A tu per tu con l’autore
A tu per tu incontra oggi Marilù Oliva, scrittrice bolognese, autrice di saggi e romanzi. Thrillernord ha recensito il suo ultimo romanzo “Le spose sepolte”.
Lei è nata a Bologna e i suoi libri spesso sono ambientati nelle zone limitrofe; qual è il suo rapporto con la sua città, anche lei prova un mix di amore/odio come il suo noto collega Loriano Macchiavelli?
Sono affetta da un sentimento bipolare nei confronti della mia città, per cui delle volte mi sento accolta, altre respinta. Sono mancata da Bologna dieci anni, anni fondamentali per la mia formazione (liceo e parte dell’università), questa lontananza mi ha portato a una sorta di condizione cosmopolita: non mi sento bolognese, mi sento forse più figlia del mondo e il fatto di raccontare una città – che mi appartiene per nascita ma che non sento mia fino in fondo – è forse un modo per farmi abbracciare da lei.
Parliamo del suo ultimo lavoro “Le spose sepolte”; l’impressione è che, il romanzo thriller, sia più che altro un mezzo che lei hai usato per affrontare il tema che le stava più a cuore del femminicidio, può confermare/smentire questa impressione ?
Il thriller, almeno nei miei intenti, doveva essere, più che mezzo, piuttosto l’espressione della narrazione e tradursi in atmosfera. Che poi il femminicidio sia il leit-motiv di sottofondo è vero, soprattutto esteso a tutte le sue implicazioni: genesi, atto, conseguenze anche su chi resta. In primis, i figli.
Quello del femminicidio non è un tema nuovo per lei, è stata infatti curatrice nel 2013 della raccolta di racconti “Nessuna più, 40 scrittori contro il femminicidio” per Elliot Edizioni; quando ha deciso di avvicinarsi a questo argomento e perché?
Il femminicidio è un tema che certamente mi sta a cuore, tanto che vi ho dedicato due antologie, tra cui “Nessuna più” e “Il mestiere più antico del mondo?” (entrambe patrocinate da Telefono Rosa) e vado spesso a parlarne nelle scuole. Ma chi di noi ne resta davvero insensibile? Anche se in apparenza non ci tocca direttamente, è una questione che ci riguarda troppo per ignorarla.
Nel libro si parla di una sorta di ‘Città delle donne” dove la maggior parte delle cariche più importanti è ricoperta da donne, come le è venuta questa idea e, ammesso che già non sia stato fatto, pensa che sia realizzabile?
In un comune del parmense c’è una giunta simile alla mia: ciò è una conferma che la situazione sia ripetibile. In realtà Monterocca, il comune dell’appennino in cui è ambientato “Le spose sepolte”, è un paese come tanti altri: abitato da uomini, donne, famiglie. È abitato da persone che si odiano, che si amano, che si feriscono, che si riappacificano, che si tradiscono… La differenza è che la gestione femminile, forte della sua fantasia e complessità, porta avanti un governo all’insegna del rispetto, del welfare, della sostenibilità e anche del piacere (penso alla musica in filodiffusione per le strade…).
Notevoli sono i personaggi della storia, per lo più ovviamente donne, tra questi particolarmente affascinante e misterioso è quello dell’erborista note come ‘La Circassa’, com’è nato questo personaggio?
La Circassa rappresenta l’elemento magico-sciamanico che non può mancare nei miei romanzi. Essendo io una persona molto concreta, che non si lascia andare a derive mistiche, mi piace confrontarmi con le cose in cui non credo. La Circassa è l’anello di congiunzione sensitivo tra la natura e l’uomo, tra la realtà e la sfera del possibile. La sua simpatia e la sua energia le ho rubate a mia sorella.
Anche l’ispettrice Micol Medici, protagonista del libro è un personaggio di notevole spessore, una donna che sgomita quotidianamente per farsi rispettare in un ambiente lavorativo dove il rapporto con gli uomini, siano essi superiori o colleghi, non è affatto semplice; come vede da questo punto di vista la situazione delle donne ai nostri giorni?
Micol è una giovane donna che crede molto nel suo lavoro e che, come molte di noi, nei più svariati settori, deve darsi da fare almeno cinque volte tanto per ottenere gli stessi riconoscimenti che i colleghi maschi conseguono senza troppa fatica. Purtroppo delle volte questa discrasia di trattamento è così sottile che, se la si denuncia, si rischia per passare per delle lagnose e Micol lo sa bene. Per questo tace e va avanti caparbia, almeno finché le è possibile.
L’idea del ‘killer di killer’, ossia di un vendicatore che assassina uomini che hanno a loro volta assassinato le proprie consorti, è decisamente intrigante, come ha avuto origine?
Credo dal senso di ribellione che sorge in tutti noi a seguito di alcuni epiloghi processuali e di alcune situazioni in cui la giustizia sembra un miraggio irraggiungibile o un anelito sempre disilluso. L’ultimo è un caso recentissimo, che non riguarda un femminicidio, ma è un esempio che chiarisce bene la rabbia che in molti provano: la sentenza discutibile del caso Vannini, per cui l’intera Italia si sta indignando. Ciò non significa che dobbiamo farci giustizia da soli, non funzionerebbe. La soluzione è un’altra, all’insegna della legalità e di una giustizia realmente applicata.
Le vicende narrate nel libro si svolgono in un paese ricco di misteri e segreti che mi ha un po’ ricordato la mitica cittadina di Twin Peaks; dove prende spunto per le ambientazioni dei suoi romanzi?
Dalla vita che mi scorre attorno, dai film che vedo, dai luoghi che visito, dai panorami che ricordo, dai miei sogni ma anche… dai miei incubi!
La nostra Associazione è nata con un interesse particolare per il Thriller nordico, come vede questo ‘movimento’? C’è un autore o un’autrice in particolare che ha letto ed apprezzato?
Trovo questo movimento molto interessante, il lato che apprezzo di più è la corposità con cui alcuni autori nordici riescono a rappresentare la vita (e, con essa, anche il male). I miei preferiti sono Camila Lackberg, Jo Nesbø, Anne Holt e Jussi Adler Olsen. Oltre a Larsson, che trovo fantastico.
Marilù Oliva
Massimo Ghigi
Acquista su Amazon.it: