A tu per tu con l’autore
A cura di Cristina Marra
Tornano les Italiens, i poliziotti di origine italiana che operano a Parigi. Una squadra compatta e unita che da sette romanzi incanta e affascina i lettori con l’ironia, l’azione, l’umorismo che solo un maestro del genere come Enrico Pandiani sa miscelare nelle dosi giuste aggiungendo un ingrediente in più che fa la differenza e rende unica la sua scrittura e questa settima indagine del commissario Pierre Mordenti e dei suoi italiens. Scelte, certezze, decisioni e anche assestamenti dopo grandi cambiamenti avvenuti in precedenza caratterizzano “Ragione da vendere” come mi rivela Pandiani.
“Più che grandi cambiamenti, quelli sono avvenuti nel quinto romanzo, Una pistola come la tua, questo è una storia di assestamento, dove le due famiglie, quella di Mordenti e quella di Servandoni, consolidano il loro rapporto. Anche l’amicizia tra Karima e Tristane diventa un vero e proprio legame che, temo, creerà non pochi problemi ai rispettivi compagni. Le scelte fatte in precedenza devono ancora essere realizzate pienamente, ma se ne continua a parlare e si va avanti. I problemi restano, ma Pierre e Tristane si rendono conto che possono superarli. Infine c’è l’abbandono del 36 quai des Orfèvres e la nuova vita al Bastione, dove avranno l’ufficio dal prossimo romanzo”.
Mordenti, personaggio affascinante, ironico e guascone in questo romanzo è meno disincantato e piu’ riflessivo?
Mordenti, anche se lentamente, sta invecchiando. Anche il tempo non passa così in fretta; se il lettore ci fa caso, da Una pistola come la tua a Ragione da vendere, sono passati pochi mesi. Però l’età e l’esperienza possono cambiare una persona. Prima Pierre era un uomo solo, tutto il rischio lo prendeva sulle proprie spalle. Ora deve fare attenzione, dev’essere più prudente, perché dall’inizio qualche anno è passato e soprattutto perché a casa c’è qualcuno che l’aspetta.
L’umorismo e l’ironia non mancano mai nei tuoi romanzi, quanto si rivelano fondamentali in un poliziesco?
Per me sono una cifra irrinunciabile. Immagino che pur leggendo un romanzo dove la violenza è dietro a ogni angolo, poter fare una bella risata ogni tanto per il lettore sia più divertente. Io stesso non amo molto i romanzi di genere troppo seri e cupi, mi piacciono i personaggi che sanno prendere in giro e sanno anche prendersi in giro. L’umorismo è una componente presente in ciascuno di noi, non possiamo farne a meno. Ridere fa bene. E l’ironia aiuta a sopportare meglio questo mondo.
Tanti personaggi femminili, da Tristane a Valia, versatili, determinati e coraggiosi. Ti piace raccontare le donne ?
Io adoro i personaggi femminili perché sono differenti, molto più sfaccettati e interessanti da raccontare. L’eroe maschile, che sia buono o cattivo, è sempre uguale, sia che lo si metta a cavallo alle crociate, sia che stia guidando un’auto della polizia. Alla fine il suo compito primario è quello di far vedere che ce l’ha più lungo. I personaggi femminili no, sono più introspettivi, umorali, complessi. Hanno a che fare con gli uomini e con altre donne e questo fa si che cambino in continuazione. Trovo molto divertente il cercare di immedesimarsi in una mente femminile. Magari non ci riesco sempre, ma mi ci sforzo.
Les italiens sono amici anche fuori dal lavoro, sono una famiglia. Come e quanto sono cambiati dopo sette romanzi? Continuano a condividere le difficoltà della vita?
Les italiens sono un organismo complesso, del quale credo di far parte anch’io. Il loro rapporto è quasi simbiotico, nel senso che separati non esisterebbero e non sarebbero così divertenti. Il fatto di essere una specie di famiglia è forse il lato più “italiano” della squadra, in senso anche un po’ mafioso. Nel milieu la cosa è risaputa, se qualcuno colpisce un membro della squadra, gli altri in qualche modo sistemeranno le cose. Non possono permettere che la ferita inferta a uno di loro rimanga impunita, quindi quando regolano i conti lo fanno in maniera pesante. Quasi Quasi sempre ci scappa il morto. E mantenere questo legame tra i personaggi è molto stimolante.
L’amore e i legami affettivi sono il fulcro di questa storia?
Direi di sì. La coppia Pierre-Tristane è ancora fresca, ci sono ancora parecchi punti da mettere a fuoco. E in questo romanzo lei finalmente prende l’iniziativa. Non è più una compagna a traino, ma è una donna che prende delle decisioni, pur sapendo che avranno delle conseguenze. E Mordenti, pur se a denti stretti, questo lo capisce. Anche se poi deve sempre fare i conti con il suocero, che incidentalmente è pure il suo capo e non gliene lascia passare una.
Parigi e i suoi quartieri ma anche i suoi umori, atmosfere, bistrot. Che rapporto hai con la città e come scegli l’ambientazione?
Il rapporto con Parigi è sempre bellissimo, anche se in questi ultimi anni la città è cambiata e sono successe tante cose. È diventata più violenta e spietata, con i suoi cittadini, ma questo non ne diminuisce il fascino, anzi. La scelta dei luoghi è sempre molto ponderata, perché devono essere reali e devono corrispondere allo scopo. Nei romanzi di Mordenti Parigi diventa una città ideale, globalizzata, pure, una città che raccoglie i problemi e le tematiche di tutte le grandi città europee.
La serialità e i personaggi. Quanto si rischia in termini di gradimento e quanta sicurezza danno le serie? Che rapporto hai con i tuoi protagonisti?
Il rischio è sempre uno solo: che il lettore, finito il nuovo romanzo, dica: “bello, ma quelli precedenti erano più belli”. È una spada di Damocle che ti pende sempre sulla testa. Ma è anche stimolante, perché ogni volta cerchi di fare qualcosa di diverso e di nuovo. D’altra parte, scrivere una serie significa raccontare personaggi che conosci bene, intimamente, oserei dire, con i quali sei invecchiato e hai percorso un buon tratto della tua vita. La soddisfazione maggiore viene dai lettori; quando mi parlano dei miei personaggi come se li avessero incontrati cinque minuti prima, mi lasciano stupefatto.
La sorpresa in questo romanzo riguarda anche la comparsa di un personaggio particolare e speciale, senza svelare nulla mi racconti invece cosa deve sorprenderti da lettore in un giallo o in un noir?
Si, compare un personaggio molto particolare, ma non diremo nulla. Ciò che mi aspetto da un romanzo di genere, come lettore, è innanzitutto una scrittura che mi sia congeniale, una scrittura che si porti dentro il genere e che lo sappia raccontare. Ne leggo diversi che non hanno, come dire, la nota giusta. Sono troppo freddi e distaccati, non ti coinvolgono. Il secondo punto è la tematica del romanzo, che deve interessarmi o incuriosirmi. Ci sono alcuni generi che non ho nessuna voglia di leggere e che quindi salto a piè pari. Ma se le prime pagine del romanzo mi catturano allora non lo mollo più.
Dopo Les italiens che ci aspetterà in libreria?
Sto lavorando a nuove, variopinte avventure. Anche per les italiens mi sono venute in mente alcune idee che mi piacciono molto e che non vedo l’ora di affrontare. Comunque scrivo, questo sia chiaro.
Enrico Pandiani
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