumono via via nuovi contorni e non si fanno cliché. Leggendoti si ha sempre l’impressione di tornare a casa, ma in una casa fresca di ristrutturazione, dove tutto è famigliare eppure nuovo. Come si raggiunge questo equilibrio e quanto divertimento va a braccetto col talento?
Io mi diverto. Di questo ne sono sicuro. Sul mio talento invece non ci scommetterei un centesimo. L’equilibrio di cui parli è stato difficile da individuare all’inizio della serie, quando al secondo libro non sapevo che pesci prendere. Ho provato, sperimentato, buttato, poi ho scelto una strada senza sapere dove mi avrebbe portato. Oggi so che sono qui, Ah l’amore l’amore, domani non ne ho la più pallida idea. E’ vero che è molto più semplice scrivere libri seriali, più semplice quando la narrazione è avviata. Non ricominci daccapo, conosci l’arena, i personaggi, insomma la flora e la fauna, non riparti da zero. C’è però la difficoltà di non ripetersi, di cercare di non annoiare, di dare sempre la sensazione dell’appartamento conosciuto ma appena rimbiancato.
Muovendo dall’intervento di asportazione di un rene cui è sottoposto Schiavone, la riflessione si fa più ampia ed esistenziale … “La vita ti porta via un pezzo alla volta. Come ci arrivo al traguardo? Quante parti mancheranno all’appello?”. Mi torna alla mente una nota poesia di Wislawa Szymborska, che recita in un verso “Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto”. Cosa ha perduto Rocco Schiavone ma soprattutto cosa ha raccolto?
Perduto tanto. Amore, quello unico e vero della sua vita, amici, città, case, il branco insomma. Ha raccolto brandelli di vita, esperienza di cui non fa tesoro, e spesso ricade negli stessi errori, basta che i tranelli si presentino in una veste nuova e lui ci crolla dentro.
Ah l’amore l’amore è il romanzo della serie con la più spiccata coralità, intesa come sviluppo delle vicende legate ai personaggi attorno e accanto a Schiavone. Il suo Che sente di dover proteggere. Di voler proteggere. Esserci per gli altri, la solitudine per se stesso. Sarà ancora questa la scelta, il destino, o qualcosa sta per cambiare?
Gli altri hanno la loro storia, e deve essere raccontata. Come vecchio capobranco ormai spelacchiato Rocco non può non partecipare alle loro vicissitudini, ma appunto il vero branco, quello cui sopra accennavo, non c’è più. L’ha perso. Questo è solo una pallida copia. Ci tiene, è certo, ma niente più di questo. Non si giocherebbe la buccia per nessuno di loro.
Qualcosa sta per cambiare? Non lo so, dovresti chiederlo a lui.
Antonio Manzini
Sabrina De Bastiani
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