Intervista a Federica De Paolis




A tu per tu con l’autore


 

Innanzitutto devo farle i complimenti per il suo romanzo, che oltre ad essere bellissimo è anche il vincitore della seconda edizione del Premio letterario DeA Planeta, promosso da DeA Planeta Libri. Come è stato per lei ricevere questo importante riconoscimento?

E’ stata un’emozione fortissima, per altro in pieno lock down. Il nostro paese era imprigionato nelle case e il pensiero che il mio romanzo, non solo aveva vinto ma avrebbe presto circolato “nelle vite degli altri” mi ha fatto sentire libera… per assurdo che possa sembrare. E’ stata un’esperienza fantastica e da un punto di vista lavorativo, un traguardo immenso.

Le imperfette. È una tematica importante per le donne, spesso ci si sente anche senza motivo imperfette appunto. Ma nel suo libro le imperfezioni a mio parere più eclatanti sono quelle degli uomini. Cosa ne pensa?

Il senso assoluto del romanzo è che imperfette sono le persone, con le loro fragilità, i chiaroscuri, i non detti… Io trovo che tutti i personaggi del libro siano imperfetti senza distinzione di genere, la trama è stata costruita su questo: svelare la prigionia di esseri umani che non rinunciano ai loro desideri pur tenendoli nascosti. Penso che in questo periodo storico ambiamo a una perfezione, generiamo un’immagine di noi che ha a che vedere con un’apparenza edulcorata e non sincera. Perché? Tutti i caratteri di questo romanzo soffrono di questo. Il senso è che se non siamo a contatto con noi stessi, siamo in pericolo. La chiave di lettura è che bisogna aprire gli occhi su se stessi.

Anna è un personaggio meraviglioso, non ci si può che immedesimare in lei. Eppure c’è una componente passiva che si intravede nel personaggio, inizialmente. Perché non è intervenuta prima nella sua vita, ed ha lasciato che il tempo logorasse tutto senza provare ad agire?

Anna è un’emanazione: è la figlia di, la madre di, la moglie di… la sua identità è sfuocata. Sta viaggiando su un binario senza sapere dove sta andando e non si guarda intorno, come se avesse un pilota automatico. Non mette in discussione niente, viaggia avvolta in una nube di inconsapevolezza, fino a quando qualcosa si rompe e lei deve cambiare rotta, reimpossessarsi della sua vita.

Questo è un romanzo che a mio parere ha ancora moltissimo da dire. C’è la possibilità di un seguito?

No, non credo. Ma con il cuore in mano, ti confesso che non sei la prima a chiedermelo.

Oltre ad essere una scrittrice affermata è senza dubbio una grande lettrice. Quali generi predilige? Ha delle opere alle quali è particolarmente legata?

Mi piace la buona letteratura. Non esiste il genere per me. Quando c’è un grande libro non importa quale sia il taglio. E gli autori che amo sono una sfilza infinita. Posso dire solo una cosa: il libro che ha segnato la mia vita di lettore è Pastorale Americana di Philip Roth, un romanzo che ha la capacità di raccontare attraverso una famiglia, un’epoca, un paese, un mondo. Immenso.

Federica De Paolis

Barbara Aversa Pacifico

 

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