A tu per tu con l’autore
A cura di Marianna Di Felice
Da ex allievo a coautore, chi ha deciso di scrivere un libro insieme, com’è andata l’esperienza e soprattutto chi ha pensato di scrivere un thriller storico e perché? Da come si può notare leggendo il libro, la sintonia era forte visto che non si nota una penna diversa dall’altra, continuerete la collaborazione?
MARCELLO: L’idea è venuta insieme quando Bruno esternava a Marcello, durante una conferenza su Arte e Matematica, le difficoltà degli studenti a cogliere l’intensità della pittura. E si parlava proprio de La Flagellazione. Così si è cominciato a pensare che i contenuti necessari per ‘leggere’ il quadro sarebbero stati più accolti se inseriti in una narrazione. E approfittando dell’esperienza precedente di Bruno, Marcello gli ha proposto di fare un romanzo con l’obiettivo di divulgare fatti salienti del passaggio fra medioevo e rinascimento.
Giustamente non si nota diversità di penna, perché la penna è sempre una, quella di Bruno. Anche le parti pensate e scritte da Marcello venivano poi consegnate a Bruno perché le rendesse omogenee alle altre nello stile letterario. Il testo poi passava al setaccio di Marcello e da questo a Bruno in un continuo andirivieni fintanto si diceva ok da parte di entrambi. I conflitti sono stati risolti con il rispetto reciproco. Mai con la sopraffazione. Si, continueremo, ora ci stiamo spostando al secolo tredicesimo quello delle Repubbliche marinare e di Federico II. Al momento in cui l’Europa conosce la matematica islamica.
BRUNO: Mi piace molto il termine usato nella domanda: sintonia. L’ho avvertita durante tutto il lungo percorso che abbiamo fatto insieme. È stata una bellissima esperienza fatta prima di tutto di scoperte, di studio, di confronti e di scambi continui. Un arricchimento progressivo che abbiamo intenzione di continuare.
Isidoro il matematico e Brunelleschi l’architetto artista, avete messo come protagonisti due personaggi che possono figurare come proiezioni del vostro io, visto che Marcello Ciccarelli è un ex professore di matematica e Bruno Di Marco insegna storia dell’arte a Latina, o è un omaggio a due personaggi storici, Brunelleschi e un possibile Isidoro di Mileto (anche se ci sono secoli di differenza)?
MARCELLO: Senz’altro. Sono due nostre proiezioni come Nour è la proiezione della scienza che si sposta dall’oriente all’occidente. Ci sono più Isidoro nella storia. oltre a quello di Mileto, l’architetto, c’è quello di Siviglia, ilteologo considerato una sorta di Summa della scienza.
BRUNO: Credo che ogni autore proietti frammenti del proprio io dentro ogni personaggio, è l’unico modo per renderli vivi.
Cosa significa, per voi, scrivere? Quali emozioni vi dà e quanta fatica vi procura durante la fase delle ricerche? Quanto avete dovuto leggere?
MARCELLO: Lo scrivere è la continuazione del mestiere di docente. L’intento è sempre quello pedagogico. Spesso prende il sopravvento ma grazie all’editor è stato affievolito. La fase della ricerca è la più emozionante. I particolari storici sono curatissimi e frutto di tante, tantissime letture e approfondimenti
BRUNO: Tantissimo studio, tantissima ricerca, tantissimo impegno ma nessuna fatica. L’entusiasmo provato in questi cinque anni di elaborazione del romanzo mi ha sempre dato le energie necessarie. Anche la dura fase dell’editing l’ho vissuta come un momento di crescita.
Quali sono i vostri personaggi preferiti della storia che avete scritto e perché siete affezionati a quei personaggi?
MARCELLO: Io sono affezionato a Brunelleschi. Il personaggio che indica ad Alberti le caratteristiche di un nuovo soggetto: l’artista intellettuale.
BRUNO: Da lettore guardo sempre con molta attenzione i personaggi secondari. Nello sviluppo della trama li ho sempre immaginati come porte che proiettano in una storia parallela o completamente divergente. Altre infinite possibilità che si diramano dalla storia principale donandole spessore.
I Verafede come l’Ordine degli Assassini, la setta dei Nizariti composta da, come si tramanda, killer esaltati e addestrati colpevoli di molti delitti? Perché proprio loro all’interno della storia? Perché provenivano anche dalla Siria citata nel romanzo attraverso la capitale e città storica di Damasco?
MARCELLO: I Verafede rappresentano la conservazione del potere culturale della Chiesa sull’uomo che l’Umanesimo sta forgiando. Il contrasto con Nour è l’anticipo di quello che sarà con martin Lutero e Teomondo lo esplicita nella sua conferenza.
BRUNO: Il nome allude a tutte quelle visioni integraliste che escludono a priori qualsiasi possibilità di dialogo con l’altro. Sono uno strumento di potere, sono un potere, sono uno strumento. Sono multiformi. Sono inestinguibili.
Domanda di rito per Thrillernord. Avete mai letto un thriller nordico? Se si, avete un autore preferito?
MARCELLO: Personalmente no. Lo sviluppo del thriller è tutta opera di Bruno. Io mi sono limitato a verificare la coerenza e a frenare … l’accumulo degli intrighi.
BRUNO: Ho apprezzato la trilogia di Stieg Larsson. Ultimo autore scandinavo letto di recente èstato Henning Mankell.
Grazie
Marianna Di Felice
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