Intervista a Federica Zaninoni




A tu per tu con l’autore

A cura di Stefania Ceteroni


 

 

 

Cassie è un personaggio molto forte ma, al tempo stesso, di una fragilità che fa tenerezza: se dovesse cambiare qualche cosa di lei, cosa cambierebbe?

Buongiorno Stefania. Sì Cassie è un personaggio forte e fragile al contempo, una donna indipendente che però si trascina un passato complicato, ed è questa la causa della sua fragilità: l’impossibilità di rimediare a certe azioni compiute in precedenza e il senso di colpa che ne deriva. Il suo carattere è un equilibrio delicato che ho cercato di non sbilanciare mai né da una parte né dall’altra, per cui di lei non cambierei nulla. È bella così: un pò dolce e un pò spigolosa.

 

Ho molto apprezzato il fatto che la storia non abbia preso una direzione “romance” della quale, pure, ci sarebbero potuti stare gli elementi. E’ stata una scelta fatta in partenza oppure durante il lavoro di stesura è stata tentata di dare un taglio romantico ad alcune situazioni e allo stesso personaggio di Cassie?

In effetti il margine per una svolta romantica ci sarebbe stato e sono stata tentata più volte di  cedere; ho preferito tuttavia accennarla soltanto, lasciando che si intuisse un sentimento “in erba” senza che però rubasse la scena al lato suspense che doveva restare dominante. Il romanticismo di Cassie trapela a tratti dalle sue parole e dal flusso dei pensieri: a un certo punto sarà chiaro che succederà qualcosa di bello, ma non diventerà il punto focale della narrazione.

 

 

Il lettore si rende ben conto che lei conosce molto bene ciò di cui parla e, dalla sua biografia, scopre che ha una formazione che le ha dato gli strumenti giusti. Da dove le è arrivata la voglia o la necessità di traslare le sue conoscenze in un romanzo?

Grazie, molto gentile. Scrivo da tanto tempo, anche se questo è soltanto il secondo romanzo che pubblico; ho scritto un pò di tutto, ma mi sono resa conto di avere più dimestichezza con argomenti e situazioni che conosco bene. Cimentarmi in opere di sola fantasia richiederebbe uno sforzo mentale per me innaturale del quale non credo sarei capace.

 

Da autrice italiana ha dipinto i tratti di personaggi che si presentano al lettore come quelli di un classico ospedale americano. Gli stessi nomi ne sono la prova: in un ospedale italiano, con personaggi nostrani crede che la storia avrebbe fatto un effetto  diverso? Da dove arriva questa scelta?

La scelta deriva dal fatto che, a mio parere, l’ambientazione di un romanzo è parte sostanziale della storia per cui deve essere molto credibile. Solo se conosci un luogo perfettamente, puoi utilizzarlo come sfondo narrativo senza correre il rischio di fare “sfondoni”. Oppure, te lo inventi. Cosa che ho fatto per Lachesis. So che non è una scelta particolarmente apprezzata dagli editori, ma volevo ambientare il romanzo in un luogo che avesse caratteristiche specifiche, come piogge frequenti, tramonti molto caldi e una sfumatura malinconica per la maggior parte del tempo. Questo perché descrivo spesso lo stato d’animo dei personaggi parallelamente all’atmosfera, al clima e ai colori in cui sono immersi. Per quanto riguarda un’eventuale ambientazione italiana, l’effetto potrebbe essere lo stesso: dopo tutto, credo non sia tanto la provenienza dei personaggi a incuriosire il lettore, quanto il disturbo mentale descritto nel romanzo, che se da un lato spaventa, dall’altro intriga e sorprende.

 

Sta scrivendo qualche cosa di nuovo o ha intenzione di farlo in futuro?

Sì, sto scrivendo un altro thriller, che al momento è pensato per essere il sequel di Lachesis ma in futuro potrebbe diventare invece qualcosa di completamente staccato. 

Grazie!

 

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