Intervista a Francesca Bertuzzi




A tu per tu con l’autore


 

Nella tua carriera, cinema e scrittura sono un connubio perfetto..hai mai pensato a una trasposizione delle tue opere e se si, quale?

Sì, le due carriere si intrecciano e contaminano l’una con l’altra. La verità è che mi piacerebbe vedere tutti i miei romanzi gonfiare il grande schermo. Poter guardare Danny muoversi per le vie di San Buono o Giuditta prendere in braccio la piccola Emma… e se dipendesse da me, sarebbero già su “pellicola”, o meglio su hard disk. Alcuni produttori si sono interessati ai miei romanzi… se farli diventare o meno dei film, questa, è una decisione che spetta a loro. Io sono pronta a comperare i pop-corn.

 

Ne “La Belva” ritroviamo citazioni di alcune opere di Stephen King, quanto ha influito la letteratura horror nella tua crescita professionale?

La letteratura tutta ha influito sulla mia crescita come persona prima, e come scrittrice poi. Anche se sono una scrittrice di noir, e i miei romanzi strizzano spesso l’occhio a quelli che sono gli Dei dell’olimpo noir/horror/thriller/giallo, prendo ispirazione anche da autori profondamente lontani dal genere. Credo che la vera crescita me la diano i buoni romanzi, le storie raccontate bene, costruiti con una grande tecnica. Sono convinta che ogni buon libro mi faccia crescere come scrittrice. Poi certo, essendo una scrittrice di genere, la contaminazione horror nel noir è una sorta di aggiunta, come uno strumento che si unisce al crescendo,specialmente durante i momenti in cui la suspense diventa la spinta che conduce il lettore nella trama.

 

Nel romanzo “La Belva”, oltre al lato dark della storia, si apprezza con piacere il forte senso dell’amicizia che lega le quattro ragazze. Dopo gli ultimi avvenimenti di cronaca, pensi che sia ancora così radicato questo sentimento o ci stiamo perdendo nel mare della fredda tecnologia?

Siamo animali sociali, anche se il virtuale tende a falsare l’idea di comunità. In ogni caso siamo costretti, ora dalla scuola, ora dal lavoro, al contatto con gli altri… e se è dall’alba dei tempi dell’umanità che l’uomo tende a riunirsi, a cercarsi, scontrarsi e confrontarsi, sospetto che non saranno un paio di decenni on-line che cambieranno l’attitudine che ci spinge all’aggregazione. Così come non dovrebbero cambiare le motivazioni che ci fanno scegliere e che ci legano empaticamente gli uni agli altri… Almeno, posso incrociare le dita e sperare che sia così! Come troviamo ogni mezzo per farci del bene così lo troviamo per farci del male. Scegliere di essere buoni o cattivi, corretti o scorretti, persone che hanno o non hanno il senso dell’onore, come della dignità, piuttosto che della lealtà, be’ questa è una scelta che abbiamo sempre avuto, il modo in cui esercitiamo questa scelta è una forma, che non cambia la sostanza: siamo ciò che decidiamo di essere.

 

Francesca Bertuzzi

 

La realtà dei piccoli paesi fatta di personaggi particolari e superstizioni è interessante, la Signora del Tempo ad esempio è una figura affascinante… ti ha ispirata qualcuno in particolare?

Quella del paese è una dimensione che mi ha sempre appassionata. L’ho vissuta con l’occhio della bambina che andava lì in vacanza per un paio di mesi l’anno, e sentivo il brivido di poter scorrazzare libera senza il controllo degli adulti, cosa che a Roma era impensabile… come se il male per quelle vie non potesse predarti. Oggi so che non è così, ma ieri avvertivo il senso di comunità intatte, ed è proprio questo che mi ha spinta adambientare due dei miei tre romanzi nella dimensione del paese, l’illusione della sicurezza e la violenza dell’impatto con la realtà del pericolo. La Signora Tempo è un personaggio nato dal mio immaginario, ma altri, molti dei personaggi che animano i miei romanzi, prendono spunto da persone che ho conosciuto, che mi sono piaciute o mi hanno colpito per una particolarità e su quelle particolarità, poi, tratteggio personaggi immaginifici che alla fine hanno e non hanno a che vedere con gli originali.

 

Ti é capitato di avvicinarti al thriller nordico? Conosci qualche autore?

Certo, più d’uno e mi appassionano molto. Quando un libro è scritto bene non resisto al di là del genere o della nazione d’appartenenza. E gli autori nordici hanno dimostrato di avere parecchi assi nella manica da giocare al tavolo del thriller.

 

Qual è l’ultimo libro che hai letto?

Ho letto “Un Buon Presagio” di Gillian Flynn che, a mio parere, si conferma una delle penne più taglienti dell’ultimo decennio. Se non l’avete letta, leggetela, è un’autrice straordinaria.

 

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Intervista a cura di Fiorella Carta