Intervista a Marco Malvaldi




A tu per tu con l’autore


 

 

Ciao Marco, benvenuto su ThrillerNord! Ho letto che le interviste ti annoiano J, allora vado subito al dunque. Quanto è stato fondamentale essere toscano, ossia avere nel DNA l’ironia che caratterizza ogni tuo romanzo, a partire dalla «serie» del BarLume?

Allora, credo che essere toscano aiuti, nel senso che il toscano è più portato a parlare. Siamo più spudorati, meno propensi a nascondere la nostra opinione o a confessare di non averne una… Semplicemente, spesso non siamo in grado di stare zitti. Questo è un pregio e un vantaggio, se si ha qualcosa da dire, ma diventa un difetto nell’altro caso, quando non si ha nulla di significativo da esprimere. Cioè, la maggioranza delle volte…

 

Parliamo del tuo ultimo libro, “Negli occhi di chi guarda”. Ho trovato originale la descrizione dei personaggi in apertura del romanzo, e utile per dare il via a un originale ‘gioco delle parti’. Ci sveli qualche retroscena particolare legato a questo romanzo?

Il dramatis personae è stata una richiesta esplicita di Antonio Sellerio, che era convinto che così il romanzo si leggesse meglio; essendo scritto in modo teatrale, sapere già dal principio che tipo di persona è ogni personaggio aumenta la curiosità del lettore e lo introduce in un mondo che parzialmente conosce già. Un po’ come essere invitati a cena con ospiti che non conosci, ma di cui hai già sentito parlare.

Altri particolari curiosi ce ne sono; forse, il più curioso è che all’interno del romanzo ci sono delle biografie apocrife che sono uno smaccato omaggio a Ettore Borzacchini, che considero il mio maestro di umorismo. Le biografie sono nelle mail che l’architetto GIorgetti spedisce al fratello, e che sono state l’ultima parte del romanzo ad essere scritta; all’inizio non erano previste, ma nella versione originale alcuni particolari del giallo erano poco comprensibili, e così ho pensato che una spiegazione ‘epistolare’ potesse funzionare senza appesantire troppo.

 

Quanto ha contato avere una preparazione scientifica nella scrittura dei tuoi romanzi? È questo background che ti porta a curare particolarmente le fonti o è solo il desiderio di non raccontare bugie al lettore?

Entrambe le cose, direi. Scripta manent, come dicevano gli antichi fenici (o erano i vichinghi?) e non c’è nulla che roda di più di vedersi svelato e evidenziato un errore madornale, magari commesso per troppa faciloneria o supponenza. Una delle prime cose che si imparano dalla pratica della ricerca scientifica è che si è sempre meno preparati di quanto non si creda…

 

Da lettrice, trovo che in tutti i tuoi libri tu riesca a costruire personaggi esilaranti. I vecchietti del BarLume, per esempio, sono incredibili, ma anche le coppie che animano “Argento vivo” e “Negli occhi di chi guarda” sono davvero straordinarie. Trai spunto da persone che conosci nella realtà? E se sì, come le rivisiti?

Ti ringrazio, ma di personaggi me ne sono inventati ben pochi… facendo un lavoro come il mio, incontri tantissime persone, e non di rado sono già interessanti per conto loro. Di solito, i miei personaggi sono combinazioni, cocktail di due persone che conosco davvero. Capita che tu, conoscendo una persona, pensi ‘sarebbe molto più interessante se avesse questa caratteristica’ e subito ti viene in mente un’altra persona che tale caratteristica la possiede davvero. A quel punto provi a fonderli, e a vedere se funziona. Se non funziona, be’, quel personaggio non vedrà mai la luce… uno dei privilegi di fare lo scrittore è che i tuoi errori vedono la luce raramente, perché hai tanto tempo per pensarci e tante persone, editor e redattori, che ti segnalano le cose prima.

 

Sei pubblicato da Sellerio, casa editrice molto nota per i suoi autori di gialli. Perché hai scelto proprio questo genere, visto che i tuoi romanzi vanno oltre? Qual è il tuo vero obiettivo quando scrivi un romanzo?

Io mi considero un umorista. Il mio scopo è quello di fare intrattenimento, far divertire chi legge; il giallo è un pretesto, una scusa per raccontare un ambiente e dei personaggi. Il giallo è un genere facile da scrivere, nel senso che ha una serie di paletti che delimitano e rendono chiaro il tuo percorso: devi uccidere qualcuno all’inizio, indagare in mezzo e svelare chi è stato alla fine ( a meno che tu non ti chiami Gadda, ma non è il mio caso). Poi, io sono un divoratore di gialli: li reputo il genere di intrattenimento per eccellenza, ma non solo.

 

C’è qualche autore che pensi abbia influenzato maggiormente la tua produzione letteraria?

I grandi umoristi inglesi, come Wodehouse e Jerome; i grandi umoristi italiani, come Stefano Benni e Giovanni Guareschi; e come si diceva prima Ettore Borzacchini e Federico Maria Sardelli, ingiustamente misconosciuti, ma che considero degli autentici genî. ‘Negli occhi di chi guarda’, però, è uno smaccato omaggio a un grande giallo italiano, forse il più bello che abbia mai letto: ‘Enigma in luogo di mare’, di Fruttero&Lucentini.

 

Puoi dirci se hai già qualche idea per il prossimo romanzo?

Sarà un romanzo del BarLume, spero migliore del precedente: ‘La battaglia navale’ non mi è riuscito come avrei voluto. Colpa mia, principalmente. Non mi sono preso abbastanza tempo per rileggerlo e limarlo, sia la storia che soprattutto la narrazione ne hanno risentito.

 

Concludo con la domanda di rito, per noi di ThrillerNord: hai letto autori di thriller nordici? Il tuo preferito?

Ne ho letti alcuni. Ho apprezzato parecchio i primi libri di Henning Mankell, e Wallander è un personaggio fantastico. Però i preferiti in assoluto restano Maj Sjowall e Per Wahloo.

Ti ringrazio per averci concesso un po’ del tuo tempo! A presto!

 Marco Malvaldi

A cura di Simona Vassetti

 

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