Intervista a Francesco Abate




A tu per tu con l’autore

 

 

 

Che bel trio di indagatori quello che si forma in questo libro, avremo altri episodi con almeno uno di questi protagonisti?

Tutto dipende, come sempre, dai lettori. “I delitti della salina” ha pochi giorni di vita e per ora sta registrando unottima e quasi inaspettata accoglienza. La mia speranza, se questo calore non si spegne, è di dare a Clara Simon, Ugo Fassberger e Rodolfo Saporito un’intera saga. Non vi nascondo che in questi giorni stiamo lavorando alla stesura della scaletta del secondo episodio. In realtà di Clara ho ben in mente tutto l’arco della sua vita, sino alla sua morte che ho già collocato in un giorno e in un anno preciso, ormai anziana.

 

Da chi hai preso ispirazione per il personaggio di Clara?

Clara Simon è un mix di donne che ho conosciuto o di cui ho sentito narrare le gesta. Pioniere dell’emancipazione. Racconto sempre di Elvira, sorella di mia bisnonna Emma Aresu. Ogni qual volta che un reale o un alto funzionario del regno sbarcava a Cagliari, i carabinieri bussano alla sua porta e lei mansueta, ma a testa alta, si faceva scortare in galera. Sapete perché? Solo perché era anarchica la arrestavano preventivamente. Finita la visita la rimettevano in libertà. In Clara c’è lo spirito indomito di tutte le donne come Elvira. Clara è nata dopo tanti e serrati confronti con Rosella Postorino che, come editor, insieme a Francesco Colombo, ha contribuito in maniera importante a dare un’anima precisa a questa giovane che ancora non ha gli strumenti dell’investigatrice ma inizia il suo cammino animata da una grande determinazione e senso della giustizia.

 

Quanto c’è di vero in questo libro? Oltre a documentarsi nella maniera più classica per i fatti storici citati nelle pagine, cos’altro hai dovuto fare per immergerti ancora di più nell’atmosfera raccontata?

Il quadro storico è reale. Sono anni di grandi fermenti e di rivendicazioni. I lavoratori scendono nelle piazze per chiedere condizioni migliori di lavoro. A Buggerru, nel 1904, il regno li fronteggia con l’esercito e saranno quattro i minatori che verranno uccisi. A Cagliari accadrà lo stesso due anni dopo, due le vittime fra i manifestanti. Clara, Ugo e Rodolfo, siamo nel 1905, si muovono in questo contesto, un inizio di secolo pieno di speranze e rivendicazioni. Ma sono anche gli anni della Belle Époque e del suo buon vivere. La mia città vive in pieno tutto ciò. Così ,per ancorare bene la narrazione ho riempito il mio studio di foto d’epoca, qualche raro filmato, divere guide della città di quegli anni, riviste e giornali. Un tuffo fantastico in un passato che ho provato a riportare con fedeltà nel romanzo. La trama gialla, invece, è pura fantasia.

 

 

Cosa è rimasto oggi di quella Cagliari che racconti?

Le architetture, il tracciato urbano del centro storico e dei quattro quartieri che lo compongono: Castello, Stampace, Marina e Villanova. I caffè: su tutti lo Svizzero e Tramer. Prima della pandemia avevo intenzioni di portare i lettori nei luoghi della narrazione che sono restati immutati o molti simili ad allora. Ma ora è chiaro che questo tour è stato rimandato. Resta poi, indelebile, lo spirito di questa città e dei suoi abitanti cinici nella comicità e coraggiosi nell’indolenza.

 

Cosa legge Francesco Abate nel tempo libero?

Tanto e diverso. Non mi posso perdere un libro di Maurizio de Giovanni come un saggio sulle colonie penali in Sardegna. Viaggio fra il noir e la commedia per poi prediligere la commedia noir, penso a “La lista degli stronzi”  John Niven o al “Il mare è rotondo” di Elvis Malaj. Mi rileggo Kafka  e poi passo a Joe Lansdale. Divoro la saga settecentesca di Niklas Natt och Dag (che capolavoro!) o sulla scia de “La moglie del colonnello” di Rosa Likson recupero saggi storici sulle guerre lapponi. Sono un gran curioso, in definitiva. E poi, cosa che non va sottovalutata, sono un divoratore seriale e patologico di serie tv che molto incidono sul mio immaginario. E quasi sempre quelle che amo di più, guarda un po’, hanno le loro fondamenta su un eccellente libro. Penso al nuovo “Perry Mason” decisamente hard boiled  o a “The Alienist” tratto dai gialli storici assai cupi di Caleb Carr.

 

Prossimi libri in cantiere? Altre collaborazioni o progetti individuali?

Sono reduce da una fantastica esperienza con “Giallo sardo”, raccolta per Piemme che ho curato. Con l’editor Francesca Lang stiamo tramando per non disperdere quel capitale di fiducia che i lettori ci hanno dato, 5 edizioni in tre mesi. Ma soprattutto ho Clara Simon che batte alla mia porta e spero tanto di darle al più presto una nuova avventura e una nuova indagine.

Francesco Abate 

 

A cura di Francesca Marchesani

 

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