Intervista a Jacopo Montrasi




A tu per tu con l’autore


 

Jacopo Montrasi, autore di “Le memorie dell’ombra” Bertone editore ha accettato di rispondere a qualche domanda per Thrillernord. 

 

Jacopo, romanzo d’esordio, che scrittore sei? Scrivi di getto o lavori con una scaletta?

Principalmente scrivo di getto. O meglio, ogni tanto provo a stilare scalette, schemi, cronologie, dinamiche. Ma poi arriva l’ispirazione e, senza riguardo, distrugge i confini in cui avevo cercato di imbrigliarla. Quindi ho imparato a buttar giù un canovaccio a maglie larghe, tra le quali posso muovermi liberamente, seguendo comunque una linea guida.

 

So che sei partito da un tuo racconto lungo, quanto tempo ci hai messo a farlo diventare un libro?

Circa quattro mesi, settimana più, settimana meno. È stato un periodo intenso, spesso difficile. Lavoro, ho una moglie e una figlia piccola, quindi il tempo per scrivere è sempre poco. Me lo sono dovuto ricavare, rubando minuti a ogni ora, districandomi tra impegni e famiglia. Ci tengo a sottolineare che senza il pieno supporto di mia moglie Luciana non sarei riuscito a scrivere questo libro, e nemmeno potrei pensare di scriverne altri in futuro.

 

Hai avuto delle difficoltà nel passaggio da racconti a libro?

All’inizio, sì. Un racconto è una storia finita, una circonferenza chiusa. Quel racconto poi per me aveva un significato importante, e l’idea di variarlo e ampliarlo era quasi fastidiosa. D’altro canto, avevo la sensazione di non aver terminato, di non aver espresso tutto quel che avrei voluto. Quando ci ho rimesso mano, il timore più grande era quello di stiracchiarne i concetti, diluendoli in un libro. Invece è successo il contrario: nuove strade si sono aperte, nuove profondità emerse. Oggi credo che il racconto sia completo, evoluto.

 

Il tuo libro è un thriller psicologico ma ha una particolarità, raccontando la vicenda, quindi indagini, investigatori, sospetti e via dicendo, scrivi di un tema molto delicato: l’assistenza psicologica che si dà ai malati terminali per affrontare la propria morte, come ti è venuto in mente di scrivere di un tema così difficile?

Scrivere della morte è stata un’esigenza. Qualcosa di irrisolto che avevo bisogno di analizzare nel profondo. Credo che, spesso, nei romanzi e nei film la morte sia presente solo come conseguenza di un omicidio, di un incidente o di un suicidio, ma non sia mai la vera protagonista. A volte l’impressione è che si cerchi di esorcizzarla senza affrontarla veramente, come fosse un pensiero che si prova a relegare nei cimiteri costruiti negli angoli più isolati delle città. Tra le pagine de “Le Memorie dell’Ombra” provo a fornire una mia interpretazione del concetto di mortalità, vivendola e osservandola da diversi punti di vista, cercando di sviscerarne le varie implicazioni pratiche ed emotive atrraverso gli occhi dei miei personaggi.

 

Cosa legge Jacopo Montrasi?

Ho sempre adorato i classici, ma leggo sostanzialmente di tutto. Cerco di spaziare tra vari generi, ma ho una preferenza per la letteratura greca e latina, e i romanzi storici. Nella mia top-ten personale ci sono Omero, Tito Livio, Ovidio, Milton, Hugo, Palahniuk, Stephen King, Sven Hassel, Marion Zimmer Bradley e Luciano De Crescenzo. Ma adoro anche le avventure di Verne, gli incubi di Poe e le storie agrodolci di Dylan Dog, oltre a decine di autori moderni e contemporanei.

 

Stai già lavorando al tuo prossimo romanzo?

Diciamo che c’è un’idea che mi ronza in testa. Sto cominciando a lasciare post-it con appunti assurdi in giro per casa, e questo, di solito, oltre a rendere mia moglie felicissima, è segno premonitore di una prossima full-immersion nella scrittura.

Jacopo Montrasi

 

Ringrazio Jacopo Montrasi per aver risposto alle nostre domande.


Manuela Baldi

 

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