A tu per tu con l’autore
Dove e come nasce la storia del romanzo Paradise City?
Questa domanda prevede una risposta in tre parti:
L’idea per il mio romanzo Paradise City è nata in un weekend del 2006, come figlio illegittimo del crimine organizzato, dell’industria del mattone e del musicista Cazuza. A São Paulo do Brasil, la criminalità è costituita principalmente dal Primeiro Comando da Capital (PCC), che tiene le fila dei suoi affari sporchi anche dal carcere. Il PCC non ha niente a che fare con gang dilettanti e confusionarie di Rio de Janeiro, è simile piuttosto a una corporazione molto ben organizzata che, in generale, ottiene quello che vuole.
Accade che i detenuti, appartenenti al PCC, vogliano guardare i Campionati del Mondo del 2006 su un grande televisore a schermo piatto. Inoltre, pressano per una maggiore frequenza di visite coniugali. Queste richieste vengono respinte. In risposta, il PCC informa le autorità che ciò “provocherà tumulti nella città”.
E, infatti, per tre giorni São Paulo sperimenta cosa sia il caos targato PCC. I membri delle gang attaccano la polizia, dirottano gli autobus. Dal canto loro, gli agenti provvedono ad evacuare i loro covi, abbandonati comunque in fiamme mentre i delinquenti si danno alla fuga riversandosi nelle maggiori arterie stradali. Si vocifera di raid in edifici pubblici. Più di 150 persone vengono assassinate – poliziotti, delinquenti e innocui passanti restano freddati da pallottole vaganti. La città è sotto assedio. Le autorità devono cedere. Il PCC ottiene apparecchi televisivi migliori e le visite coniugali richieste.
Il figlio del Capo della polizia frequenta la scuola dove insegno. Gli agenti che sono stati feriti nelle sparatorie del weekend stanno ricevendo un risarcimento. “Qualche trauma e cose del genere”, ha raccontato il capo della polizia al suo direttore. Il fatto è che, sentendo questo, altri agenti hanno iniziato a sparare nelle proprie stazioni di polizia. I fori dei proiettili possono essere usati come prova che sono stati attaccati. Anche loro, dice il capo della polizia, rivendicano un risarcimento. La particolarità del crimine, la sfrontatezza delle richieste e delle reazioni, così come la condotta della polizia, tutto ciò mi è sembrato marcatamente brasiliano.
Paradise City apre con una favela e un proiettile vagante.
Può sembrare pericoloso fuori dai cancelli del mio condominio. Attraversando la favela Paraisópolis, noto dei volti tesi, cumuli di spazzatura e disordine, bambini mezzi nudi, e l’ammasso di abitazioni improvvisate.
Dal mio terrazzo, riesco a scorgere un palazzo imponente. Di notte, solo un paio di appartamenti sono illuminati. Il mio amico Mario ride quando gli dico che devono essere molto costosi. “Costosi?”, dice. “Ma se te li tirano dietro a metà prezzo! C’è una piscina su ogni terrazzo. Il fatto è che non hanno calcolato il fattore peso dell’acqua. Quando le piscine saranno tutte piene, i pilastri di supporto crolleranno.
Eppure, alcune persone pagano più di un milione di reais per avere uno di quei appartamenti.
Un’epigrafe di Paradise City è tratta da una canzone di Cazuza, che resta il poeta degli sconfitti. Le sue canzoni sono inni laici alla tolleranza e i loro echi si trovano anche nel mio romanzo:
Transformam o país inteiro num puteiro Pois assim se ganha mais dinheiro
Trasforma l’intero Paese in bordello perché così ci guadagni di più
Queste storie hanno suggerito un modo per raccontare una storia della città.
Quindi quello che racconti nel libro succede davvero nelle favelas sudamericane ?
Ho vissuto nel quartiere Morumbi, vicino a Paraisópolis, la Paradise City del titolo. Nella favela ci sono andato a notte fonda qualche volta a bere con amici che conoscevano gente del posto. Ero poi solito attraversare la baraccopoli a mo’ di scorciatoia per recarmi al lavoro, specialmente quando c’era molto traffico. Mi è stato detto più e più volte che il 99% dei favelados sono dei gran lavoratori, onesti seppure poveri. La favela sembra un posto dove lo sfruttamento è possibile ma allo stesso tempo dove vivono persone gentili e solidali. Le due scene di apertura del romanzo, spero catturino qualcosa di tutto ciò. Anche gli interrogativi che emergono quando un ragazzo ricco visita la favela si basano su autentiche conversazioni avute con alcuni “playboy” benestanti e un giovane che conoscevo è morto tragicamente in un incidente d’auto, così come accade nel romanzo. Spero però di aver mostrato anche altro di São Paulo, resto però convinto che le favelas siano parte della città, una parte purtroppo facilmente dimenticata da chi sta al potere, tanto che gli abitanti spesso vengono emarginati. Gli europei feticizzano le favelas in misura tale che da qui pare non si veda nulla di tutto ciò. Spero che quanto scrivo mostri che ci sono sia dei picchi di violenza sia comunità che vanno avanti all’insegna del duro lavoro e della condivisione dei valori. Nel romanzo mi soffermo sul tragico progetto Singapore e sulla corruzione dell’industria edile. Sono interessato al lato politico della città, all’idea che per le élites le favelas e i loro abitanti possano essere cancellati. Il mio secondo libro, Gringa, che è stato pubblicato nel Regno Unito lo scorso febbraio 2018, è ambientato nella zona di Cracolândia, alla vigilia dei Mondiali di Calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016, tenutisi in Brasile. Tema del mio terzo romanzo, Playboy, che sto scrivendo ora, sono invece i tumulti politici brasiliani degli ultimi anni, ovviamente con un’attenzione particolare rivolta a São Paulo.
Mario Leme è uno personaggio inconsueto. Coraggioso e ingenuo allo stesso tempo. A tuo parere è questo il segreto del suo successo?
Penso che sia una descrizione calzante! Inoltre, Leme è anche un tipo di buon cuore e simpatico. Il che è un buon mix.
Polizia cittadina e polizia militare: quanto è importante in Brasile questa distinzione?
La distinzione è importante. Sostanzialmente, la Polizia cittadina si occupa di indagare sui crimini, mentre la Polizia militare è in servizio a pieno ritmo quotidianamente, ed ha parecchi incarichi straordinari che includono, pur non limitandosi a questo, il controllo dei disordini cittadini, la vigilanza delle aree sportive, la garanzia della sicurezza durante le manifestazioni artistiche e culturali, e un qualcosa chiamato ROCAM (cioè: reparto di polizia militare in moto). Ciò vuol dire che la Polizia Militare è molto in contatto con la gente nelle strade.
Nel romanzo, hai inserito tanti vocaboli portoghesi, non temi che per un pubblico di lettori internazionali questo possa distogliere l’attenzione dalla storia?
Questa è una domanda che mi è stata rivolta anche in Gran Bretagna. La risposta breve è: no! Ma la ragione sta nel tentativo di creare una sorta di defamiliarizzazione, perché abbia come effetto un’immersione totale del lettore nella città di São Paulo.
Se tu dovessi scegliere una sola frase per racchiudere l’intero romanzo Paradise City quale sceglieresti e perché?
Sceglierei una frase della canzone che è citata in epigrafe, che poi è anche il suo titolo:
Transformam o país inteiro num puteiro Pois assim se ganha mais dinheiro
Trasforma l’intero Paese in bordello perché così ci guadagni di più
Mi sembra adatta, sia perché si trova nel libro, sia perché mi ha ispirato a scriverlo.
Joe Thomas
Antonia del Sambro
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