Intervista a Federica De Paolis




A tu per tu con l’autore

 

A tu per tu incontra oggi Federica De Paolis, per Thrillernord abbiamo recensito il suo ultimo romanzo Notturno Salentino.

 

Sia in Rewind che in Notturno salentino i personaggi sono costretti a fare i conti con il proprio passato. Quanto pensi incida il passato nelle nostre scelte quotidiane, pensi sia inevitabile esserne vittima?

Penso che siamo il frutto del nostro passato, che si ripercuota su tutto. In primis, penso all’infanzia: i primi anni sono la pagina zero su cui tutto ciò che vediamo, ascoltiamo, assorbiamo si imprime. La vita adulta è una rielaborazione di ciò che è accaduto. Però, non penso che siamo vittime del nostro passato – o meglio, credo la consapevolezza del nostro vissuto e la capacità di accoglierlo (nel bene e nel male) – ci dia la possibilità di conoscerci e di andare avanti.

 

Livia è una donna forte all’apparenza ma in fondo piena di incertezze e fragilità. Onestamente a tratti l’ho trovata un po’ antipatica per il suo modo di giudicare e per il suo egocentrismo; si è affannata per trovare il colpevole dell’omicidio trascurando la sua famiglia. Come è nato il personaggio di Livia?

Sono d’accordo, Livia è un personaggio ambivalente, ha un’attitudine coriacea ma è intimamente fragile, e non è in un momento facile: ha perso la madre, ha due bambini piccoli, un marito assente. “La sua indagine personale” la distoglie dal quotidiano, da cui cerca palesemente di fuggire. Eppure quest’indagine è funzionale alla difesa della famiglia. Non so, esattamente dove sia nato il personaggio, però mi somiglia e forse è la somma di una serie di donne, che ho incontrato in questi anni. Spesso, vengo colpita da  persone che osservo e che cerco di mettere su carta – farli diventare dei personaggi – ma questa trasformazione passa sempre attraverso di me, attinge al mio di vissuto.

 

In Notturno salentino le donne risaltano rispetto agli uomini, Klara, Cynthia, Violante e prima fra tutte Livia sono donne molto diverse ma che hanno una forte personalità. Come mai questa scelta tutta al femminile?

Notturno salentino è il mio quinto libro. Ho sempre usato delle voci maschili, degl’io narranti uomini: mi serviva per prendere distanza dal personaggio. Questa volta mi volevo misurare con i personaggi femminili. Sono tante donne, estrazioni diverse, età diverse. Volevo cercare di indagare nel mare magnum della femminilità, dare voce a una vecchia giornalista intellettuale un po’ bohemien, come a Klara, una polacca cattolica e intransigente. Ho cercato di lavorare sui contrasti, sulle antitesi, su voci diverse. Eppure, credo che tutte queste schegge, queste sfaccettature facciano parte di un unico specchio, del femminile contemporaneo nelle sue desinenze.

 

Notturno salentino è pieno di contrasti generazionali e sociali. Credi che ancora oggi nella mente delle persone ci siano queste divisioni nette tra ieri e oggi e tra persone con provenienze diverse (Paese e/o stato sociale)?
Assolutamente sì. C’è un divario enorme tra le vecchie generazioni e i giovani: credo che la tecnologia in primis sia uno spartiacque incolmabile. Come penso che esista un preconcetto e una forma di razzismo atavica, molto forte, soprattutto al Sud. Il personaggio di Cynthia, attinge a piene mani da una ragazza nigeriana che ha vissuto con me per quattro anni: non le levavano gli occhi di dosso, senz’altro per la sua avvenenza ma anche perché era nera. In Salento, la guardavano da dietro gli scuri delle finestre. Nel sud, esiste un preconcetto fortissimo, sui milanesi, i romani, gli africani – da dovunque tu provenga, è come se avessi una stigmate. Questo mi ha molto colpita, per questo ne ho scritto: ho cercato di fotografare un porzione del paese, dove esiste ancora questo tipo di mentalità.

Sei dialoghista cinematografica, insegnante di sceneggiatura e scrittrice di romanzi, quale professione ti appassiona di più?

Sono tre mestieri bellissimi: sono stata fortunata. Mi piace molto l’isolamento e il controllo che ho, sia sui dialoghi che sui romanzi, ma anche la dimensione dell’insegnamento mi piace molto, il rapporto di scambio con gli studenti è un nutrimento. Però, se dovessi buttare qualcosa dalla torre, salverei la letteratura. Scrivere un libro è un viaggio incredibile.

Conosci il genere thriller nordico? Apprezzi qualche autore in particolare?

Ho letto Anne Holt: (il presagio) e Jo Nesbo, (Sole di mezzanotte). Li ho letti nel periodo che scrivevo Notturno, ho cercato di attingere a piene mani dal noir. Mi sembra che questi autori abbiano un passo più cadenzato, e uno sguardo più cupo.

Federica De Paolis

Ilaria Bagnati

 

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